Da poco è iniziata, seppur forse non ancora ufficialmente, dato che le formazioni che si contenderanno il voto degli italiani non sono ancora state ben definite, la campagna elettorale, all’insegna, come è stato affermato, del “nuovo che avanza”. Purtroppo tale affermazione non sembra trovare corrispondenza nella realtà.
I leaders dei due principali partiti, nessuno dei quali peraltro è ancora stato veramente costituito, si sono sfidati, a distanza, con lunghi interventi televisivi a “Porta a Porta”. L’impressione generale è stata che in Italia il tempo non passa mai: non solo i processi decisionali e la loro realizzazione, così come i processi giudiziari, non giungono mai a termine, ma persino le abitudini della classe politica, i suoi slogan, i suoi cerimoniali sono ancora quelli di qualche decennio fa.
E’ certamente vero che, in campagna elettorale, tutti i partiti, in ogni parte del mondo, usano abbondare in promesse: in generale però accade che almeno una parte di esse viene mantenuta. Da noi si continuano a ripetere le stesse cose da tempo immemorabile, senza che nulla mai cambi, né che alcuno faccia neppure la mossa di voler effettivamente realizzare, sia pur solo in parte, gli ambiziosissimi programmi presentati in occasione del voto. Va per di più rilevato che, in genere, le promesse dei vari partecipanti al voto si assomigliano tutte, salvo poche eccezioni; tuttavia se, per puro accidente una maggioranza eletta riesce a realizzare un qualsiasi punto del proprio programma, la maggioranza seguente si affretti ad annullare ciò che è stato fatto, proprio per non turbare l’immobilismo raggiunto.
Passando più particolarmente all’esame di quanto esternato in occasione di questo inizio di campagna elettorale dai due principali schieramenti per bocca dei loro leaders, si deve per forza constatare che le cose dette sono, più o meno, le stesse. Minori tasse per tutti e soprattutto per i ceti più deboli, rilancio dell’economia, definitivo risanamento dei conti pubblici, riduzione dell’indebitamento, programma spinto di “vere” privatizzazioni, realizzazione di un serio programma di rinnovamento delle infrastrutture, TAV, politica energetica, riduzione dei costi della politica, snellimento e riforma della burocrazia, largo ai giovani ed alle donne, ritorno del merito quale elemento qualificante, sviluppo della ricerca, e simili piacevolezze.
Naturalmente nessuno dei due principali contendenti si è pronunciato su come si pensi realmente di dare esecuzione ad un simile costoso programma, viste le miserevoli condizioni dei conti pubblici e la cronica litigiosità delle minoranze dissenzienti. In sostanza, si assicura che si faranno cose tali da cambiare completamente la struttura del paese e da riallinearlo con i suoi principali concorrenti. Come si possa concretamente fare ciò è uno dei misteri meglio custoditi di questo paese, di solito così propenso a spifferare qualunque indiscrezione, chiacchiera o si dice. Forse neppure chi parla così ne ha la minima idea, ma tanto poi nessuno chiede mai il rendiconto di ciò che è stato realmente fatto, e si continua a votare con lo stesso discernimento con cui si è tifosi di una o di un’altra squadra calcistica.
Un’ultima considerazione: visto che gli ambiziosi programmi dei due principali partiti sono così simili, anche nella loro indeterminatezza, viene da chiedersi per quale motivo essi non abbiano deciso di presentarsi assieme: in tal modo sarebbero stati assolutamente certi di vincere le elezioni. A meno che il problema non consista nel fatto che sembra impossibile accontentare contemporaneamente due fameliche ed assai numerose nomenklature.
H/T: Il Bertoldo
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