31 agosto 2011

Ecco come l'Autralia ha ricuperato il suo rating AAA



Forse i nostri politici dovrebbero prendere esempio ed imparare da questo grande paese.

L'Ordine dei Giornalisti



"È stato approvato in Commissione alla Camera la nuova legge sull'Ordine del giornalisti. Non esiste nessun Ordine dei giornalisti in nessun paese europeo. Esiste in Italia come residuo della volontà di Mussolini di mettere sono controllo (e sotto bavaglio) la stampa. In un paese libero è giornalista chi scrive sui giornali. Se è un analfabeta e se non lo caccia il direttore (che ha le mani legate dal contratto) lo linciano i lettori assieme al suo giornale. E l'obbligo della laurea triennale? Prezzolini o Papini non avrebbero potuto scrivere. E poi la riduzione da 150 a 90 i componenti del Consiglio nazionale. Non ne basterebbero una dozzina?"
Diritto & Rovescio

Una manovra severa ma giusta


30 agosto 2011

I Cinesi comprano i vigneti francesi



La Cina e’ il piu’ grosso importatore di vini Bordeaux. E per soddisfare questa crescente domanda interna, i cinesi sono ansiosi di acquistare le fonti di produzione di vino come lo sono per il petrolio e le raffinerie.

Shen Dongjun è l'amministratore delegato di Tesiro, una catena di 400 negozi di gioielli in Cina con un fatturato annuale di 150 milioni di yuan (circa 17 milioni di Euro).
Nel mese di aprile, Shen è diventato l'orgoglioso proprietario di Laulan Ducos, un vigneto di 22 ettari nella regione di Bordeaux nel sud-ovest della Francia, con una produzione annua di 150,000 bottiglie di vino.
"I miei amici e la mia famiglia sono stati sorpresi dalla mia scelta", ha detto. "Ma, a causa della rapida crescita e l'aumento dei profitti nel settore del vino rosso in Cina, hanno finalmente capito la mia decisione".
Tesiro è la sesta azienda cinese che acquista un vigneto francese. La prima è stata Qingdao Hailong Studio International Trading, una società privata che nel 2008 ha comprato un vigneto di 60 ettari con 500 anni di storia. Nel marzo di quest'anno, il Gruppo COFCO, gigante dell'alimentazione ha comprato il Chateau de Viaud, il primo acquisto da parte di una società statale.
A provocare questi acquisti e' l'impressionante aumento di consumo di vino, soprattutto rosso, in Cina. Dal 2006, il consumo è praticamente doppiato, un incremento percentuale annuo a doppia cifra . Nel 2010, Hong Kong e Cina hanno consumato 33,5 milioni di bottiglie di Bordeaux per un valore di € 333.000.000, che rappresenta un aumento del 98% e 126% rispettivamente, a quanto consumato nel 2009. Quest'anno, si prevede che la Cina consumera' 828 milioni di litri di vino.

L'articolo completo

29 agosto 2011

Progressivita'

Un noto economista, il prof. Antonio Martino, ex ministro ed aderente al PDL ha recentemente dichiarato in maniera forte di non essere affatto d’accordo con la politica economica del governo e soprattutto con la cosiddetta manovra, tanto controversa che non si capisce ancora in cosa consista. Egli da sempre professa idee liberali, contrarie all’esagerata ed invadente presenza dello stato nella vita dei cittadini e quindi auspica una profonda revisione dei compiti pubblici e come conseguenza una importante riduzione del prelievo fiscale che lasci più risorse nelle mani dei cittadini. Ritiene che un prelievo fiscale che superi un terzo del PIL porta come conseguenza un rallentamento sempre più accentuato dello sviluppo. Come obbiettivo finale egli propone un sistema fiscale basato su una unica aliquota sui redditi, la “flat tax”.
I suoi critici obiettano che una simile ipotesi sarebbe contraria al dettato costituzionale e quindi da scartare senza esitazioni perché del tutto inammissibile. Cerchiamo di capire come stanno in realtà le cose.
L’articolo 53 della Costituzione recita: “Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. Il sistema tributario è informato a criteri di progressività”.
Se volessimo concederci una battutaccia diremmo che è molto male informato. Vediamo perché.
Nel 2010 il prelievo fiscale in Italia è stato pari al 44% circa del PIL. Dato però che nel calcolo del PIL, come abbiamo più volte spiegato, è compresa una quota di circa il 20% di presunto sommerso, se ne ricava che il prelievo su chi le tasse le paga supera il 50%. D’altra parte è pure noto che le spese del settore pubblico superano esse pure il 50% del PIL.
Le imposte dirette hanno rappresentato il 14,6% del PIL, ciò che starebbe ad indicare che le imposte indirette rappresentano circa il 30% del PIL, ossia i due terzi del prelievo statale. Dobbiamo però non dimenticare che le imposte dirette sono composte dai prelievi che gravano sui redditi delle persone fisiche o giuridiche. Fra le imposte dirette solo quelle sui redditi delle persone fisiche hanno carattere progressivo, ossia le loro aliquote crescono col crescere del livello dei redditi; tutte le altre imposte dirette (imposte sui redditi d’impresa, imposte sui proventi finanziari, IRAP, eccetera) sono proporzionali, ossia non progressive. Peraltro è superfluo notare che le imposte indirette (IVA, imposte catastali, ICI, accise e quant’altro) non hanno e non possono del resto avere carattere progressivo.
Da tutte queste constatazioni consegue che il dettato costituzionale si applica si e no al 10% del PIL. Possiamo quindi trarre solo due conclusioni. O il legislatore, di qualunque colore esso sia, si è sempre ben guardato dall’attenersi alle norme della Costituzione, senza che la Suprema Corte Costituzionale, rigida custode della legalità, sia mai intervenuta, dimostrando in tal modo che la norma può non essere rispettata od è inapplicabile. Oppure che la disposizione costituzionale citata è una solenne sciocchezza, dovuta alle ubbie dei cosiddetti “progressisti”, che hanno evidentemente confuso la progressività con il progressismo.
Noi propendiamo per la seconda ipotesi, e ci auguriamo che, in nome della decenza, la norma sia prima o poi rimossa da questo testo ritenuto da tutti “sacro”.
Il Bertoldo

