Un articolo dell'amico Alessandro Corneli.
Tra il farla lunga e il farla breve a commento della relazione di Luca Cordero di Montezemolo all’Assemblea di Confindustria, abbiamo scelto la seconda soluzione. Perché la relazione è stata una antologia degli editoriali dei principali giornali dell’ultimo mese, priva di proposte e disseminata da auspici.
Su un unico punto Montezemolo è stato all’altezza della situazione: quando, da presidente degli imprenditori, ha respinto con durezza l’accusa rivolta qualche tempo fa da Fausto Bertinotti al capitalismo italiano di essere “impresentabile”.
Ha poi avuto ragione nel rivendicare alle imprese la ripresa economica, ma non ha avuto il coraggio di ammettere che lui per primo, e i vertici confindustriali al seguito, si erano sbagliati a puntare su Prodi e a lasciare Berlusconi da solo un anno fa, contribuendo a fargli perdere le elezioni.
Ha commentato Berlusconi da Verona: “Chi è causa del suo mal…”.
Questa mancanza di coraggio e di onestà intellettuale non resterà senza effetti, e a Montezemolo resta da sperare che il suo discorso contribuisca ad aumentare la sconfitta che la coalizione di governo si appresta a ricevere domenica e lunedì alle amministrative: sarà il prezzo pagato per un’ammissione di errore non formulata. Probabilmente solo per orgoglio, in contrasto a quell’appello ad unire le forze che ha lanciato dalla tribuna.
Un appello, comunque, che ha intenerito i cuori solo di Casini e di Lanzillotta: un po’ poco per costruire un partito montezemoliano, ma sufficiente, forse, per accrescere a dismisura le difficoltà del Partito Democratico perché la gelida reazione di Prodi, l’imbarazzo di Marini e Bertinotti, il giudizio sprezzante di D’Alema, la levata di scudi degli esponenti dell’ala sinistra dell’Unione – tutti contrari all’ipotesi di una discesa in campo politico di Montezemolo – non possono che accrescere le divisioni all’interno dell’Unione e accelerare la crisi del governo Prodi.
Un discorso coraggioso e chiarificatore, e quindi un vero servizio al Paese, sarebbe stato ben altro: una franca ammissione dell’errore di valutazione compiuto oltre un anno fa, una rivalutazione piena della buona politica – nelle circostanze difficili – del governo Berlusconi. Questa condotta avrebbe fatto lievitare la statura di Montezemolo che invece ha preferito gli equilibrismi di una finta e insostenibile equidistanza.
Ha fatto bene Berlusconi a ricordargli, da Verona, che quelle riforme costituzionali chieste ieri da Montezemolo erano state fatte dalla CdL e che il referendum, sponsorizzato dalla sinistra vincitrice delle elezioni anche grazie a Montezemolo, ha annullato. Oggi sarebbero in vigore. Invece quella bocciatura ha fatto perdere al Paese altri anni su quella strada dell’ammodernamento che il presidente di Confindustria invoca.
Il resto è chiacchiere.
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