30 settembre 2006
Anche i ricchi piangano
Un articolo di Claudio Borghi
La sobria campagna di Rifondazione Comunista per far digerire ai propri elettori la finanziaria 2007 riporta la foto di un megayacht con lo slogan "Anche i ricchi piangano".Segue simbolo di Rifondazione e dell' Unione: evidentemente nell' Unione tutti condividono.Verrebbe da ridere se non si stesse parlando di cose serie, e il bilancio delle famiglie e' cosa serissima. Quindi non ridiamo e mettiamo un po' le cose nella loro giusta prospettiva: la barca riprodotta nel manifesto si chiama "Kogo" ed e' un megayacht di 71 metri varato nel 2006 dai cantieri Alstom in Francia, e' considerato uno yacht "economico" perche' costato "solo" 80 milioni di euro... bazzecole se paragonato ai 200 milioni di dollari che il fondatore di Oracle, Larry Ellison, pare abbia speso per il suo nuovo yacht chiamato "Rising Sun". Inviteremmo gli autori di questa brillante campagna a munirsi di calcolatrice e fare due conti: il famigerato capitalista da 70.000 mila euro lordi l'anno che Visco ha il coraggio di definire "ricco" ne incassa netti circa 40 mila... supponendo che si mantenga francescanamente con mille euro al mese e che risparmi tutto il resto per poter un giorno coronare il suo sogno di farsi lo yacht, ebbene, il nostro plutocrate potrebbe felicemente acquistare la barca in oggetto nell' anno di grazia 4863... sempre che possa scaricare l'IVA ovviamente, perche' se (come e' probabile) si tratta di un lavoratore dipendente e deve pagare l' IVA l'appuntamento con l'amata barca slitterebbe all'anno 5434.Supponiamo pero' che il nostro riccastro da 3.000 euro al mese abbia ambizioni piu' contenute e si accontentasse di affittare per una settimana la barca del manifesto... si sa, meglio un giorno da leone... dopo aver sgobbato una vita e pagato fior di tasse, una settimanina su uno yacht ce la si puo' anche permettere. In questo caso, come si evince da un qualunque sito di charter, basta pagare 420.000 euro e la settimana su quella barca e' servita: sempre supponendo di campare con mille euro al mese e di risparmiare il resto, il nostro Re Mida ce la farebbe in 15 anni. Peccato che dopo la settimana di gloria dovra' restituire le chiavi e la carrozza si trasformera' nella solita zucca.Un'ultima considerazione: il proprietario dello yacht del manifesto di sicuro non piangera' per la finanziaria di Visco, anzi, credo si fara' qualche sana risata: la barca e' infatti registrata alle isole Cayman.
nihil difficili volenti
29 settembre 2006
Il giorno della vergogna
E’ semplicemente vergognoso quello che e’ successo alla camera ieri.
Uno spettacolo raccapriciante. Indegno di un paese democratico.
La prova che siamo sotto un feroce regime di sinistra, governati da vigliacchi, paurosi, senza un minimo di dignita', e da un primo ministro bugiardo, disprezzante, un pazzo intento a distruggere il paese. Questi buffoni sono un insulto a l'intelligenza degli Italiani,
Mi vergogno di essere Italiano!!!
Forse sarrebbe anche ora di smetterla di fare i signori e invece fare un'opposizione vera, dura, combattiva. E sopratutto proporre un progetto alternativo agli Italiani, non solo critiche.
Prima che sia troppo tardi.
Perche’ e’ in gioco il futuro del nostro paese.
Uno spettacolo raccapriciante. Indegno di un paese democratico.
La prova che siamo sotto un feroce regime di sinistra, governati da vigliacchi, paurosi, senza un minimo di dignita', e da un primo ministro bugiardo, disprezzante, un pazzo intento a distruggere il paese. Questi buffoni sono un insulto a l'intelligenza degli Italiani,
Mi vergogno di essere Italiano!!!
Forse sarrebbe anche ora di smetterla di fare i signori e invece fare un'opposizione vera, dura, combattiva. E sopratutto proporre un progetto alternativo agli Italiani, non solo critiche.
Prima che sia troppo tardi.
Perche’ e’ in gioco il futuro del nostro paese.
28 settembre 2006
In modica quantità
Il ministro Giuliano Amato, commentando la recente proposta del governo di punire severamente le intercettazioni telefoniche effettuate da privati (a seguito dello scandalo Telecom), ha fatto notare che d’ora in poi tale tipo di intercettazioni sarà trattato allo stesso modo del traffico di droga e punito di conseguenza. Forse al ministro è sfuggito il fatto che è vero che il traffico di sostanze stupefacenti è considerato reato e come tale punito, ma che la detenzione “in modica quantità” ed il consumo ad uso personale di droga è consentito.
Ci si domanda: sarà lecito trattenere intercettazioni illegali “in modica quantità” per uso strettamente personale?
27 settembre 2006
I valori dell'occidente sono morti a Berlino
La vergognosa decisione da parte della Deutsche Oper Berlin di annullare la sua produzione di un opera di Mozart, Idomeneo, per ragioni di sicurezza e’ una triste notizia e un’ennesima sconfitta per la liberta’ di espressione.
Questo perche’ nell’opera appare la testa mozzata del profeta Maometto. Il direttore Kirsten Harms ha cosi giustificato l’annullamento: “ Ci sarebbero grossi rischi di sicurezza. Abbiamo tutti visto le conseguenze dopo la publicazione delle vignette su Maometto su un quotidiano danese.”
Il presidente dei centri culturali islamici ha subito dichiarato che questo annullamento era un ottima decisione.
Da notare che non e’ solo la testa di Maometto ad apparire mozzata ma anche quella di Gesu’Cristo, Buddha e Poseidon. Non credo che delle proteste siano state sollevate da gruppi cattolici, o buddisti o greci.
Questa innamissibile auto-censura e’ terrificante perche’ e’ una capitolazione nei confronti di chi vuole calpestare e distruggere i nostri valori, la nostra cultura, le nostre tradizioni occidentali di liberta’ di espressione, di parola, di pensiero, di tolleranza, e rispetto reciproco.
I nostri principi fondamentali vanno difesi anche se c’e’ il rischio di violenza, e annullare una opera di Mozart perche’ si ha paura di “offendere” i musulmani e’ dare loro un’ennesima vittoria. E dopo l’umiliazione inflitta al Santo Padre, o cominciamo a difenderci o allora tanto vale diventare tutti musulmani.
26 settembre 2006
Evangelista o Bugiardo?
Un articolo di Augusto Fei
Il presidente del consiglio Romano Prodi si è ripetutamente dichiarato indignato del fatto che il presidente di Telecom, nel corso di vari colloqui, non lo abbia mai informato del progetto di suddividere Telecom stessa in tre distinte società: telefonia fissa, telefonia mobile e rete. Ancora un paio di giorni fa Prodi ha riaffermato il proprio diritto, “in nome del popolo italiano”, ad essere informato anche di ciò che avviene in società private, quando si tratti di società particolarmente importanti.
Purtroppo il presidente del consiglio, che è molto interessato a ciò che avviene all’esterno, non si interessa con altrettanta puntigliosità di ciò che avviene nel suo entourage: in effetti ha sempre negato di essere a conoscenza del progetto di riorganizzazione inviato, su carta intestata della presidenza del consiglio, a Telecom. Tuttavia non solo non se ne è mai indignato, ma ha opposto fiera resistenza a chi gli chiedeva di sfiduciare il proprio consulente che si era permesso di utilizzare il suo nome per una iniziativa criticata da tutti e che proponeva una politica (la ripubblicizzazione dell’azienda) in netto contrasto con la politica dichiarata dal governo e dalla sua maggioranza.
Ne dobbiamo dedurre quindi che, coerentemente con l’affermazione del Vangelo, il presidente Prodi si occupi delle pagliuzze nell’occhio altrui e non della trave nel proprio occhio. O forse è semplicemente un bugiardo ?
Il presidente del consiglio Romano Prodi si è ripetutamente dichiarato indignato del fatto che il presidente di Telecom, nel corso di vari colloqui, non lo abbia mai informato del progetto di suddividere Telecom stessa in tre distinte società: telefonia fissa, telefonia mobile e rete. Ancora un paio di giorni fa Prodi ha riaffermato il proprio diritto, “in nome del popolo italiano”, ad essere informato anche di ciò che avviene in società private, quando si tratti di società particolarmente importanti.
Purtroppo il presidente del consiglio, che è molto interessato a ciò che avviene all’esterno, non si interessa con altrettanta puntigliosità di ciò che avviene nel suo entourage: in effetti ha sempre negato di essere a conoscenza del progetto di riorganizzazione inviato, su carta intestata della presidenza del consiglio, a Telecom. Tuttavia non solo non se ne è mai indignato, ma ha opposto fiera resistenza a chi gli chiedeva di sfiduciare il proprio consulente che si era permesso di utilizzare il suo nome per una iniziativa criticata da tutti e che proponeva una politica (la ripubblicizzazione dell’azienda) in netto contrasto con la politica dichiarata dal governo e dalla sua maggioranza.
