Qualche giorno fa' Il compagno presidente Napolitano ha detto : “Nel voto sulle missioni militari, è chiaro che la scelta della Cdl di votare a favore è una scelta che ho apprezzato. Ciò non toglie che ci sia una prova di compattezza che deve dare il centrosinistra. Se non la desse, si potrebbero aprire problemi politici abbastanza delicati.A me tocca solo aspettare e vedere".
In un sistema presidenziale sarebbe normale che il presidente avesse un rapporto diretto con la maggioranza, perché sarebbe la “sua” maggioranza, ma in un sistema parlamentare come il nostro, da qualsiasi maggioranza sia stato eletto, il Capo dello Stato diventa, non solo come suggerisce la retorica, “il presidente di tutti”, ma sostanzialmente e formalmente perde ogni rapporto con qualsiasi parte politica. Il Presidente e' proclamato da tutti garante della Costituzione, non può intervenire né a favore della maggioranza, né a favore dell’opposizione.
Soprattutto non può interferire sull’autonomia del Parlamento che è il referente del Governo a cui accorda la fiducia o la toglie e sui cui decreti si pronunzia.
Dire di avere apprezzato la linea scelta dal centrodestra sembra una valutazione personale, soggettiva.
Dire che il centrosinistra “deve dare” una prova di compattezza è un indirizzo politico.
Dire che se il centrosinistra non si dimostrasse compatto, può essere un commento alla portata di qualsiasi cronista politico oppure una forma di pressione sul centrosinistra.
Sul piano tecnico, il Parlamento deve semplicemente convertire in legge un decreto: cosa cui siamo abituati da anni. Non si vede perché il Capo dello Stato, che non ha responsabilità di governo e che deve lasciare piena autonomia al Parlamento debba pronunziarsi come ha fatto.
Se il Capo dello Stato ritiene di avere qualcosa da dire alle forze politiche su una questione di particolare importanza, segua la Costituzione e invii un messaggio alle Camere.
Altrimenti rispetti la divisione dei poteri che è sancita dalla Costituzione: a lui non spetta né favorire né evitare le crisi di governo, né fare commenti come se fosse un commentatore politico, né accennare a possibili conseguenze.
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Da TGCOM di oggi
Esattamente cinque anni dopo il G8 di Genova si torna a discutere di Carlo Giuliani, l'unica vittima di quegli scontri. Il Giornale ha pubblicato le intercettazioni relative a un procedimento, aperto nel 2000 dalla Guardia di Finanza, che vede il giovane no-global indagato per traffico di stupefacenti. Dalle telefonate riportate emergono le sue difficoltà esistenziali e il rapporto conflittuale con la sua famiglia.
La sera del 2 febbraio 2000 la madre di Giuliani telefona al marito, da cui è separata. Gli racconta preoccupata dell'ennesima "visita" di Carlo dai carabinieri. "O aveva bevuto - dice la donna - o fatto in maniera spaventosa, due occhi che non ti dico, come ai bei tempi". Da parte del padre c'è grande amarezza.
In altre telefonate, invece, c'è un impeto di rabbia. Come nell'intercettazione del dicembre 1999, quando Carlo riferisce del fermo dei CC per il possesso di un coltello. "Carlo - dice l'uomo - a me non mi fermano quando passo per strada. Stavi combinando qualcosa". E il figlio: "A me succede ogni tre giorni che mi fermano, perché uno stato di polizia funziona così".
In un momento di disperazione il padre, ormai incapace di trovare una soluzione ai problemi del figlio, esclama: "Speriamo di far presto un bel funerale". Parole profetiche. Carlo Giuliani muore un anno e mezzo dopo a Piazza Alimonda, mentre a volto coperto sta per scagliare un estintore contro una jeep dei carabinieri.
Si ricomincia a discutere se intitolare una strada una piazza (o proporrei qualcosa d'altro) a questo campione della sinistra.
Un padre che fino al giorno prima lo voleva morto e quando ha visto che forse si potevano acchiappare due soldi dandone la colpa allo Stato, di colpo diventa il simbolo di Rifondazione, Comunisti o quant'altro e lo incensa come se fosse il martire dello stato fascista e illiberale.
Ha la faccia tosta di presentarsi pure in televisione a dire che polizia o carabinieri gli hanno portato via il figlio ammazzandolo come un cane senza nessun rispetto della vita della persona.
E io mi devo trovare al governo di questo paese, come rappresentanti anche dei miei diritti di cittadino, gentaglia come Diliberto, Pecoraro Scanio, Caruso, e, dulcis in fundo, addirittura Bertinotti, Presidente della Camera dei Deputati, che vengono a commemorarmi la morte di questo delinquente che non avrebbe avuto, se solo ne avesse avuto tempo e possibilità, esitazione alcuna a spaccare la testa al Carabiniere intrappolato nella macchina con una bombola del gas!
Ha ragione il mondo a trattarci come ci tratta, a far sparire quella faccia di mortadella di Prodi dalla foto di gruppo del G8.
Me ne vergogno ma hanno ragione perché questa gentaglia non mi rappresenta per niente.
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