17 agosto 2009

Il Bertoldo: Inferno e Paradiso

Nella maggior parte delle religioni ed i particolare nelle tre grandi religioni monoteiste è presente il concetto di Inferno e Paradiso. Il Paradiso è normalmente rappresentato come il luogo della gioia, della beatitudine, della pace, caratterizzato dalla presenza del Bene Supremo. Al contrario l’Inferno è rappresentato come il luogo del dolore, dell’ansia, caratterizzato dalla presenza del Male Supremo, il Demonio. Quest’ultimo è spesso rappresentato nella iconografia e nella letteratura cristiana come un mostro nell’atto di divorare le proprie vittime. Non esiste un luogo intermedio: se non sei in Paradiso sei all’Inferno e viceversa.
Sia il Paradiso che l’Inferno si raggiungono in base al proprio comportamento in vita. Nella religione cattolica esiste tuttavia un mezzo per salvarsi dal meritato Inferno ed avviarsi sulla via del Paradiso: esso è costituito dal sacramento della penitenza, che consiste nel confessare le proprie mancanze, pentirsene e sottoporsi ad una penitenza riparatrice, oggi costituita per lo più dalla recita di alcune preghiere.
Recentemente il Direttore Generale delle Entrate ha avvertito che sarà impegnata una lotta senza quartiere nei confronti dell’evasione fiscale, e che essa prenderà particolarmente di mira i soggetti che si sono avvalsi dei cosiddetti paradisi fiscali. Con questa definizione si intendono quei paesi nei quali la presenza del fisco è trascurabile, quando non addirittura del tutto inesistente.
La questione si presta alla identificazione di tutta una serie di paradossi. Innanzi tutto, secondo il Vangelo, il Paradiso non è un luogo di facile conquista per i ricchi, mentre lo è più facilmente per i poveri. Nel caso dei paradisi fiscali è esattamente l’opposto: sono generalmente i ricchi a goderne, mentre i poveri ne sono per definizione esclusi.
In secondo luogo, se i paesi nei quali il fisco è assente vengono definiti paradisi, dobbiamo concludere che tutti gli altri possono essere definiti inferni, per la presenza del Male, rappresentato dal fisco che, come nella citata iconografia cristiana, divora senza scrupoli le proprie vittime.
D’altra parte, nel caso specifico italiano – che verosimilmente sarà imitato anche da altri paesi “inferno” – si rileva un’ulteriore situazione paradossale. Al contrario di quanto previsto dalla nostra religione, nel nostro sistema oggi si promette il pacifico passaggio dal paradiso all’inferno mediante il versamento di una penale-penitenza commisurata all’entità delle mancanze commesse. In definitiva, per passare dal paradiso all’inferno, dalla tranquillità alla persecuzione, occorre pagare un biglietto d’ingresso.
Infine un ultimo paradosso. L’inferno fiscale per i comuni cittadini è allo stesso tempo il paradiso di tutti coloro che possono godere dei frutti della rapacità fiscale: parassiti, scialacquatori del denaro pubblico, nullafacenti (i fannulloni del ministro Brunetta), funzionari ed uomini politici del tutto inetti, ed altri simili personaggi che purtroppo abbondano nella nostra società. Per essi non esiste alcun inferno….
Il Bertoldo

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