Ne dobbiamo dedurre quindi che, coerentemente con l’affermazione del Vangelo, il presidente Prodi si occupi delle pagliuzze nell’occhio altrui e non della trave nel proprio occhio. O forse è semplicemente un bugiardo ?
25 settembre 2006
Intolleranti ed ipocriti
Mentre giaceva su un letto dell’ospedale di Mogadishu, Suor Leonella perdono’i suoi assassini. “Perdono, perdono” mormorò.
Furono le sue ultime parole.
Aveva 65 anni e consacrato la sua vita a curare donne e bambini malati. Stava andando a pranzo quando fu assalita proditoriamente da due uomini che le spararono alla schiena.
Suor Leonella fu massacrata due giorni dopo che un eminente chierico musulmano, lo sceicco Abubukar Hassan Malin, aveva ammonito i fedeli durante le preghiere della sera in una moschea di Mogadiscio incitandoli ad uccidere il Papa Benedetto XVI per avere offeso l’Islam durante la sua straordinaria lettura all’Università di Ratisbona il 12 settembre scorso. "Chi offende il profeta Maometto deve essere ucciso sul posto dai musulmani” ha dichiarato.
Suor Leonella non era il Papa, ma rappresentava la stessa cosa, “una sporca cattolica”, per i Jihadisti locali.
Uno dei punti cruciali del discorso del Santo Padre, era che la fede religiosa senza la ragione può condurre alla barbarie. Appunto: vedere le folle protestare con violenza inaudita nel mondo arabo, e l’assassinio di Suora Leonella, ne e’ stata la migliore conferma.
Così pure i musulmani inglesi che hanno inscenato una dimostrazione di protesta di fronte alla cattedrale di Westminster con cartelli che dicevano: “Papa vai all'inferno” e “Islam conquisterà Roma”, e il capo dell’associazione degli avvocati musulmani che ha dichiarato che il Papa doveva essere messo a morte. In Iraq i mujahideen radicali hanno giurato di continuare la jihad “finché Dio taglierà la testa a tutti gli infedeli”. Un gruppo di militanti che si chiamano “la spada dell’islam” hanno sparato su una chiesa ortodossa a Gaza e minacciato che se il Papa non va in televisione a scusarsi per quanto ha detto e commentato, farebbero saltare in aria tutte le chiese di Gaza.
Infatti, il Papa si e’ scusato, e più di una volta. Ha ripetutamente dichiarato che le parole utilizzate non rappresentavano il suo pensiero e che era profondamente dispiaciuto che i musulmani si fossero offesi.
Questa volta per una citazione di un imperatore bizantino. L’anno scorso per alcune vignette danesi. Prima ancora per un articolo apparso su Newsweek sul corano. Nel 1989 per un libro,i versi satanici, scritto da Saldam Rushdie.
Ogni volta il pretesto dei musulmani e’ l’insulto all’Islam. Poco importa la libertà di pensiero e di parola. E mentre questi regolarmente e impunemente insultano il giudaismo,i cristiani ed altre religioni, esigono che a nessuno sia permesso criticare la loro religione o il loro profeta.
Si tratta di ipocrisia incredibile e che purtroppo nell’occidente tanti sono disposti ad accettare millantando questa accettazione come una apertura ad un impossibile ed inutile dialogo.
Basta leggere alcuni editoriali vergognosi sulle testate di tutti i più prestigiosi giornali europei ed americani. Evidentemente e' chiaro che nessuna religione dovrebbe essere offesa, ma, in verita', l’offesa all’Islam non e’ rappresentata da un discorso del papa o da qualche vignetta, più o meno di buon gusto, su un giornale danese, ma dalla constatazione di una verita' incontrovertibile, ma che loro non possono accettare, che e' quella della violenza, del terrore, dei massacri che fanatici impuniti scatenano liberamente nel nome della loro religione.
E tutto questo accompagnato dalla codarde e ipocrita riluttanza da parte dei massimi esponenti del mondo musulmano, quelli che si dichiarano “moderati”, ad intervenire in modo efficace, restando invece, nella migliore delle ipotesi, silenziosi o piagnucolosi spettatori o timidi ispiratori di compromessi e dialoghi a senso unico ove sempre e comunque deve prevalere la prepotenza dell’integralismo islamico.
E noi che facciamo? Dobbiamo star zitti e continuare ad accettare gli eroi che perdonano per favorire appunto dialoghi impossibili?
23 settembre 2006
L'utile Idiota (e Buffone di turno)
Non ci sono altre parole per definire quest' ennesima "Prodinata", questa volta davanti alle telecamere di CNBC.
Cliccate qui per l' intervista inguardabile
Questa e' la serieta' al governo.
Ringrazio Marco del WNO e tutti al Giulivo per la segnalazione e lo splendido lavoro.
Semplicemente Vergognoso
Allego un contributo, scritto dal formidabile Kyle, direttore dell'eccellente Krysalis.blog
A chi mi chiedesse di descrivere la situazione politica italiana non saprei francamente cosa rispondere. Posso tuttavia riportare sensazioni, percezioni e interrogativi della gente comune, quella che incontri per strada o al supermercato. In giro c’è aria d’attesa, come se, da un momento all’altro, le carte sul tavolo dovessero essere sparigliate. La confusione regna sovrana anche nei palazzoni del Potere, in primis in casa della maggioranza di governo. L’andazzo è quello che è, con il Presidente del Consiglio sempre più isolato. Ds e Margherita tentano di smarcarsi dalle mosse maldestre dell’esecutivo, la sinistra radicale minaccia le barricate in vista di nuovi tagli sulla spesa sociale.
Malumori continui provengono anche dalle formazioni, per così dire, “borderline”, quali l’Udeur e l’Italia dei Valori (da cui sarebbero in libera uscita altri tre senatori, oltre a De Gregorio, e quattro deputati). Come se non bastasse, il caso Telecom pende come una spada di Damocle sulle sorti di Romano Prodi e sodali. La questione è spinosa, quanto imbarazzante.
Nel giro di pochi giorni abbiamo assistito ad un valzer schizofrenico di ammissioni e ritrattazioni, di accuse e concessioni. In un primo momento il capo del Governo ha asserito di non sapere niente dello scorporo Tim – Telecom, poi è venuta fuori una bella letterina intestata Presidenza del Consiglio dei Ministri, in cui il consigliere economico di Prodi, Angelo Rovati, invitava Tronchetti Provera a favorire il noto scorporo. Rovati stesso dice di aver agito per proprio conto, ma è troppo tardi. E’ costretto a dimettersi. L’opposizione di centrodestra invita il premier a riferire alle Camere (si badi bene, Senato e Camera dei Deputati) sull’accaduto e il diretto interessato risponde: “Ma siamo matti?” in barba alle più banali regole della democrazia parlamentare.
Accortosi (o meglio minacciato pesantemente) dell’idiozia appena pronunziata, concede di parlare alla sola Camera dei Deputati, ma non al Senato (l’imbarazzo è notevole). Convinto infine da Marini, accetta di riferire anche a Palazzo Madama. Questo ad oggi. Ma è bene fare una riflessione spicciola. E’ mai possibile che Romano Prodi non sapesse nulla dell’operazione Telecom? Quale è il ruolo di Rovati?
E’ plausibile che il consigliere economico del premier abbia agito in solitaria, senza avvisare il Presidente del Consiglio? E per quale motivo Rovati avrebbe agito in gran segreto? Ora le cose son due. O abbiamo un primo ministro così ebete, che gliele fanno da sotto il naso o ci troviamo di fronte a un furbacchione un po’ maldestro. Con l’aggravante della turbativa di mercato da parte del capo dell’esecutivo. Una cosa gravissima, da Repubblica delle banane. Al popolo italiano l’ardua sentenza. In entrambi i casi, comunque, Romano Prodi dovrebbe dimettersi per manifesta incompetenza. O, come crede il sottoscritto (ma è una personalissima opinione), per aver gabbato l’intelligenza di una nazione. Semplicemente vergognoso.
A chi mi chiedesse di descrivere la situazione politica italiana non saprei francamente cosa rispondere. Posso tuttavia riportare sensazioni, percezioni e interrogativi della gente comune, quella che incontri per strada o al supermercato. In giro c’è aria d’attesa, come se, da un momento all’altro, le carte sul tavolo dovessero essere sparigliate. La confusione regna sovrana anche nei palazzoni del Potere, in primis in casa della maggioranza di governo. L’andazzo è quello che è, con il Presidente del Consiglio sempre più isolato. Ds e Margherita tentano di smarcarsi dalle mosse maldestre dell’esecutivo, la sinistra radicale minaccia le barricate in vista di nuovi tagli sulla spesa sociale.