27 agosto 2011

ADESSO BASTA!!!!

E’ ora che la nostra classe politica (e sindacale) capisca che i cittadini si sono divertiti abbastanza ed è giunto il momento di smetterla con la pretesa di fingersi seri mentre in realtà assomigliano sempre più a dei pietosi pagliacci.
Hanno cominciato col farci notare che c’era una crisi mondiale e che bisognava mantenersi disciplinati; subito dopo ci hanno detto che la ripresa ormai era alle porte, e che il nostro paese si era dimostrato il più virtuoso, tanto da meritarsi una standing ovation da parte dell’Europa, dell’ONU, del Fondo Monetario, eccetera. Nessun pericolo incombeva di fare la fine della Grecia, dell’Irlanda o del Portogallo.
Poi all’improvviso l’allarme: il nostro paese è in crisi, nessuno vuole più i titoli di debito del nostro governo se non a tassi decisamente elevati, l’UE ci chiede di approntare un piano di risanamento – come, vedi caso, aveva imposto alla Grecia – per raggiungere il pareggio di bilancio entro un paio d’anni, in modo da non continuare ad aumentare lo stratosferico debito pubblico.
Naturalmente il nostro virtuoso governo, il governo del fare, come ama definirsi, si mette subito all’opera e sforna un progetto che ha una sola caratteristica: non è in grado di mantenere l’impegno, e ciononostante riesce a fare arrabbiare tutti. Non migliori sono naturalmente le proposte dell’opposizione, tutte costituite da vetuste ideologie demagogiche.
In una famiglia normale è uso definire il proprio tenore di vita in relazione alle prospettive di entrate. In alcuni casi eccezionali si deve ricorrere all’indebitamento, ma si cerca di non superare determinati limiti, connessi alle possibilità di rimborso; va anche detto che generalmente si contraggono dei debiti soprattutto a fronte di investimenti in beni durevoli (casa, autovettura e simili). In ogni modo il primo passo in caso di crisi consiste sempre nella riduzione delle spese e non nella ricerca indiscriminata di nuove possibilità di indebitamento.
I governi in generale e soprattutto quello italiano, hanno sempre seguito un cammino del tutto opposto. Prima si decide cosa si vuole spendere – il più delle volte tenendo presenti non le necessità del paese, ma solamente quelle della propria parte politica, un conflitto di interessi si potrebbe dire – e poi si stabilisce da dove prendere i fondi necessari. La maggior parte proviene generalmente dalle imposte, ed il resto, spesso senza alcun freno, dall’indebitamento. Se poi il prelievo fiscale, con troppa frequenza destinato a spese di funzionamento od a veri e propri sperperi e non al finanziamento delle infrastrutture necessarie, strozza ogni possibilità di progresso economico del paese, si tratta di un problema che non interessa affatto la classe politica: sono affari altrui.
Per tornare ai provvedimenti all’esame del parlamento essi sono caratterizzati sopra tutto dalla ricerca di nuove entrate, quali che ne siano le conseguenze, e dal netto rifiuto di cercare in qualche modo di ridurre le spese. Nessuna riduzione dei costi diretti della politica (rimborsi elettorali, vitalizi, pletorici staff ministeriali e parlamentari, benefits vari come autovetture, scorte, viaggi gratis e simili), divieto persino da certe parti della maggioranza alla eliminazione di una miriade di insignificanti comuni e delle provincie (come promesso in campagna elettorale) per non perdere posti per i propri parassitari sostenitori, nessun aumento dell’età pensionabile ( e spesso chi va in pensione nel pieno delle proprie capacità lavorative poi continua a lavorare in nero) e così via.
Per contro si prospettano nuove tasse, locali e centrali, che non costituiranno certamente un incentivo alla ripresa dell’economia, e l’assurda definizione di ricchezza a partire da 90.000 euro lordi (meno di 50.000 netti) e l’indicazione di beni di lusso per quelli soggetti all’IVA al 20% (abbigliamento, elettrodomestici, mobili, prestazioni professionali, artigianato, eccetera).
Fra le proposte più “gettonate” la lotta all’evasione – come se l’evasione non fosse direttamente influenzata dal livello della tassazione – il cui gettito, date anche le garanzie giuridiche di cui tutti i cittadini dovrebbero disporre, è estremamente aleatorio, e quindi non può entrare a giusto titolo in un serio programma di misure per ottenere il pareggio del bilancio.
Ormai la pazienza dei cittadini sta raggiungendo il limite davanti al buffonesco spettacolo che tutta la classe politica, di destra, di centro e di sinistra sta offrendo al paese. Sono decenni che l’Italia vive sui debiti e sull’esproprio del lavoro (di chi lavora) al fine di mantenere una pletora di parassiti, di ladri, di scialacquatori del sudore di chi veramente si dà da fare.
E’ veramente giunto il momento di dire “basta” a questa vergognosa ed ignobile banda di profittatori incapaci di fare alcunché di produttivo per il paese ed i propri concittadini.
Il Bertoldo


