03 settembre 2008
La farsa Alitalia
E’ stato comunicato con la dovuta enfasi che "il problema Alitalia" è in via di soluzione, grazie alla costituzione di una "cordata" italiana, e la cosa non può che fare piacere. Purtroppo ci sono alcuni punti che destano qualche preoccupazione.
Innanzi tutto la nomina a presidente della neo costituita società del noto finanziere ed industriale Colaninno: se non ricordiamo male, si tratta dello stesso che a suo tempo procedette alla "privatizzazione" di Telecom, grazie ad evidenti, anche se mai dichiarati, appoggi politici: l’affare gli fruttò ingentissimi utili, tanto da permettergli di iniziare una carriera in campo industriale con l’acquisizione della Piaggio (che fra l’altro sembra si appresti a rivendere) ma la società ne uscì in condizioni tali di indebitamento – addirittura superiore al fatturato – che ancora ne soffre, costretta com’è a cercare di cedere l’ "argenteria" di famiglia.
Altro punto che desta preoccupazione, almeno fra i contribuenti – vulgo Pantalone - è la questione degli esuberi. E’ stato affermato che non ci saranno licenziamenti, e la cosa non può che fare piacere. Che però si tranquillizzino le migliaia di dipendenti in soprannumero con la promessa che essi saranno garantiti per sette anni ci sembra un po’ eccessivo. In quale modo ciò possa avvenire, non è stato chiarito, ma è evidente che ciò avverrà a spese dello Stato. E, forse con qualche malizia, viene il sospetto che in definitiva tutta l’operazione non sia altro che un modo, certamente ingegnoso, di aggirare le severe norme di Bruxelles sul divieto di interventi pubblici per salvare aziende decotte. Basta caricare allo Stato i costi causa principale della crisi Alitalia, ed il gioco è fatto.
Il Bertoldo
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