Malumori continui provengono anche dalle formazioni, per così dire, “borderline”, quali l’Udeur e l’Italia dei Valori (da cui sarebbero in libera uscita altri tre senatori, oltre a De Gregorio, e quattro deputati). Come se non bastasse, il caso Telecom pende come una spada di Damocle sulle sorti di Romano Prodi e sodali. La questione è spinosa, quanto imbarazzante.
Nel giro di pochi giorni abbiamo assistito ad un valzer schizofrenico di ammissioni e ritrattazioni, di accuse e concessioni. In un primo momento il capo del Governo ha asserito di non sapere niente dello scorporo Tim – Telecom, poi è venuta fuori una bella letterina intestata Presidenza del Consiglio dei Ministri, in cui il consigliere economico di Prodi, Angelo Rovati, invitava Tronchetti Provera a favorire il noto scorporo. Rovati stesso dice di aver agito per proprio conto, ma è troppo tardi. E’ costretto a dimettersi. L’opposizione di centrodestra invita il premier a riferire alle Camere (si badi bene, Senato e Camera dei Deputati) sull’accaduto e il diretto interessato risponde: “Ma siamo matti?” in barba alle più banali regole della democrazia parlamentare.
Accortosi (o meglio minacciato pesantemente) dell’idiozia appena pronunziata, concede di parlare alla sola Camera dei Deputati, ma non al Senato (l’imbarazzo è notevole). Convinto infine da Marini, accetta di riferire anche a Palazzo Madama. Questo ad oggi. Ma è bene fare una riflessione spicciola. E’ mai possibile che Romano Prodi non sapesse nulla dell’operazione Telecom? Quale è il ruolo di Rovati?
E’ plausibile che il consigliere economico del premier abbia agito in solitaria, senza avvisare il Presidente del Consiglio? E per quale motivo Rovati avrebbe agito in gran segreto? Ora le cose son due. O abbiamo un primo ministro così ebete, che gliele fanno da sotto il naso o ci troviamo di fronte a un furbacchione un po’ maldestro. Con l’aggravante della turbativa di mercato da parte del capo dell’esecutivo. Una cosa gravissima, da Repubblica delle banane. Al popolo italiano l’ardua sentenza. In entrambi i casi, comunque, Romano Prodi dovrebbe dimettersi per manifesta incompetenza. O, come crede il sottoscritto (ma è una personalissima opinione), per aver gabbato l’intelligenza di una nazione. Semplicemente vergognoso.
22 settembre 2006
Vergogna a l’Indonesia! Fucilati tre Cattolici
Fabianus Tibo, Marianus Riwu e Dominggus Silva, sono stati fucilati stamane a l’alba vicino a l’aeroporto di Palu nell’Isola di Sulawesi.
I 3 cattolici erano accusati di avere ucciso nel 2000 alcuni musulmani, e dopo un processo farsa, riconosciuti colpevoli e condannati a morte.
I tre uomini hanno sempre dichiarato la loro innocenza.
Nel 1998 durante una rissa iniziata da alcuni musulmani che avevano messo a fuoco una chiesa cristiana nella citta’ di Poso, la violenza degenero’ con gruppi di musulmani che sistematicamente massacravano a colpi di machete qualsiasi cristiano, uomini, donne e bambini.
Nessun musulmano fu' mai arrestato.
Il Sulawesi e’ una delle tante isole che fa’ parte dell’arcipelago Indonesiano. Ex colonia Portoghese poi Olandese, La comunita’ cristiana del Sulawesi e’ concentrata nel nord e centro dell’isola , ed e’ una comunita’ indigena, cioe’ i nativi dell’isola convertiti da missionari Portoghesi ed Olandesi.
Nel 1970, il presidente Suharto, inizio’ una politica di “islamizzazione” del paese, facilitando le trasmigrazioni della maggioranza musulmana nelle regioni cristiane, con costruzioni di strade, ridistribuzioni di terre native ai nuovi coloni, spostamento forzato delle popolazioni cristiane, e controllo dell’amministrazione.
Questo si verifico’ non solo nel Sulawesi ma anche in altre provincie dell’arcipelago Indonesiano, le cosidette provincie delle spezie, nella parte est del paese (Maluku, Papua, Timor)
Durante il processo, gli avvocati della difesa furono attaccati, il giudice minacciato di morte , e non fu mai provata la colpevolezza dei 3 uomini.
Amnesty International aveva condannato il processo per la sua mancanza di imparzialità.
I tre uomini sono gli unici ad essere stati messi a morte dal governo Indonesiano per motivi di violenza religiosa. Ennesima vergogna, ennesima prova di ingiustizia, ennesima prova che l’islam e’ solo intolleranza e violenza.
21 settembre 2006
Lo show dei tiranni
A l'assemblea generale dell'ONU a New York, continua lo show dei tiranni.
Dopo il discorso del presidente iraniano Ahmadinejad che ha vomitato le solite accuse contro gli Stati Uniti, dopo i discorsi del Cubano Hernandez, di Mugabe e del Boliviano Morales (e la lista non finisce qui), il premio dell'imbecillita' e della retorica deve andare al presidente Venezuelano, Hugo Chavez.
Durante il suo discorso in un aula, per fortuna, mezza vuota, ha paragonato George Bush al diavolo, accusandolo di essere il padrone del mondo. "Yesterday, the devil came here," ha detto Chavez "Right here. Right here. And it smells of sulfur still today, this table that I am now standing in front of." Dopo di che si e' fatto il segno della croce e ha cominciato a pregare.
Bellissima la risposta di Condi Rice ai giornalisti che le chiedevano di commentare su quello che aveva detto Chavez: "I am not going to dignify a comment by the Venezuelan president to the president of the United States," ha detto, precisando poi che " a junior note-taker" was present, as is customary , when governments like that speak."
Mi chiedo allora a cosa servono queste assemblee? Se e' per dare l'opportunita' a questi pazzi di fare i scimmioni davanti alle telecamere mondiali, vomitare insulti a destra e a sinistra, e fare della retorica senza fine, ma perche'allora non organizzare diverse assemblee? Si potrebbe per esempio avere l'assemblea dei paesi seri durante la giornata e quella dei buffoni la sera. Cosi invece di guardarmi il solito film noioso, mi vedo lo show dei tiranni. Magari sul tema della trasmissione 'Saturday Night Live' , "Live from New York, it's the UN assembly with tonite, Hugo Chavez, Ahmadinejad, Gaddafi and our special guest , the ghost of Fidel..."
Se non fosse cosi tragico...Ennesima prova che l’ONU va riformata e adeguata al 21esimo secolo
E mentre questi “leaders” fanno grandi discorsi inutili imbevuti di retorica, a Darfour si rischia un nuovo genocidio!
20 settembre 2006
Ennesimo ceffone
Clamorosa sconfitta al Senato per la maggioranza dove la proposta del capogruppo di Forza Italia, Renato Schifani, e' passata con con 151 voti a favore, 148 contrari ed 1 astenuto . La richiesta di Forza Italia approvata dal Senato contiene «un invito al premier a presentarsi in aula».
Fa riflettere il fatto che Prodi non voglia presentarsi al Senato e invece si presentera' alla camera il 28 per riferire sul caso telecom. Poco importa la procedura, non polemizziamo su questi dettagli.
La notizia rilevante e' che Prodi ha preso un ennesimo ceffone, diciamo pure una pesante sconfitta, l'inizio di tante altre.
Non ci resta adesso che stare a vedere e intanto lasciarli cuocere nel loro brodo....
19 settembre 2006
Colpo di stato in Thailandia
Ora locale 11:30 PM 19 Settembre
Giunge la notizia che sarebbe in atto un colpo di stato in Thailandia.
Una decina di carri armati della 3rza e 5nta armata si stanno dirigendo verso il centro di Bangkok ed il parlamento.
I programmi alla televisione sono stati cancellati.
Lo stato di emergenza e' stato dichiarato.
Il primo ministro Thailandese Thaksin Shinawatra che si trova a New York per una conferenza alle Nazioni Unite sta tornando in Thailandia.
Ultimo aggiornamento Ore 6:30 AM 20 Settembre
Dopo una notte ad ascoltare le notizie ecco la situazione:
Si hanno adesso i dettagli del colpo di stato avvenuto ieri sera in Thailandia.
Il Colpo di stato e' stato organizzato dal generale musulmano Sonthi Boonyaratkalin mentre il primo ministro Thaksin Shinawatra si trovava a New York per l'assemblea generale delle Nazioni Unite. Il generale era stato destituito dal primo ministro Thaksin Shinawatra per non avere riportato la calma nelle provincie musulmane nel sud del paese.
I militari hanno creato un "consiglio democratico per le riforme" che comprende tutte le forze armate e la polizia nazionale.