26 agosto 2011

Budget made simple

This below states the USA financial position succinctly:

. U.S. Tax revenue: $2,170,000,000,000
. Fed budget: $3,820,000,000,000
. New debt: $ 1,650,000,000,000
. National debt: $14,271,000,000,000
. Recent budget cut: $ 38,500,000,000

Now just remove 8 zeros and pretend it is a household budget:

. Annual family income: $21,700
. Money the family spent: $38,200
. New debt on the credit card: $16,500
. Outstanding balance on the credit card: $142,710
. Total budget cuts: $385.

Obama is actually using the plot from The Fifth Element as the plan for his economy.

Nuovo film di Pierino


La fiera dell'Islam


La grande fiera dell’Islam si terrà nel capoluogo emiliano probabilmente sotto Natale, ma gli organizzatori assicurano: "Non è una provocazione"
Cronache - ilGiornale.it

Anche mio padre diceva: "sei un cretino, sia detto pacatamente".

E mentre gli inglesi e francesi bombardano....

...E si fregano le mani, indovinate intanto chi e' il primo capo di governo  che i libici vanno a trovare in Europa?


Mare nostrum

Ottima mappa trovata su internet.
La Cina rivendica tutto il South China Sea. Zona ricca di gas e petrolio e contesa da altri 5 paesi. (Vietnam, Taiwan, Malesia, Filippine e Brunei.)
La prossima guerra scopiera' qui in Asia.





Sinistra ipocrisia

Titola La Repubblica: "IL CASO: Busto dello zio di Letta con i fondi del sisma inaugurazione segreta contro le proteste"
Risposta del Presidente della Provincia dell'Aquila: Not true. "La Provincia dell'Aquila non ha speso un euro per l'inaugurazione della piazza ad Aielli ne' tantomeno ha speso un centesimo per il busto di Guido Letta (realizzato quando era in vita) - prosegue - non ha ricevuto per il sol fatto che lo stesso e' stato donato da un cittadino di Aielli che, avendone il possesso, lo ha donato al Comune".

E giustamente denuncia La Repubblica e l'autore dell'articolo.

Ma che ipocrisia. Che malafede. Dedicare un busto al parente di un politico che ricostrui' le case dei suoi concitadini dopo il terremoto del 1915, non si puo' fare, vietatissimo, perche' era fascista.
Ma intitolare le strade a Stalin, Lenin, Che Guevara o Togliatti, ma per carita', subito!

Come disse Winston Churchill: "Bizzarro popolo gli italiani. Un giorno 45 milioni di fascisti. Il giorno successivo 45 milioni tra antifascisti e partigiani. Eppure questi 90 milioni di italiani non risultano dai censimenti."

Adesso metto la foto di mio Nonno....Mi fate chiudere il blog?


Breaking News!!


President Obama has just confirmed that the DC earthquake occurred on a rare and obscure fault-line, apparently known as "Bush's Fault". Obama also announced that Maxine Waters continues an investigation of the quake's suspicious ties to the Tea Party. Conservatives however have proven that it was caused by the founding fathers rolling over in their graves.
Developing....

(thanks Nat)

Tutti al mare...

Una tipica spiaggia cinese durante l'estate. E ci lamentiamo delle nostre spiagge affollate e chiassose...





Notizie dall'italietta: I parlamentari disattivano ogni proposta di taglio che li riguardi.

Udite udite...

"Più alto si leva il clamore sui punti controversi della manovra finanziaria e con più lena, lontano dai riflettori, un partito sotterraneo e trasversale si adopera per disattivare e depotenziare i pur modesti tagli ai costi della politica.
La tattica è ben nota: l’annuncio dei tagli riempie i titoli di testa e poi un efficiente esercito di azzeccagarbugli comincia a eccepire distinguo, competenze violate, autonomie costituzionalmente tutelate, dopo di che si stabilisce di insediare un bel comitato (possibilmente retribuito) che debba dirimere la spinosa questione. Il gioco è fatto: il neopresidente del «comitato tagli» stabilisce un aggressivo calendario di riunioni, alla prima mancherà il numero legale, alla seconda si decide che occorre avvalersi di qualche prestigiosa consulenza (retribuita) e affidata a qualche amico, si aspettano mesi, nel frattempo non si è tagliato nulla e, anzi, si sono magicamente create più poltrone e più spese."

L'articolo

Mi ricorda questa storia...


24 agosto 2011

Taglia sulla testa di Gheddafi


2 milioni di Dinari, 1.2 milioni di Euro, 1 milione di Sterline, 1.3 milioni di Franchi Svizzeri...
Yeah, welcome to Abilene...

