C’è da credere che ormai anche i più accaniti antiberlusconiani incomincino a trovare piuttosto stucchevoli i pettegolezzi e le fotografie relativi alla vita privata del Cavaliere. Nei giorni scorsi addirittura il Daily Mail ha pubblicato, come se si trattasse di chissà quale eccezionale scoop, una foto del nostro Presidente del Consiglio in accappatoio: non è chiaro cosa ci fosse di pruriginoso in una tale immagine, dato che abbiamo visto decine di fotografie dedicate ad uomini politici – Casini, D’Alema, Fini ed altri – in costume da bagno, senza che nessuno provasse alcun brivido di emozione come davanti a qualcosa di sensazionale o di proibito. Dopo tutto anche loro hanno diritto alle loro vacanze e ad una vita privata come tutti noi. In fondo si ha l’impressione che il brodo ormai troppo allungato sortisca l’effetto di certe ripetute pubblicità televisive: generano una sorta di rigetto nel pubblico, che non vede l’ora che vengano eliminate.
Quelle che stupisce è invece l’atteggiamento di alcuni organi di stampa vicini alla Chiesa che, anziché dedicare spazio a questioni etiche di ben altra rilevanza, si sono dilettati di allinearsi all’andazzo della più bieca opposizione, rimestando nelle private abitudini del Presidente del Consiglio, per deprecarle come grave offesa alla morale. Ci riferiamo in particolare a Famiglia Cristiana, ed ultimamente anche ad Avvenire, organo della CEI. Quest’ultimo proprio in questi giorni, per mano del proprio direttore Dino Boffo, in risposta alle scandalizzata domanda di un sacerdote, ha scritto – con prosa forse un po’ contorta – che “la gente ha capito il disagio, la mortificazione, la sofferenza che una tracotante messa in mora di uno stile sobrio ci ha causato”.
E’ senz’altro opportuno e doveroso che un giornale che si richiama alla tradizione cattolica critichi certe condotte private piuttosto rilassate, invitando tutti al rispetto dell’etica cristiana. Ma ci sembra che l’invito ad una severità di costumi – contro la “messa in mora” di certe abitudini di correttezza - non sia sempre stato esercitato con uguale severità in tutte le occasioni.
Non si esita a condannare severamente le non dimostrate private rilassatezze del Cavaliere, ma non si usa altrettanto severa condanna nei confronti di tante pubbliche rappresentazioni di scostumatezza, accompagnate il più delle volte da linguaggi da trivio, al di là dei limiti del turpiloquio, cui si assiste quotidianamente in tanti programmi e spot televisivi, messi in onda non solo dalle emittenti Mediaset. Viene spontanea la domanda se è più diseducativo ed in definitiva peccaminoso il racconto di ipotetiche (in quanto non dimostrate) lascivie di una qualunque persona o non piuttosto la esplicita e pubblica rappresentazione e diffusione di immagini e situazioni assolutamente scabrose.
Si condanna esplicitamente un comportamento scorretto privato in campo sessuale, peraltro esente da implicazioni penali, portato a conoscenza di tutti – e senza specifiche prove – unicamente grazie a deplorevole sotterfugi, e si sorvola su questioni ben più gravi, queste sì contrarie non solo all’etica cristiana ma anche rilevanti sul piano penale. Ci riferiamo a certi episodi di pedofilia chiaramente accertati, a frequenti e dimostrati casi di furto continuato e di spreco incosciente se non addirittura delittuoso del denaro pubblico, di menzogne pubblicamente scoperte, del rifiuto di dire la verità (l’ormai famoso “non ci sto”) ed altro.
Si tratta forse di un atteggiamento di ossessiva attenzione nei confronti di tutto ciò che attiene al sesso, anche nella e soprattutto nella sfera privata, o non piuttosto dell’intenzione di attaccarsi a qualunque fatto o notizia, anche non confermata, che possa nuocere ad una ben identificata parte politica? Ci risulta infatti che i Comandamenti siano dieci e non uno soltanto.
Ciò che infine diverte in tutta la vicenda è l’assoluto silenzio in merito di tutti coloro che con grande pervicacia non esitano a censurare ogni intervento della Chiesa o di certi suoi organi o rappresentanti in campo etico, richiamando il principio dell’assoluta e necessaria laicità dello stato. Hanno forse evitato di leggere la stampa cattolica in ossequio ai propri inderogabili principi?
Il Bertoldo
Nessun commento:
Posta un commento