I militari hanno subito confermato la loro lealtà al re Bhumibol Adul considerato un Dio in Thailandia, e confemandolo come capo dello stato.
Il primo ministro Thailandese ha fatto sapere da New York che si rifiutava di dimettersi considerando questo colpo di stato come un atto illegale. Non si sa quando il primo ministro tornera' in patria.
Condanna immediata da parte dell'Australia dove il ministro degli esteri Alexander Downer ha detto "We deeply regret the fact that such a coup has taken place; obviously to see democracy destroyed in that way is a matter for grave concern to us"
Immediate anche le critiche dagli Stati Uniti e l'unione Europea. Il ministro finlandese (La Finlandia ha la presidenza di turno dell'UE) ha dichiarato di essere preocupato e chiede il ritorno delle isitituzioni democratiche. " "It is highly regrettable that democratic institutions seem to have been taken over by military force. We emphasizes the need to revert to democratic order without delay."
Dichiarazioni di condanne anche dal Belgio, Olanda, Spagna, Francia ed Inghilterra.
Nessun commento invece dalla Farnesina.
16 settembre 2006
La malafede dell' Islam
Le stupide ed ignobili accuse che il Santo Padre avrebbe insultato il profeta Mohammed durante il suo discorso all'universita' di Ratisbona, dimostrano ancora una volta la malafede e l'intolleranza dell'islam, e francamente non c'e' da stupirsi di fronte alle reazioni del mondo musulmano. Hanno così creato l'ennesimo pretesto per infiammare le masse e giustificare la loro idea di guerra santa contro l'occidente.
Le parole del Santo Padre, ricordiamoci che egli e' un intellettuale e un teologo, erano da inserirsi nel contesto di tutto il suo discorso intitolato "la fede, la ragione e l'universita'". Il Papa ha citato un passaggio dell'imperatore Bizantino Manuele II Paleologus tratto da un dialogo tra l'imperatore e un persiano sulla cristianita' e l'islam nel 1391. Il Papa ha avvisato che queste erano " espressioni dure" e "brusche".
Ha poi citato dal libro: " mostrami cosa Mohammed ha apportato di nuovo, e lì troverai solo cose disumane, come quello di espandere la fede con la spada". Poi l'imperatore spiega in dettaglio le ragioni per le quali espandere la fede con la violenza non e' ragionevole. " La violenza non e' compatibile con la natura di Dio e la natura dell'anima".
Il Santo Padre ha poi citato direttamente dall'estensore del dialogo, tale Theodore Koury: " Per l'imperatore, bizantino con una cultura greca, questa citazione e' evidente. Ma per un musulamno, dio e' assolutamente trascendentale. La sua volonta' non e' legata con qualsisasi delle nostre categorie, anche quella della razionalita".
Questo ha detto il Papa. Le citazioni sono state chiaramente utilizzate per lanciare, supportare la tesi del suo discorso, altamente teologico, sulla relazione tra razionalità e fede, soprattutto nel contesto storico delle cose.
Tutto lì. Invece questi elementi, intolleranti, non hanno capito assolutamente niente del profondo pensiero del Papa che, invece, ha voluto introdurre un discorso sul rispetto e il dialogo tra le varie culture e religioni.
15 settembre 2006
L'irresponsabilità al potere.
Un articolo di Alessandro Corneli
Prodi aveva impostato tutta la sua campagna elettorale, nonché i primi 100 e più giorni del suo governo, sulla serietà, responsabilità, competenza, quali si potevano distillare dal suo parlare inframmezzato da lunghi silenzi pensosi.
Ora si scopre che è circondato da irresponsabili, quali il suo consigliere economico (non il consigliere atletico che cura la messa a punto della sua bicicletta), per la storia Angelo Rovati, che, parole dell’interessato, “come cittadino e come utente, la cosa che (gli stava) a cuore (era) che la rete pubblica (fosse) tutelata da possibili incursioni”.
Insomma, una “piccola vedetta”, che vedeva quello che tutti potevano vedere: l’indebitamento di Telecom, arcinoto da anni.
Che cosa fa l’intrepido D’Artagnan? Suppone che Tronchetti Provera stia pensando come uscire da una situazione sempre più pesante e butta giù, insieme ad un amico, un piano “artigianale” per Telecom, non ne fa parola con il suo datore di lavoro, Prodi, pregustando forse il momento di presentargli la quadratura del cerchio, e lo spedisce a Tronchetti Provera, che lo chiosa, e non ne parla nel suo incontro con Prodi, ma fa emergere da una riunione del CdA una suddivisione del gruppo che tutti interpretano come propedeutica alla vendita di Tim (ricavo previsto: oltre 30 miliardi di euro) per sanare il debito (intorno ai 40 miliardi di euro).
Se dessimo retta a chi dice che la vita è bella come e più di prima di Tangentopoli, immagineremmo la preparazione di una colossale tangente che avrebbe fatto decollare il “partito del Professore”: ma questa è immaginazione.
Il Corriere della Sera e il Sole24 Ore hanno svelato il piano di Rovati, e Prodi, naturalmente, ha negato tutto: un classico. Ma forse anche una pensante manovra su Prodi, in base al principio “non poteva non sapere” perché, se veramente non avesse saputo, sarebbe anche peggio.
Dilettantismo, irresponsabilità, artigianato politico-economico da consiglio comunale: se non teniamo a freno l’immaginazione, ci viene da pensare ad un complotto per fare fuori Prodi, che in questi giorni in Cina deve essere in grande tensione.
In tutto questo, Marco Tronchetti Provera non ci fa una bella figura: si può supporre che si sarebbe mosso sulla spinta del progetto artigianale di Rovati.
Dotato di un proprio senso dell’umorismo, o più probabilmente vittima di un distacco mentale dalla realtà, il Rovati ha definito tutto questo “un polverone indegno”.
Naturalmente interesserebbe conoscere chi sia l’amico di Rovati, co-estensore del piano, “che si occupa di telecomunicazioni”: per conto di chi? C’è di mezzo qualche altro politico di primo piano?
Non sappiamo se il centrodestra saprà sfruttare questa vicenda: temiamo di no; ma non si può mai sapere.
Certo è che Prodi dovrà guardare sotto il letto, ogni sera, prima di andare a dormire.
13 settembre 2006
Il concetto di liberta' economica secondo la sinistra
«Il governo ha diritto di conoscere»
Con queste parole Prodi ha confermato quello che e' e che diventera' l'Italia sotto il suo regime: un paese dove l'economia verra' pianificata, dove la gestione del sistema economico sara' di competenza esclusiva dello stato che definira' i piani di sviluppo di breve-media durata e regolera' gli impieghi delle risorse (capitali , forza del lavoro) al fine di ottenere gli obiettivi prestabiliti. In parole povere: Un economia colletivista, socialista, pianificata.
Fino alla caduta del muro di Berlino, questa era la politica economica dei paesi dell'Est. Questo tipo di economia fa parte di un ideologia antica, superata dalla storia e inevitabilmente votata al fallimento.
Sappiamo anche che questi personaggi sono espressione di un'ideologia fallita.
E chi, votando questi scellerati al governo, crede ancora di aver fatto un favore a l'Italia, si faccia un esame di coscienza. Magari però c'è ancora qualcuno che tende ad aspettare per vedere cosa succederà, che non è convinto che tutto sia così drammatico come appare. Giusto, aspettiamo! E' possibile che una grande parte di questi, chiamiamoli attendisti, siano i primi censori di programmi televisivi quali Grande Fratello! Ok!
Il grande fratello (Prodi, Visco etc) non potranno più eliminarlo con un semplice zapping; ma lo avranno gratuitamente nelle mura domestiche. Il controllo sui conti correnti e su tutte le forme di pagamento di qualunque tipo di spesa, sia essa per il medico, bollette, svago, lavoro, vacanza, auto, hobby, denota la volontà di controllare non solo l'orientamento dell'economia del paese, ma anche di incidere nella vita intima e privata del cittadino che in questo modo non è più il primo attore nell'evoluzione della vita sociale del paese ma si ritrova ad essere una pedina, in qualunque momento sacrificabile, in balia della Nomenklatura. L'abbiamo già visto! Andiamo a chiedere a chi tutto questo l'ha vissuto sulla sua pelle! A questo punto diventa sacrosanto il teorema borrelliano: "Non si può non sapere"!!!!
La mia vecchia scuola
Ieri per caso, leggendo un articlo su Vilfredo Pareto, ho trovato un sito sulla mia vecchia scuola in Svizzera. E bello ogni tanto ripensare al passato, sopratutto che quelli erano anni interessanti, e per me i piu' belli e piu' divertenti della mia vita.
E visto che siamo in tema ecco un sito per ricordare quegli anni...
11 settembre 2006
10 settembre 2006
Koranic schools in europe.