Manovra: Il piano del PD


Strauss Kahn libero. Caso archiviato


Come rispondere alla crisi?


In un paese civile e governato da persone serie: Unita', Solidarieta' e Cooperazione tra sindacati , Governo e datori di lavoro.
In Italia, dove abbiamo i sindacati piu' retrogradi e cretini del mondo: Sciopero.
Poi quando le aziende comincieranno a chiudere, quando il paese diventera' una seconda Grecia, che non vengano a lamentarsi....
Ma qualcuno puo' spiegare a questi  trogloditi che l'unico modo per la aziende italiane di competere e svilupparsi sui mercati internazionali, e dunque creare posti di lavoro, e' di avere  le condizioni necessarie per farlo e cioe':  Meno  rigidita' sindacale, meno regole vincolanti, meno normative sul lavoro, meno  burocrazia, meno tasse!!!
It's economy 101 you bloody morons!

19 agosto 2011

Scherziamoci su

Per giudicare i nostri governanti – e per governanti bisogna intendere sia la maggioranza che l’opposizione – esistono due scuole di pensiero: c’è chi li giudica molto semplicemente dei perfetti incompetenti e chi invece li considera solo una banda di mattacchioni. Mentre per quanto riguarda il giudizio di totale incompetenza non c’è bisogno di portare esempi, essi sono sotto gli occhi di tutti, vale la pena di riportare alcuni detti memorabili a sostegno della tesi che si tratti di più o meno spiritosi allegroni, sempre in vena di stupire il prossimo con affermazioni e proposte che non possono che suscitare ilarità. E non stiamo parlando delle barzellette del nostro premier …..
Primo esempio. L’on Bossi, soprannominato “il senatur”, ha lasciato trapelare che ha un progetto per raddoppiare i salari e gli stipendi dei lavoratori, senza ulteriori oneri a carico delle imprese. Non avevamo mai supposto che l’Umberto godesse delle stesse prerogative di Gesù Cristo, che però si limitava a moltiplicare pani e pesci a profitto di qualche migliaio di suoi ascoltatori: qui si tratta di milioni di persone e la cosa assume tutto un altro aspetto. Il mirabolante progetto prevede l’inserimento in busta paga del TFR (volgarmente chiamato la liquidazione).
Qui il senatur dimostra chiaramente di non essere particolarmente ferrato in matematica – forse la preparazione impartita per corrispondenza dalla Scuola Radio Elettra in questo campo era un po’ carente oppure l’Umberto nazionale era un po’ distratto o aveva perso le dispense – dato che una mensilità in più all’anno rappresenta un incremento di poco più dell’8%, alquanto meno del raddoppio. Ma a parte ogni considerazione sulla preparazione scientifica del nostro, egli sembra aver dimenticato due cose importantissime. Innanzi tutto un aumento della busta paga comporta un immediato aumento dei prelievi fiscali ed impositivi: come al solito ci guadagnerebbe subito lo stato e ci perderebbe più tardi il solito lavoratore.
D’altra parte, in un momento come questo, il sapere che, in caso di perdita del posto di lavoro, c’è già da parte un piccolo gruzzoletto per fronteggiare i momenti neri non può che dare conforto. Infine, alle aziende, specialmente le più piccole ed in questi frangenti in cui le banche hanno scoperto, come si usa dire, di avere “il braccino corto”, verrebbe a mancare una fonte di finanziamento a basso costo, e per contro esse si troverebbero a dover sborsare maggiori contributi come conseguenza dell’aumento del lordo da pagare al lavoratore.
Abbiamo scherzato?
Secondo esempio. Qualcuno ha affermato che il contributo di solidarietà che graverà sui redditi superiori a 90.000 euro lordi annui (chi ha stabilito che 90.000 euro lordi, circa la metà in termini netti, costituiscano la soglia dell’opulenza non è noto. Forse il ministro Tremonti, che spendeva di più, a suo dire, per l’affitto di mille euro – contanti – a settimana per un alloggio in centro a Roma) peserà in realtà meno di quanto appare, in quanto esso sarà deducibile (naturalmente l’anno seguente). Se ciò è vero, per quale motivo non ne sono state fissate le aliquote “secche”, tenuto conto della deducibilità?
Anche qui stiamo scherzando?
Terzo esempio. Tutti quelli che contano (e non solo i loro quattrini) a cominciare dal Presidente della Repubblica, dichiarano quotidianamente che noi siamo parte integrante dell’Europa e quindi dobbiamo fare il possibile per assimilare i nostri ordinamenti a quelli del nuovo colosso economico e politico. Di fronte alla necessità di mettere ordine nei nostri conti, ci siamo impegnati a raggiungere il pareggio di bilancio entro il 2013, con una manovra definita churchillianamente di “lacrime e sangue” (naturalmente dei soliti noti).
Quindi si è ricordato che l’età di pensionamento dovrebbe essere per tutti, uomini e donne, privati e pubblici, portata a 65 anni, seppure in vari paesi nostri partner, in considerazione dell’aumentata aspettativa di vita essa sia già fin d’ora di 67 anni. Quindi si è assunto che le pensioni delle donne cominceranno ad essere adeguate all’età indicata a partire dal 2016, per completare l’adeguamento verso il 2030. Ma i fondi per il pareggio del bilancio non occorrono entro il 2013?
Forse continuiamo a scherzare?
Per finire, e nel rispetto della formula tanto cara al Presidente Emerito O.L. Scalfaro, ossia la “par condicio” citiamo la spiritosaggine del segretario del PD, Pierluigi Bersani, che ha proposto, senza minimamente ridere, come del resto è suo costume, di effettuare un “prelievo” – si noti bene, non un’imposta, secondo un linguaggio politicamente corretto – del 15% sugli importi rimpatriati tempo fa giovandosi del cosiddetto scudo fiscale. Il poveretto ha dimenticato che la legge istitutiva di quel provvedimento garantiva non solo l’anonimato, ma anche l’immunità da ulteriori imposizioni ed indagini. Ma tant’è, non sembra che gli studi di diritto, privato, pubblico o costituzionale costituissero materia obbligatoria alle Frattocchie, e soprattutto che il rispetto delle garanzie fornite dallo stato è un elemento base per la sua credibilità.
Anche lui non ha voluto essere da meno, in quanto ad umorismo, dei suoi colleghi della maggioranza, perbacco!
Non ci sembra serio che, per tenere allegra la gente, si sia trasformata la politica in una specie di “paperissima” o di “scherzi a parte”.
Naturalmente tutti sappiamo che gli scherzi hanno lo scopo di prendere in giro qualche malcapitato, a torto o a ragione ritenuto tonto. Chi saranno i malcapitati presi di mira da questi mattacchioni?
Il Bertoldo

