09 novembre 2006

Non resta che vergognarci


Un articolo di Alessandro Borghese
Il 27 ottobre scorso sono stati riportati in Italia i resti di 380 soldati caduti durante la campagna di Russia (e per i quali i nostri compagnucci rossi allora lì residenti nulla fecero). La notizia non è stata pubblicizzata su alcun mezzo di informazione salvo qualche lancio di agenzia nemmeno ripreso dalla stampa nazionale. Ma ciò che più avvilisce è che al rientro delle salme dei soldati italiani non ci fosse nemmeno uno straccio di rappresentante, benché di infimo grado, delle istituzioni. Ben diversa è stata la risonanza e, di conseguenza, la partecipazione istituzionale e politica per i rientri in Italia di un pugno di ……che sotto l’egida di bandiere multicolori pseudo-dette della pace, tipo Sgrena e due Simone, non comandate da nessuno, salvo che dalla loro velleità di visibilità, sono andate in zone dichiarate ad alto rischio (nelle quali era obbligatoria un copertura delle forze di sicurezza) a farsi rapire mettendo a repentaglio la vita di servitori dello stato,questi sì comandati ad andare a toglierle dai guai. Non parliamo poi dell’altro benemerito episodio della Baraldini, ora libera grazie all’indulto, e per la quale abbiamo dato ampia prova del nostro grado di affidabilità nel rispetto dei patti internazionali stipulati. Però, è assurdo meravigliarsi di quanto accaduto a Rivolto, visto che siamo il Paese ove, durante la campagna elettorale e per meri scopi di convenienza politica, il candidato ufficiale del centro-sinistra, attuale presidente del consiglio, definì le nostre truppe in Irak forze di occupazione ed il Presidente della Repubblica, e istituzionalmente capo delle Forze Armate, Carlo Azeglio Ciampi, dall’alto della sua imparzialità o presunta tale, non pensò nemmeno a sconfessare, per la dignità degli uomini mandati in quel paese, tale idiozia. Viene eletto ministro un esemplare, (vogliamo chiamarlo umano?) sorpreso a sghignazzare, a guisa di osteria, durante i funerali di Stato per i caduti di Nassirya. Alla Camera dei deputati si intitola una sala a tal Carlo Giuliani, morto mentre, a volto coperto, aggrediva con un estintore un mezzo dei carabinieri, incidentato durante gli scontri, con all’interno due militi feriti. Sempre alla Camera viene eletto segretario alla Presidenza Sergio D'Elia già condannato per terrorismo e per l'omicidio di un agente di Polizia. Durante la parata militare del 2 giugno, ai Fori Imperiali, l'Italia intera poté osservare e sdegnarsi per il meschino comportamento tenuto dalla terza carica dello Stato inneggiante alla contigua manifestazione, sempre cosiddetta pacifista, antimilitarista ma portatrice come al solito di bandiere bruciate disordini e qualche vetrina spaccata. Presso il Ministero dell'Interno, Roberto Del Bello, già condannato e incarcerato per terrorismo e partecipazione a banda armata, viene nominato segretario del vice-ministro. Mi spiego meglio, per diventare poliziotto semplice a mille duecento euro al mese, un cittadino italiano deve dimostrare non solo di non avere precedenti penali ma addirittura di non avere legami con familiari fino al terzo o quarto grado con sospetti legami con la malavita o con precedenti penali; per contro possiamo mettere questo signore con ben altro emolumento, ritengo anche se non lo conosco, ai più alti vertici della sicurezza nazionale quale è una posizione di quel genere. Infine l’ultima chicca dell’altro bel campione, Torsello, che dall’alto della sua conversione all’Islam ci obbliga ad impegnare i nostri soldi ( difficile pensare che non sia stato pagato un riscatto) o le nostre fonti di intelligence per quelli che, con molta probabilità, saranno progettisti ed esecutori di attentati alle nostre Forze impegnate a consentire un minimo di dignità e di libertà in Afganistan, paese notoriamente tenuto nell’oscurantismo, a un livello per cui il nostro medio-evo può essere considerato illuministico, proprio dalla fede a cui è convertito quel signore. Ritengo che vergognarsi di uno Stato di questo tipo è il minimo che una persona di buon senso possa fare.

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