I would like to thank Simone for this article.
I attach a film showing what happened to some journalists of Canal+ a french private television channel when they set up to investigate a Koranic school in northern France. How many more like these in Italy, in Spain, in Germany? And we are the one labeled intolerants?
On the subject of koranic schools: The british secret service MI5 is checking all Koranic schools in Britain, a country that is fast becoming al-Qaida's European headquarters "housing a secret army of thousands of well-trained guerrilla fighters ready to kill in the name of religion." as Peter Clarke, head of Scotland Yard's anti-terrorist squad recently put it.
The first reports are disturbing. There are at least 2000 "sleeping" terrorists cells ready for "martyrdom", a gigantic web of jihadists soldiers prepared to attack. All posess a manual supplied by Al-Qaida wich MI5 Director Eliza Manningham-Buller tells Home Secretary John Reid is "the most sophisticated terror manual ever found in this country."
I attach a film showing what happened to some journalists of Canal+ a french private television channel when they set up to investigate a Koranic school in northern France. How many more like these in Italy, in Spain, in Germany? And we are the one labeled intolerants?
On the subject of koranic schools: The british secret service MI5 is checking all Koranic schools in Britain, a country that is fast becoming al-Qaida's European headquarters "housing a secret army of thousands of well-trained guerrilla fighters ready to kill in the name of religion." as Peter Clarke, head of Scotland Yard's anti-terrorist squad recently put it.
The first reports are disturbing. There are at least 2000 "sleeping" terrorists cells ready for "martyrdom", a gigantic web of jihadists soldiers prepared to attack. All posess a manual supplied by Al-Qaida wich MI5 Director Eliza Manningham-Buller tells Home Secretary John Reid is "the most sophisticated terror manual ever found in this country."
09 settembre 2006
Buona Amministrazione
Un articolo di Augusto Fei
In ogni famiglia dotata di buon senso e correttezza la gestione famigliare risponde normalmente a delle semplici ed intuitive regole.
Innanzitutto si calcola su quali entrate il nucleo famigliare può contare nel corso dell’anno; in base a questa previsione si determina quale sarà il tenore di vita che consentirà di non trovarsi nella necessità di indebitarsi (la propria “capacità di spessa”). Eventualmente si progettano delle spese parzialmente finanziate dall’esterno solo se si tratta di acquisti di beni durevoli o di determinati investimenti: acquisto della casa, automobile, lavori di rinnovo, mobili eccetera, sempre tenendo tuttavia presente che i debiti, mutui compresi, dovranno essere rimborsati, e che quindi nella determinazione del tenore di vita che ci si può permettere occorrerà mettere in conto quanto occorrerà per il “servizio del debito”.
In tal modo questa famiglia – che rappresenta fortunatamente la grande massa delle famiglie – si atterrà alla sana norma di non far uscire più di quanto può entrare. Come diceva il signor Micawber, se guadagni una sterlina e spendi 19 scellini, sei ricco, se invece ne spendi 21, sei destinato alla povertà.
Queste semplici regole di comportamento sembra però che non valgano per quanto riguarda la cosa pubblica. Nel settore pubblico ci si comporta esattamente al contrario. Prima si stabilisce quanto si vuole spendere (quindi il “tenore di vita” che ci si vuole concedere) e poi, in base a questa determinazione si cercano le entrate per chiudere il cerchio. Questo modo di procedere è reso possibile dal fatto che le entrate, per l’ente pubblico, è il caso di ricordarlo, sono rappresentate dalle tasse imposte ai cittadini: basta quindi lasciare meno soldi ai cittadini, per raccogliere qualche cosa in più. Se poi, per i più svariati motivi , non si riesce a raccogliere abbastanza tasse per coprire le spese, non si procede, come sarebbe logico, ad una riduzione delle spese, ma si ricorre all’indebitamento.
Va ricordato che la determinazione del livello di spesa che si vuole effettuare nell’esercizio molto spesso non risponde alle effettive necessità del paese, ma piuttosto ad interessi settoriali di minoranze spesso esigue, ad interessi elettorali e ad altre motivazioni di carattere se non biasimevole certamente non di interesse generale. Infine è evidente che il ricorso all’indebitamento provoca una spirale perversa, perché diventa necessario pagare interessi sul debito, e quindi si appesantisce in tal modo il livello delle spese “obbligatorie”, e si è perciò costretti a ricorrere ad un incremento della tassazione oppure ad un ulteriore indebitamento.
Questi sono i motivi per i quali nel nostro paese abbiamo contemporaneamente un alto livello di tassazione (se si comprendono sotto questa voce tutti i tributi, contributi e balzelli vari, statali, regionali, provinciali e comunali) ed il più alto livello di indebitamento in Europa, indebitamento che supera abbondantemente il PIL. La conseguenza di questo stato di cose – che generalmente viene definito “finanza allegra” - è stato e continua ad essere la sottrazione di ingenti risorse sia ai consumi, con conseguenze nefaste sulla produzione di ricchezza, sia, e la cosa è ancor più grave, all’investimento, pubblico e privato, ed in tal modo si pone un grave freno allo sviluppo economico e si provoca una seria perdita di competitività del nostro sistema nei confronti del resto del mondo.
Per quanto riguarda poi l’altissimo livello di indebitamento del nostro sistema, sembra ragionevole pensare che esso non potrà mai essere realmente rimborsato a coloro che hanno investito in titoli di stato. Infatti, ipotizzando di ridurre a livelli più ragionevoli l’indebitamento stesso, per esempio al 50% del PIL, occorre prevedere il rimborso di un importo pari a circa il 60% del PIL. Supponendo di pianificare un rimborso in venti anni, occorre prevedere di rimborsare un importo pari al 3% del PIL ogni anno. Dato che il deficit del bilancio statale, e quindi il nuovo indebitamento, si aggira intorno al 3% del PIL, quando non raggiunge livelli anche superiori, il rimborso, secondo l’ipotesi formulata in precedenza, richiederebbe un miglioramento dei conti statali pari ad almeno il 6% del PIL.
Sappiamo peraltro che il prelievo fiscale totale si aggira intorno al 43% del PIL stimato, che comprende circa un 20% di “sommerso”; ciò significa che il prelievo pubblico dovrebbe attestarsi a poco meno del 50% del PIL stimato, e quindi a circa il 60% della quota di PIL ufficialmente dichiarata dai contribuenti (“sommerso” escluso). Dato che un prelievo di tale livello non può evidentemente essere effettuato senza portare inevitabilmente al fallimento l’intero paese, è da ritenersi del tutto chimerico ed impossibile il rientro in misura accettabile del debito pubblico, anche tenendo conto del fatto che il debito si svaluta ogni anno di una percentuale pari all’inflazione. A meno che non si provveda ad una drastica riduzione delle spese, rientrando nella logica del “buon padre di famiglia” indicata all’inizio. Tutto ciò può ottenersi solo ripensando e rivoltando completamente l’organizzazione dello stato e dei poteri pubblici, cosa impensabile da parte di una classe politica e parapolitica avida ed incompetente, attenta unicamente ai propri successi elettorali ed alla perpetuazione del proprio potere.
E’ quindi evidente che unicamente cambiando in modo radicale non solo le regole, ma soprattutto la mentalità prevalente oggi nella classe politica, e riducendo al minimo indispensabile l’influenza del settore pubblico nell’economia e nella vita dei cittadini sarà possibile avviare un ciclo virtuoso che ridia slancio allo sviluppo del paese e ne accresca la capacità competitiva nel mondo globalizzato odierno.
In ogni famiglia dotata di buon senso e correttezza la gestione famigliare risponde normalmente a delle semplici ed intuitive regole.
Innanzitutto si calcola su quali entrate il nucleo famigliare può contare nel corso dell’anno; in base a questa previsione si determina quale sarà il tenore di vita che consentirà di non trovarsi nella necessità di indebitarsi (la propria “capacità di spessa”). Eventualmente si progettano delle spese parzialmente finanziate dall’esterno solo se si tratta di acquisti di beni durevoli o di determinati investimenti: acquisto della casa, automobile, lavori di rinnovo, mobili eccetera, sempre tenendo tuttavia presente che i debiti, mutui compresi, dovranno essere rimborsati, e che quindi nella determinazione del tenore di vita che ci si può permettere occorrerà mettere in conto quanto occorrerà per il “servizio del debito”.
In tal modo questa famiglia – che rappresenta fortunatamente la grande massa delle famiglie – si atterrà alla sana norma di non far uscire più di quanto può entrare. Come diceva il signor Micawber, se guadagni una sterlina e spendi 19 scellini, sei ricco, se invece ne spendi 21, sei destinato alla povertà.