A short bedtime story


Lavoro per tutti (meglio se sei raccomandato)


Mentre Berluscon racconta palle sui “posti di lavoro” creati, Niki procede con i fatti. Ha giusto ora ha promosso una giovane capace ad addetta stampa del Presidente della Regione e con un assegno di tutto riguardo (92 mila euro annui). La giovane ovviamente è stata scelta con cura per evitare le solite pastette, incidentalmente è la nipote di Napolitano…

Politica italiana


Vai avanti tu che a me vien da ridere...

18 agosto 2011

Vergogna! Ci prendono per i fondelli!


In Aula al Senato ieri: 11 senatori su 315.
7 esponenti dell'opposizione e 4 della maggioranza.
Siamo in tempi di grave crisi economica e si chiede agli italiani di fare sacrifici, e questi pagliacci buffoni se ne stanno in vacanza.

Vergogna! Vergogna! Vergogna!

Fiducia?


Siamo esterrefatti, anzi non solo esterrefatti ma indignati. Quello che sta succedendo in campo politico in Italia è assolutamente indegno di un paese civile.
Per spiegarci meglio conviene ripassare un poco gli avvenimenti degli ultimi due decenni. All’inizio degli anni novanta del secolo scorso scoppiò l’operazione cosiddetta di “mani pulite” che in breve tempo distrusse completamente tutti i partiti e partitini che da sempre si erano schierati contro il comunismo; sembrava quindi che le sinistre – che non si definivano più comuniste, ma che lo erano come e più di prima, come conseguenza di un indottrinamento e lavaggio del cervello durato decenni – si preparassero a dominare indisturbate la scena politica italiana per molti anni.
Fu allora che, in occasione delle elezioni politiche del 1994, si presentò sulla scena un completo outsider, Silvio Berlusconi, fortunato imprenditore padrone di ben tre reti televisive, che in pochi mesi mise insieme una forza di opposizione al sinistrismo dilagante con la proclamazione di programmi ed ideali liberali e liberisti, ed a grande maggioranza vinse le elezioni.
Da allora, per ben diciassette anni, il potere in Italia è stato spartito, con alterne vicende elettorali, fra la nuova coalizione di centrodestra, comprendente anche un movimento anomalo come la Lega, ed il cosiddetto centrosinistra, molto più sinistra che centro. Il centrodestra ha dominato la scena politica e le leve del potere, a varie riprese, per circa 9 anni: ci si sarebbe aspettato che in questo periodo di tempo realizzasse quella grande riforma in senso liberale dello stato (fisco, burocrazia, giustizia eccetera), ma ad oggi non solo nulla è stato fatto ma addirittura ultimamente sono stati varati dei provvedimenti che ricalcano in maniera impressionante quanto avrebbe sicuramente fatto una maggioranza di sinistra.
La giustificazione per una simile ulteriore rapina nei confronti dei cittadini è stata la necessità di raggiungere il pareggio del bilancio dello stato, come ci chiede l’Unione Europea e come ci impone la grave crisi che sta imperversando in tutto il mondo. E qui si impone una sgradevole constatazione. Una coalizione di governo che annovera insigni economisti come i ministri Tremonti, Bossi, Calderoli, Carfagna e simili e lo stesso grande imprenditore Berlusconi, non si è mai accorta che la più gravosa palla al piede del nostro paese è sicuramente costituita dall’enorme debito pubblico accumulato in decenni di finanza allegra e clientelare e che non è certo con il chiudere costantemente i bilanci pubblici in deficit che si può pensare di ridurre il ricorso al credito.
In parole povere, la coalizione di centro destra (dell’opposizione è meglio non parlare nemmeno) ha dimostrato non solo una grande sventatezza ed incapacità di analisi, ma non ha saputo in alcun modo tener fede ai propri programmi e promesse, sia pure a costo di non riuscire a migliorare i conti pubblici.
Parlando per parabole, due sono i tipi umani che ambiscono ad impadronirsi delle ricchezze o comunque dei beni altrui: coloro che lo fanno con la violenza (scassinatori, scippatori, rapinatori e simili) e coloro che agiscono col raggiro, promettendo affari estremamente vantaggiosi e convincendo così gli sprovveduti, salvo poi lasciarli con un palmo di naso (truffatori e finanzieri alla Madoc). Alla prima categoria possiamo ascrivere i politicanti di sinistra (non dimentichiamo la rapina notturna ai conti correnti degli italiani effettuata dall’on. Amato) ed alla seconda certamente il centro destra ed in particolare il duo Bossi-Berlusconi, specialisti nel sedurre con promesse che sanno già di non poter mantenere, per poi lasciare le cose come prima se non peggio di prima.
In queste condizioni non si capisce l’indignazione di quanti severamente condannano il disamore per la politica, che sta contagiando settori sempre più ampi di cittadini. Chi può continuare ad avere fiducia se non degli inguaribili creduloni? Ed in queste condizioni, con dei rappresentanti di questo tipo – che peraltro si oppongono con tutti i mezzi all’entrata in scena di nuovi soggetti non appartenenti alle loro conventicole per il timore di perdere il potere ed i benefici ad esso associati - come si può pensare di uscire, sia pure faticosamente e lentamente, dalla palude?
Il Bertoldo