Queste semplici regole di comportamento sembra però che non valgano per quanto riguarda la cosa pubblica. Nel settore pubblico ci si comporta esattamente al contrario. Prima si stabilisce quanto si vuole spendere (quindi il “tenore di vita” che ci si vuole concedere) e poi, in base a questa determinazione si cercano le entrate per chiudere il cerchio. Questo modo di procedere è reso possibile dal fatto che le entrate, per l’ente pubblico, è il caso di ricordarlo, sono rappresentate dalle tasse imposte ai cittadini: basta quindi lasciare meno soldi ai cittadini, per raccogliere qualche cosa in più. Se poi, per i più svariati motivi , non si riesce a raccogliere abbastanza tasse per coprire le spese, non si procede, come sarebbe logico, ad una riduzione delle spese, ma si ricorre all’indebitamento.
Va ricordato che la determinazione del livello di spesa che si vuole effettuare nell’esercizio molto spesso non risponde alle effettive necessità del paese, ma piuttosto ad interessi settoriali di minoranze spesso esigue, ad interessi elettorali e ad altre motivazioni di carattere se non biasimevole certamente non di interesse generale. Infine è evidente che il ricorso all’indebitamento provoca una spirale perversa, perché diventa necessario pagare interessi sul debito, e quindi si appesantisce in tal modo il livello delle spese “obbligatorie”, e si è perciò costretti a ricorrere ad un incremento della tassazione oppure ad un ulteriore indebitamento.
Questi sono i motivi per i quali nel nostro paese abbiamo contemporaneamente un alto livello di tassazione (se si comprendono sotto questa voce tutti i tributi, contributi e balzelli vari, statali, regionali, provinciali e comunali) ed il più alto livello di indebitamento in Europa, indebitamento che supera abbondantemente il PIL. La conseguenza di questo stato di cose – che generalmente viene definito “finanza allegra” - è stato e continua ad essere la sottrazione di ingenti risorse sia ai consumi, con conseguenze nefaste sulla produzione di ricchezza, sia, e la cosa è ancor più grave, all’investimento, pubblico e privato, ed in tal modo si pone un grave freno allo sviluppo economico e si provoca una seria perdita di competitività del nostro sistema nei confronti del resto del mondo.
Per quanto riguarda poi l’altissimo livello di indebitamento del nostro sistema, sembra ragionevole pensare che esso non potrà mai essere realmente rimborsato a coloro che hanno investito in titoli di stato. Infatti, ipotizzando di ridurre a livelli più ragionevoli l’indebitamento stesso, per esempio al 50% del PIL, occorre prevedere il rimborso di un importo pari a circa il 60% del PIL. Supponendo di pianificare un rimborso in venti anni, occorre prevedere di rimborsare un importo pari al 3% del PIL ogni anno. Dato che il deficit del bilancio statale, e quindi il nuovo indebitamento, si aggira intorno al 3% del PIL, quando non raggiunge livelli anche superiori, il rimborso, secondo l’ipotesi formulata in precedenza, richiederebbe un miglioramento dei conti statali pari ad almeno il 6% del PIL.
Sappiamo peraltro che il prelievo fiscale totale si aggira intorno al 43% del PIL stimato, che comprende circa un 20% di “sommerso”; ciò significa che il prelievo pubblico dovrebbe attestarsi a poco meno del 50% del PIL stimato, e quindi a circa il 60% della quota di PIL ufficialmente dichiarata dai contribuenti (“sommerso” escluso). Dato che un prelievo di tale livello non può evidentemente essere effettuato senza portare inevitabilmente al fallimento l’intero paese, è da ritenersi del tutto chimerico ed impossibile il rientro in misura accettabile del debito pubblico, anche tenendo conto del fatto che il debito si svaluta ogni anno di una percentuale pari all’inflazione. A meno che non si provveda ad una drastica riduzione delle spese, rientrando nella logica del “buon padre di famiglia” indicata all’inizio. Tutto ciò può ottenersi solo ripensando e rivoltando completamente l’organizzazione dello stato e dei poteri pubblici, cosa impensabile da parte di una classe politica e parapolitica avida ed incompetente, attenta unicamente ai propri successi elettorali ed alla perpetuazione del proprio potere.
E’ quindi evidente che unicamente cambiando in modo radicale non solo le regole, ma soprattutto la mentalità prevalente oggi nella classe politica, e riducendo al minimo indispensabile l’influenza del settore pubblico nell’economia e nella vita dei cittadini sarà possibile avviare un ciclo virtuoso che ridia slancio allo sviluppo del paese e ne accresca la capacità competitiva nel mondo globalizzato odierno.
08 settembre 2006
Un Italia Orwelliana
Leggete, rabbrividite, scappate o scendete in piazza. Ma qualchecosa va fatto perche' questi scelerati porteranno il paese alla rovina.
E ricordo a tutti gli Italiani che vivono all'estero che questo maledetto governo ha gia' abolito la no tax area, abolito il ministero degli italiani nel mondo,per non parlare della RAI Internazionale che e' gia' una vergogna in se, firguriamoci con i nuovi dirigenti amici di Prodi...Questi sono solo degli esempi del totale disinteresse che il governo ha dimostrato nei nostri confronti.
All' 'inquisizione fiscale' basta 1 mail
di Francesco Forte
Il grande fratello da oggi, in Italia, è in funzione. E' come quello descritto da Orwell, nel libro 1984. Con la differenza che là era il Ministro delle verità del dittatore comunista, che osservava tutti tramite il video installato in ogni stanza, questo è il grande fratello fiscale del premier Prodi che, tramite il viceministro delle finanze Visco, guarderà tutti i nostri movimenti bancari, coi metodi elettronici e informatici più precisi e invasivi. Una semplice e-mail, dal 1° settembre, permette al fisco di ottenere, a sua discrezione, dalle banche tutte le informazioni riguardanti i conti e pagamenti fatti e ricevuti del signor Rossi.
La persona fisica o la ditta o l'ente che ha avuto occasionalmente un rapporto col signor Rossi, tramite banca, in base a quella mail, potrà essere automaticamente ispezionata. E ciò, fra l'altro, retroattivamente sino al 1° gennaio del 2005.
Non solo il segreto, ma anche il riserbo bancario non c'è più e anche la privacy è annullata. Infatti non occorre più che il Fisco abbia un'autorizzazione a indagare, a causa di irregolarità riscontrate o di qualche altro motivo oggettivo. Adesso basta una e-mail, un messaggio elettronico del Fisco.
E l'ispezione bancaria può essere a tutto campo. Tramite assegni e bonifici e pagamenti elettronici effettuati e ricevuti, il grande fratello governativo potrà sapere quali idee e affiliazioni politiche ha il signor Rossi o la consorte. Ciò in quanto il fisco così può sapere a quale giornale ha fatto l'abbonamento lui o lei e di quali associazioni sono tesserati. Inoltre sarà possibile sapere se il signor Rossi ha preferenze femminili o d'altra inclinazione, tramite i locali a cui ha pagato conti elettronici e, naturalmente, se il suo apparato dentario è o no buono, quali sport ed hobby preferisca.
Il signor Rossi non è in grado di sapere se la sua consorte faccia spese frivole ed abbia amicizie extra coniugali, se lei non lo vuole. Ma il fisco lo può sapere tramite gli accertamenti bancari: assegni, bonifici, pagamenti elettronici, conti e libretti a risparmio congiunti e disgiunti, proventi di affitti e titoli e prenotazioni.
La signora Rossi da adesso sino al prossimo anno può pagare in contanti i servizi di lavoro autonomo, professionisti e artigiani, solo sotto i mille euro. Fra un anno sotto i cinquecento euro e fra due solo sotto i cento euro. Potrà prelevare in banca somme maggiori per pagare cash servizi non fatturati, ma allora il grande fratello vedendo che la signora Rossi fa prelievi consistenti di denaro, potrà dar la caccia alle sue condotte.
Nel libro di Orwell il protagonista Winston Smith non sa se il Ministro della verità lo sta spiando, non sa che cosa il grande fratello pensi di lui, sulla base delle informazioni raccolte sui suoi movimenti. L'incertezza è ciò che più lo preoccupa. II signor Rossi probabilmente non saprà se il fisco sta guardando il suo conto in banca ed ignorerà che cosa il Ministero delle finanze pensi dei suoi movimenti bancari.
La certezza fiscale, ha scritto Adam Smith nella "Ricchezza delle nazioni", è la prima massima del buon sistema tributario. Ciò perché nell'economia libera ciascuno ha diritto di sapere in anticipo a quali obblighi è tenuto, rispetto alle leggi dello stato e a quali conseguenze va incontro se commette una violazione volontaria o meno.
Il redditometro, da me introdotto, come Ministro delle Finanze, nel 1985, aveva due caratteristiche. La sua applicazione scattava solo se il fisco trovava gravi e congruenti indizi che la dichiarazione del contribuente non era veritiera. Inoltre si basava solo su uno fra cinque indici di tenore di vita facilmente accertabili: auto, casa, cavallo, domestici, barca a motore o a vela sopra un certo costo. E ciascuno di essi dava luogo a un reddito presunto noto a priori, sulla base di parametri fissi.
Ad esempio a chi aveva un cavallo, se la dichiarazione dei redditi risultava inattendibile, veniva automaticamente accertato un reddito lordo di imposta pari a tre volte il costo di ammortamento e mantenimento del cavallo, individuato con una tabella prestabilita, sulla base del ragionamento che un terzo del reddito andasse al cavallo, un terzo al suo proprietario e un terzo al fisco, in imposta. Se il contribuente aveva una grossa barca, con costo superiore al cavallo, il calcolo dei tre terzi si faceva solo su questa, anche qui con una tabella prefissata.
Mi si disse che questo è un metodo rozzo. E' vero. Ma l'imposta, dice Adam Smith nella "Ricchezza delle nazioni", deve essere certa e semplice.
II Ministro della verità ragiona in tutt'altro modo: la sua inquisizione è completa e la conseguente valutazione è discrezionale, perché lui vuole la inafferrabile verità fiscale. E fruga in banca e va indietro nel tempo, perché così può cogliere di sorpresa il signor Rossi. Che, come il Winston Smith di Orwell così cercherà di nascondersi in un cantuccio per non essere visto.
Fuor di metafora metterà i soldi sotto il mattone, all'estero, ci penserà due volte a investire in Italia.
07 settembre 2006
A meeting of tyrants
The summit of Non-Aligned countries will take place in Havana on the 11th of September 2006. The Iranian president said he would participate on his way to the UN General Assembly later this month.
Immagine: Ahmadinejad alongside Chavez and Castro. The meeting of tyrants.
It is also frightening especially for Latin America. An Iranian connection would introduces a new element of instability in that continent. If it has not already.
Chavez is a known supporter of Ahmadinejad and vice versa.
Venezuela was the only country that voted no against a resolution of the International Atomic Energy Agency condemning Iran for its many failures and breaches of obligations to comply with treaties commitments. Chavez has always made clear that it backs Iran's nuclear ambitions.
Iran on the other hand has signed contracts with Venezuela valued at more than $1 billion to build 10,000 residential units and a batch of manufacturing plants. According to the reports it includes the transfer of "technology" from Iran and the importation of Iranian "professionals" to support the efforts.
I can immagine what they mean by "professionals" and "technology"....
American and European intelligence agencies should make a greater effort to find out exactly what projects the Castro-Chavez-Ahmadinejad trio really has in mind.
I don't think it is for the good of the free world.
Immagine: Ahmadinejad alongside Chavez and Castro. The meeting of tyrants.
It is also frightening especially for Latin America. An Iranian connection would introduces a new element of instability in that continent. If it has not already.
Chavez is a known supporter of Ahmadinejad and vice versa.
Venezuela was the only country that voted no against a resolution of the International Atomic Energy Agency condemning Iran for its many failures and breaches of obligations to comply with treaties commitments. Chavez has always made clear that it backs Iran's nuclear ambitions.
Iran on the other hand has signed contracts with Venezuela valued at more than $1 billion to build 10,000 residential units and a batch of manufacturing plants. According to the reports it includes the transfer of "technology" from Iran and the importation of Iranian "professionals" to support the efforts.
I can immagine what they mean by "professionals" and "technology"....
American and European intelligence agencies should make a greater effort to find out exactly what projects the Castro-Chavez-Ahmadinejad trio really has in mind.
I don't think it is for the good of the free world.
05 settembre 2006
Francesi rosiconi...
French historian Pierre Milza, author of Histoire de l'Italie wrote "In French imagination Italy is synonymous with trickery". "The Italian is someone who knives you in the back without being seen".
Let me refresh Mr. Milza memory with a brief French Military History
Gallic Wars: Lost. In a war whose ending foreshadows the next 2000 years of French history, France is conquered by of all things, an Italian.
Hundred Years War: Mostly lost, saved at last by a female schizophrenic who inadvertently creates The First Rule of French Warfare - "France's armies are victorious only when not led by Frenchmen."
Italian Wars: Lost. France becomes the first and only country ever to lose two wars when fighting Italians.
Wars of Religion: France goes 0-5-4 against the Huguenots.
Thirty Years' War: France is technically not a participant, but manages to get invaded anyway. Claims a tie on the basis that eventually the other participants started ignoring her.
War of Devolution: Tied; Frenchmen take to wearing red flowerpots as chapeaux.
The Dutch War: Tied.
War of the Augsburg League/King William's War/French and Indian War: Lost, but claimed as a tie. Deluded Frogophiles the world over label the period as the height of French Military Power.
War of the Spanish Succession: Lost. The War also gave the French their first taste of a Marlborough, which they have loved ever since.
American Revolution: In a move that will become quite familiar , France claims a win even though the English colonists saw far more action. This is later known as "de Gaulle Syndrome", and leads to the Second Rule of French Warfare: "France only wins when America does most of the fighting".
French Revolution: Won, primarily due to the fact that the opponent was also French.
The Napoleonic Wars: Lost. Temporary victories (remember the First Rule!) due to leadership of a Corsican, who ended up being no match for a British footwear designer.
The Franco-Prussian War: Lost. Germany first plays the role of drunk Frat boy to France's ugly girl home alone on a Saturday night.
WWI: Tied and on the way to losing, France is saved by the United States. Thousands of French women find out what it's like not only to sleep with a winner, but one who doesn't call her "Fraulein." Sadly, widespread use of condoms by American forces forestalls any improvement in the French bloodline.
WWII: Lost. Conquered French liberated by the United States and Britain just as they finish learning the Horst Wessel Song.
War in Indochina: Lost. French forces plead sickness, take to bed with Dien Bien Flu.
Algerian Rebellion: Lost. Loss marks the first defeat of a Western army by a Non-Turkish Muslim force since the Crusades, and produces the First Rule of Muslim Warfare -"We can always beat the French." This rule is identical to the First Rules of the Italians, Russians, Germans, English, Dutch, Spanish, Vietnamese, and Eskimos.
War on Terrorism: France, keeping in mind its recent history, surrenders to Germans and Muslims just to be safe.
As General George S. Patton said: "I would rather have a German division in front of me than a French one behind me."
Let me refresh Mr. Milza memory with a brief French Military History
Gallic Wars: Lost. In a war whose ending foreshadows the next 2000 years of French history, France is conquered by of all things, an Italian.
Hundred Years War: Mostly lost, saved at last by a female schizophrenic who inadvertently creates The First Rule of French Warfare - "France's armies are victorious only when not led by Frenchmen."
Italian Wars: Lost. France becomes the first and only country ever to lose two wars when fighting Italians.
Wars of Religion: France goes 0-5-4 against the Huguenots.
Thirty Years' War: France is technically not a participant, but manages to get invaded anyway. Claims a tie on the basis that eventually the other participants started ignoring her.
War of Devolution: Tied; Frenchmen take to wearing red flowerpots as chapeaux.
The Dutch War: Tied.
War of the Augsburg League/King William's War/French and Indian War: Lost, but claimed as a tie. Deluded Frogophiles the world over label the period as the height of French Military Power.
War of the Spanish Succession: Lost. The War also gave the French their first taste of a Marlborough, which they have loved ever since.
American Revolution: In a move that will become quite familiar , France claims a win even though the English colonists saw far more action. This is later known as "de Gaulle Syndrome", and leads to the Second Rule of French Warfare: "France only wins when America does most of the fighting".
French Revolution: Won, primarily due to the fact that the opponent was also French.
The Napoleonic Wars: Lost. Temporary victories (remember the First Rule!) due to leadership of a Corsican, who ended up being no match for a British footwear designer.
The Franco-Prussian War: Lost. Germany first plays the role of drunk Frat boy to France's ugly girl home alone on a Saturday night.
WWI: Tied and on the way to losing, France is saved by the United States. Thousands of French women find out what it's like not only to sleep with a winner, but one who doesn't call her "Fraulein." Sadly, widespread use of condoms by American forces forestalls any improvement in the French bloodline.
WWII: Lost. Conquered French liberated by the United States and Britain just as they finish learning the Horst Wessel Song.
War in Indochina: Lost. French forces plead sickness, take to bed with Dien Bien Flu.
Algerian Rebellion: Lost. Loss marks the first defeat of a Western army by a Non-Turkish Muslim force since the Crusades, and produces the First Rule of Muslim Warfare -"We can always beat the French." This rule is identical to the First Rules of the Italians, Russians, Germans, English, Dutch, Spanish, Vietnamese, and Eskimos.
War on Terrorism: France, keeping in mind its recent history, surrenders to Germans and Muslims just to be safe.
As General George S. Patton said: "I would rather have a German division in front of me than a French one behind me."