17 agosto 2011

Debiti e Patrimonio

Continua a monopolizzare l’attenzione, negli ambienti politici ed economici, il problema della grave crisi che attanaglia tutto il mondo, sviluppato e non. In particolare, per quanto riguarda l’Italia, il governo, naturalmente tra le feroci critiche dell’opposizione più becera che contravviene alla norma tacita che impone di unire gli sforzi per soccorrere comunque chi è in difficoltà o in pericolo – e non intendiamo il governo ma l’intero paese - si propone di ottenere il pareggio di bilancio non più nel 2014, cosa che significherebbe rimandare la patata bollente a chi sarà prossimamente chiamato a governare, ma entro il 2013.
La decisione sembra aver soddisfatto i maggiori paesi dell’eurozona e gli organismi internazionali, come dimostra anche il fatto che per sostenere l’azione del nostro governo la Banca Centrale Europea è stata autorizzata ad investire somme importanti nell’acquisto di titoli del tesoro italiano, al fine di attenuare la pressione che si è ultimamente manifestata sui tassi di interesse dei titoli stessi.
Naturalmente, com’è noto, la “manovra” messa in cantiere per raggiungere il risultato prefissato consiste in alcuni tagli di spesa (ahimé a carico dei pensionati, compreso il Presidente della Repubblica che rinuncerà all’adeguamento annuale del suo trattamento…) ed in varie nuove tasse che ovviamente aumenteranno la percentuale di prelievo pubblico sul PIL, con il probabile risultato che l’auspicato pareggio del bilancio statale, in queste condizioni, possa ulteriormente frenare lo sviluppo economico generale.
Ma a parte queste considerazioni, già esposte da innumerevoli commentatori, più o meno competenti in materia, una osservazione si impone. Il pareggio di bilancio è certamente un’ottima cosa, ed avrebbe dovuto costituire l’obbiettivo di qualunque governo già da tempo. Però, come è universalmente noto, la finanza allegra perseguita per decenni ha originato la vera palla al piede della nostra economia, costituita dallo smisurato debito pubblico, che rappresenta ormai circa il 120% del PIL, pari a circa 1.800 miliardi di euro. Ne consegue che un aumento generalizzato dei tassi di interesse di un solo punto rappresenterebbe un costo supplementare di 18 miliardi. E’ chiaro che un tale aumento non peserebbe sui titoli già in circolazione, che per converso perderebbero parte del loro valore, distruggendo una parte del risparmio privato investito in essi.
D’altra parte, pur con il pareggio del bilancio una domanda si pone: come si pensa di rimborsare, almeno in parte, tale immenso debito, se non ci saranno surplus da investire in questa operazione? E’ pur vero che, grazie all’inflazione, la tassa più iniqua che esista, il valore reale del debito tenderà a diminuire, ma dobbiamo pur sempre constatare che in queste condizioni il debito pubblico non ha nessuna possibilità di essere rimborsato, sia pure solo in parte e lentamente, e ciò non può non pesare sulla sua appetibilità e credibilità.
In queste condizioni innanzitutto non resta che augurarsi che, in tempi rapidi e non geologici, si riesca a ridurre effettivamente la spesa pubblica in modo significativo, riportando l’organizzazione dello stato a quelli che sono i suoi veri compiti e lasciando all’iniziativa ed alla responsabilità di ciascuno molto di ciò di cui attualmente, a torto, si fa carico lo stato. Per esempio ripensando in modo non più ideologico, parassitario ed assurdamente assistenziale tutto il cosiddetto “stato sociale”.
Procedendo in questo modo forse si potrebbe invertire il trend di declino del nostro paese, ma non si potrà certo pensare di ridurre il gravosissimo debito pubblico. Ed a questo proposito varrebbe forse la pena di rispolverare una proposta più volte formulata e sempre disattesa. Perché non cedere sul mercato, con la necessaria oculatezza ed evitando di farne lucrare solo i soliti amici, almeno una parte significativa dell’immenso patrimonio immobiliare, troppo spesso del tutto inutilizzato, e la miriade di partecipazioni grandi e piccole di cui gli organismi pubblici, non sempre razionalmente, dispongono (purtroppo troppo spesso al solo fine di sistemare i propri accoliti e gli amici)?
Sarebbe sufficiente che, in pagamento, si accettassero preferibilmente, se non esclusivamente, titoli di stato, al loro valore di mercato, ed una certa graduale riduzione del debito sarebbe assicurata, sempre che si osservi scrupolosamente il proposito di mantenere in pareggio i conti pubblici, non solo quelli centrali, ma tutti, regionali, comunali, provinciali (meglio sarebbe eliminare le provincie) eccetera.
Il Bertoldo

Il nuovo logo delle Olimpiadi di Londra 2012


Angry Birds


Non so voi, ma personalmente non riesco a smettere di giocare....

Misery Bus Tour

La scorta di Obama durante la sua tournee "Three Day Economic Bus Tour" organizzato dal presidente per riacquistare i consensi persi per la sbagliata gestione della crisi economica.
Una domanda: Ma quanto costa al taxpayer questa follia?

16 agosto 2011

Chiarezza

Finalmente non ci sono più dubbi di interpretazione, tutto ormai è diventato chiaro. Non resta che presentare le nostre scuse a coloro che possono essersi sentiti offesi da certe interpretazioni e certi commenti, apparentemente malevoli o maliziosi, dovuti unicamente all’incomprensione delle vere motivazioni di certi atteggiamenti. Vogliamo qui fare ammenda, spiegando le cose così come sono state chiarite.
L’on. Pierluigi Bersani, a seguito delle dichiarazioni della Banca Centrale Europea in segno di apprezzamento per le decisioni del governo italiano per fronteggiare la gravissima crisi che sconvolge tutto il mondo, apprezzamento accompagnato da una serie di indicazioni, suggerimenti e raccomandazioni, ha dichiarato che ormai il governo italiano è stato commissariato dalla stessa banca e dai principali paesi dell’eurozona, e quindi non conta più niente. Ergo, Berlusconi deve andarsene.
Sebbene la conclusione, da parte dell’on. Bersani, non costituisca affatto una novità, le motivazioni che egli porta a sostegno della sua richiesta gettano una luce del tutto nuova sul suo pensiero e sul suo comportamento, anche se sembrano mostrare qualche segno di incoerenza.
Come è noto il segretario del PD anche recentissimamente ha rifiutato qualunque ipotesi di collaborazione o quantomeno di suggerimenti al governo salvo l’invito a fare un passo indietro. E’ evidente, dopo quanto da lui dichiarato a proposito dell’intervento della Banca Europea, che non vuole essere accusato di voler commissariare il governo. Ma se la logica del suo ragionamento comporta che in caso di commissariamento il governo deve passare la mano, perché non prova a fornire quei ragionevolissimi suggerimenti che consentirebbero di affrettare il decesso del governo stesso? Delle due l’una: o non ha alcun valido suggerimento da fornire oppure ha paura di fare la solita meschina figura di fronte a tutto il paese.

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Nei giorni scorsi abbiamo assistito ad una divertente polemica fra l’on. Reguzzoni della Lega, il Quirinale ed il direttore del Giornale a proposito di alcune affermazioni circa l’imponente parco macchine di cui disporrebbe il primo cittadino. Alla stima di quaranta autovetture in servizio al Quirinale, la segreteria della presidenza ha replicato, un po’ stizzita, che le vetture al servizio del Presidente sono “soltanto” trentacinque, dandone una descrizione dettagliata quanto ai tipi ed all’impiego.
C’è tuttavia da porsi un’altra domanda. Risulta da notizie mai smentite che al Quirinale sono addetti oltre ottocento fra militari, carabinieri (compresi oltre cento corazzieri) e poliziotti. Dato che anche questi guardiani della sicurezza del Presidente avranno occasione di spostarsi di tanto in tanto e che dal dettaglio non risultano autovetture assegnate al servizio della presidenza per questo uso, dobbiamo ritenere che questi addetti al servizio del Presidente, quando necessario, si spostano utilizzando o le scarpe o delle biciclette (blu, naturalmente) sul cui numero l’on Reguzzoni non ha ritenuto opportuno fare commenti.

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Il governo, attraverso il ministero dell’Economia, ha lanciato un messaggio molto forte per contrastare il fenomeno dell’evasione fiscale, che a detta degli uffici finanziari ammonterebbe a circa 200 miliardi di euro, cifra che sembra un tantino esagerata. Il punto centrale dello spot, che inonderà le trasmissioni televisive e radio chissà per quanto tempo, è la definizione dell’evasore: “E' solo un parassita che vive sulla fatica degli altri”.
A prescindere dalla condivisibiltà di una tale affermazione quello che stupisce è che un simile slogan sia lanciato dalle classi politica e burocratica. Siamo proprio certi che di parassiti che vivono sul lavoro degli altri ci siano solo gli evasori fiscali?