04 settembre 2006
Iranian Kofi
The New York Times, September 4, 2006
TEHRAN, Sept. 3 — The United Nations secretary general, Kofi Annan, said Sunday after meeting here with President Mahmoud Ahmadinejad of Iran that the president was willing to enter into negotiations on his country’s nuclear program but would not agree to suspending uranium enrichment beforehand, as demanded by the Security Council.
I don't know why, but I feel an odd sense of déjà vu...
TEHRAN, Sept. 3 — The United Nations secretary general, Kofi Annan, said Sunday after meeting here with President Mahmoud Ahmadinejad of Iran that the president was willing to enter into negotiations on his country’s nuclear program but would not agree to suspending uranium enrichment beforehand, as demanded by the Security Council.
I don't know why, but I feel an odd sense of déjà vu...
03 settembre 2006
Un pensiero per i nostri soldati
I soldati Italiani stanno in questo momento sbarcando in Libano.
Io non sono contrario a l'invio dei nostri soldati per missioni di pace come lo abbiamo fatto in Afghanistan e Iraq. Sono contrario a questa missione, perche' frettolosa, senza regole precise, sotto un mandato ONU poco chiaro, in una regione pericolosa e voluta da Prodi e D'Alema solo per fini politici.
Detto questo faccio un pensiero e una preghiera per i nostri soldati, augurandoli di tornare presto in patria
01 settembre 2006
I ceffoni del Corriere.
Un articolo di Alessandro Corneli
Con due editoriali, apparsi giovedì e venerdì scorsi, il Corriere della Sera ha rifilato due veri e propri ceffoni alla sinistra. Con il primo, dedicato ai Ds, descritti come avviliti per l’emarginazione dal mondo degli affari che conta, ma accusati di essere causa del proprio male perché i post-comunisti continuano a voler essere centrali nel rapporto politica-affari, il Corriere ha voluto rimettere in riga il maggior partito della coalizione di centrosinistra. Con il secondo, dedicato alla politica estera, con parole sferzanti il Corriere ha accusato il governo di essere un parvenu, di continuare nel solco della tradizione italiana per cui la politica estera serve ad apparire e soprattutto a creare consenso da spendere nel dibattito politico interno. Se si aggiunge il forte richiamo di Bruxelles all’Italia sulla tenuta dei conti pubblica, non sembra che l’idea che a Bruxelles si ha dell’Italia sia cambiata da quando Prodi ha sostituito Berlusconi.
Sul primo punto, la risposta piccata di Fassino al Corriere è stata di una tale ovvietà che non ha bisogno di commenti. Probabilmente non ha capito che l’articolo del Corriere era una provocazione, che ha avuto un risultato: quello di impegnare i Ds sulla difesa di una Finanziaria che a sinistra dei Ds e nei sindacati è già contestata.
Sul secondo punto, pur nella loro superficialità e scarsa costruttività, le accuse del centrodestra a Prodi e D’Alema di enfatizzare in modo eccessivamente propagandistico il ruolo internazionale dell’Italia hanno avuto un riconoscimento implicito da parte di una forza terza, per cui se qualche cosa andrà male è già scritto il copione: le tegole sono cadute in testa a chi è andato a cercarle.
Sul terzo punto, l’Italia è ben conosciuta a Bruxelles per i suoi impegni europeistici che poi sono sistematicamente mancati. Con un Epifani che già mette le mani avanti sulla Finanziaria, in Europa non si diradano i dubbi sul nostro Paese. Il leader sindacale, che indubbiamente dispone di autonome fonti di calcolo, ha detto, criticando la “vecchia politica di tagli” allo stato sociale, che l'obiettivo del 2,8% del deficit si potrebbe raggiungere anche “con una manovra inferiore ai 30 miliardi”. In pratica, si è riferito solo al “boom delle entrate”. Epifani non ha apprezzato le notizie filtrate sulla riforma delle pensioni, che a suo giudizio non si devono toccare.
Secondo Bonanni, della Cisl, “Padoa Schioppa sbaglia a dire no ad una manovra in due tempi e anche questa tempestività di Almunia da Bruxelles è stata esemplare e un po’ sospetta”.
Per il momento, Prodi e il suo ministro dell’Economia hanno resistito, ma poi bisognerà vedere che cosa accadrà quando la Finanziaria arriverà in Parlamento. Qualcuno sospetta che Prodi pensi ad allargare la maggioranza o a sostituirne qualche defezione. Sul punto, ha detto: “Non mettiamo limiti alla provvidenza”. Esclusa, invece, in sintonia con D’Alema, l'idea di una grande coalizione.
Come ha messo in evidenza Carlo Pelanda su il Giornale di venerdì, ciò che preoccupa Bruxelles è che il debito pubblico italiano continua a crescere e quindi va ad incidere sul debito pubblico complessivo dei Paesi dell’euro, mettendo in pericolo la credibilità della moneta unica. Tanto più che l’idea di fare uscire l’Italia dall’euro avrebbe proprio l’effetto di fare naufragare la moneta unica: a Bruxelles si sospetta quindi che l’Italia faccia il solito gioco del ricatto: deve essere sopportata con la sua politica economica inconcludente perché metterla fuori significherebbe far fallire tutto il progetto europeo.
Con due editoriali, apparsi giovedì e venerdì scorsi, il Corriere della Sera ha rifilato due veri e propri ceffoni alla sinistra. Con il primo, dedicato ai Ds, descritti come avviliti per l’emarginazione dal mondo degli affari che conta, ma accusati di essere causa del proprio male perché i post-comunisti continuano a voler essere centrali nel rapporto politica-affari, il Corriere ha voluto rimettere in riga il maggior partito della coalizione di centrosinistra. Con il secondo, dedicato alla politica estera, con parole sferzanti il Corriere ha accusato il governo di essere un parvenu, di continuare nel solco della tradizione italiana per cui la politica estera serve ad apparire e soprattutto a creare consenso da spendere nel dibattito politico interno. Se si aggiunge il forte richiamo di Bruxelles all’Italia sulla tenuta dei conti pubblica, non sembra che l’idea che a Bruxelles si ha dell’Italia sia cambiata da quando Prodi ha sostituito Berlusconi.
Sul primo punto, la risposta piccata di Fassino al Corriere è stata di una tale ovvietà che non ha bisogno di commenti. Probabilmente non ha capito che l’articolo del Corriere era una provocazione, che ha avuto un risultato: quello di impegnare i Ds sulla difesa di una Finanziaria che a sinistra dei Ds e nei sindacati è già contestata.
Sul secondo punto, pur nella loro superficialità e scarsa costruttività, le accuse del centrodestra a Prodi e D’Alema di enfatizzare in modo eccessivamente propagandistico il ruolo internazionale dell’Italia hanno avuto un riconoscimento implicito da parte di una forza terza, per cui se qualche cosa andrà male è già scritto il copione: le tegole sono cadute in testa a chi è andato a cercarle.
Sul terzo punto, l’Italia è ben conosciuta a Bruxelles per i suoi impegni europeistici che poi sono sistematicamente mancati. Con un Epifani che già mette le mani avanti sulla Finanziaria, in Europa non si diradano i dubbi sul nostro Paese. Il leader sindacale, che indubbiamente dispone di autonome fonti di calcolo, ha detto, criticando la “vecchia politica di tagli” allo stato sociale, che l'obiettivo del 2,8% del deficit si potrebbe raggiungere anche “con una manovra inferiore ai 30 miliardi”. In pratica, si è riferito solo al “boom delle entrate”. Epifani non ha apprezzato le notizie filtrate sulla riforma delle pensioni, che a suo giudizio non si devono toccare.
Secondo Bonanni, della Cisl, “Padoa Schioppa sbaglia a dire no ad una manovra in due tempi e anche questa tempestività di Almunia da Bruxelles è stata esemplare e un po’ sospetta”.
Per il momento, Prodi e il suo ministro dell’Economia hanno resistito, ma poi bisognerà vedere che cosa accadrà quando la Finanziaria arriverà in Parlamento. Qualcuno sospetta che Prodi pensi ad allargare la maggioranza o a sostituirne qualche defezione. Sul punto, ha detto: “Non mettiamo limiti alla provvidenza”. Esclusa, invece, in sintonia con D’Alema, l'idea di una grande coalizione.
Come ha messo in evidenza Carlo Pelanda su il Giornale di venerdì, ciò che preoccupa Bruxelles è che il debito pubblico italiano continua a crescere e quindi va ad incidere sul debito pubblico complessivo dei Paesi dell’euro, mettendo in pericolo la credibilità della moneta unica. Tanto più che l’idea di fare uscire l’Italia dall’euro avrebbe proprio l’effetto di fare naufragare la moneta unica: a Bruxelles si sospetta quindi che l’Italia faccia il solito gioco del ricatto: deve essere sopportata con la sua politica economica inconcludente perché metterla fuori significherebbe far fallire tutto il progetto europeo.
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