Il Bertoldo

15 agosto 2011

Politicamente Corretto

Svariati anni fa, grazie alla cultura “buonista” dei soliti progressisti, venne di moda il linguaggio “politicamente corretto”. Si trattava, in estrema sintesi, di cambiare nome a certe situazioni o attività, ritenendo che il loro nome usuale fosse in qualche modo offensivo. Fu così che gli spazzini divennero “operatori ecologici”, le prostitute divennero “escort”, gli infermieri “paramedici” e gli handicappati divennero “diversamente abili”. Naturalmente il cambiamento del nome non mutò per niente le situazioni. Gli operatori ecologici continuarono ad occuparsi di rifiuti, le prostitute continuarono ad esercitare il loro millenario mestiere e gli handicappati non ebbero alcun sollievo dal nuovo nome appiccicato loro.
In occasione delle scorse elezioni politiche, nel 2008, tutta la campagna elettorale del centro destra fu centrata su pochi slogan come abolire le provincie, razionalizzare l’organizzazione dello stato, fare le riforme (quali non fu precisato), ma soprattutto alleggerire la pressione fiscale: “non metteremo mai più le mani nelle tasche degli italiani con nuove tasse”. Infatti, a seguito della necessità di spremere altro denaro dai cittadini, venne in soccorso il linguaggio “politicamente corretto”; di conseguenza le nuove tasse sono state definite “contributo di solidarietà” e quindi gli autori dell’ennesima estorsione possono a buon titolo ritenere di non essere venuti meno alle solenni promesse a suo tempo fatte: niente nuove tasse, solo contributi e per di più “solidali”.
Ma sembra che il rimedio linguistico sia peggiore del male. Tutti gli italiani ed in particolare coloro che saranno obbligati alla “solidarietà” si domandano: verso chi dobbiamo essere solidali? Verso coloro che, molto spesso rubando – pardon, accettando dazioni di denaro -, sono i responsabili del disastro finanziario in cui ci troviamo? Oppure verso gli innumerevoli finti invalidi titolari di pensioni? O ancora verso i diecimila forestali calabresi od i ventimila dipendenti regionali siculi? E perché dovremmo essere solidali verso i partiti che ci hanno portato alla rovina e non rinunciano neppure in parte ai cosiddetti “rimborsi elettorali”, termine politicamente corretto per indicare il finanziamento pubblico ai partiti, espressamente vietato, a furor di popolo, mediante un apposito referendum?
Ci occuperemo in altra occasione di un’analisi un po’ più approfondita dell’ultima manovra che dovrebbe assicurare il pareggio del bilancio, per commentare gli imbrogli perpetrati a carico di chi veramente lavora e produce per tenere in piedi la nostra traballante baracca, e che è rimasto profondamente deluso da una classe politica, di destra, di sinistra e di centro, che ha coscientemente ingannato i propri elettori ed ha dimostrato la più totale incapacità non solo di prevedere gli avvenimenti, ma addirittura di essere sì in grado (come promesso) di “fare”, ma solo danni.
Il Bertoldo

14 agosto 2011

Viaggio italiano

Sono tornato in Asia dopo un lungo viaggio in giro per l'Italia.
Torino, Milano, Venezia, Firenze, Roma, Napoli... Siamo uno dei paesi piu' belli del mondo, che possiede almeno l'80% del patrimonio artistico mondiale, una cucina eccezionale che i francesi puzzoni se la sognano..., e li finisce.
Poi sono arrivato a Roma.
E li ho capito perche' il nostro paese, che potrebbe essere una delle maggiori potenze mondiali, e' quello che e'.
A prescindere una popolazione a me aliena, sono rimasto esterrefatto dall' incivilta', maleducazione, ignoranza, cafonaggine e mancanza di valori morali di una grande parte degli italiani....
E questa gente vota.
E rimaniamo stupiti dal livello dei nostri politici?
Glissiamo un velo pietoso.
Il paese sembra una distraiti e ti fotto S.p.A.
Li ho capito che ci sono due italie che viaggiano a due velocita'. Li ho capito che il grande problema del nostro paese sono la politica, e il mezzogiorno.
Politici cialtroni arroganti opportunisti che si credono investiti del potere per diritto divino, che passano piu' tempo ad abusare il sitema e urlare scemenze, invece di lavorare per il bene del paese. Un Berlusconi sempre piu' insopportabile che vede comunisti dietro ogni angolo, e che e' riuscito ad alienarsi anche quelli come me, un Bersani che sembra un beccamorto che quando lo sento parlare mi cascano le p***e per terra ( e prima me le gratto perche' porta pure sfiga) e tra i due una platea di buffoni.
Il mezzogiorno? No hope whatsoever. Un altro pianeta.
E al diavolo chi mi da' del razzista.
Vivo all'estero. E questo mi permette di vedere le cose sotto un "diverso angolo di visione".
E ve lo dico cari amici. Ci vuole poco per fare funzionare un paese come si deve.
Se vogliamo cambiare l'Italia dobbiamo fare una vera rivoluzione, e distruggere tutto. A cominciare da quel tempio della vergogna chiamato Montecitorio.
Ricominciare da zero. Tabula rasa. E sperare che vada al potere un Pol Pot (altro che Mussolini) Allora forse forse le cose cambieranno.
Adesso scusate, ma torno a lavorare. I mercati dalle mie parti viaggiano al 15-20% di crescita.
Le aziende invece di licenziare assumono a tutto spiano.
La gente e' felice, c'e' aria di benessere, e positivo.
The future is bright.

Sinceramente, in Italia, facciamo ridere i polli!