30 settembre 2010

Quella casa accanto al "cimitière"

L'Istituto Luce (spenta) in collaborazione con "Futuro ed Omertà" presenta
Quella casa accanto al "cimitière" di Pietro Aretino

La trama.
Strani fenomeni turbano la quiete del Principato di Monaco. Da qualche tempo si registrano "sinistre" coincidenze in un tranquillo pied-à-terre sito in Boulevard Charlotte: inquilini introvabili, proprietari sconosciuti, Ferrari apparse in garage non si sa come, nessuno che risponda al citofono, lavori di ristrutturazione eseguiti non si sa da chi, etc.
Per tentare di gettare luce su tali arcani, uno spavaldo giornalista milanese tenta di introdursi nell'immobile suonando regolarmente il citofono, ma una voce dell'altro mondo risponde che "non c'è nessuno". Per niente intimorito, l'intrepido inviato insiste, finché un nutrito gruppo di poliziotti-fantasma non si materializza sul pianerottolo gettandosi sul poveretto, incatenandolo, torturandolo per ore e intimandogli di non ficcare più il naso in certi affari, né di farsi mai più vedere nel Principato.
Nient'affatto convinto della natura sovrannaturale degli eventi di cui sopra, il navigato detective Gianfranco F. parte alla volta di Montecarlo, armato di "manganello e bombe a man" e deciso a scoprire la verità, o almeno a ristabilire la violata moralità, che se non è più di questo mondo dovrebbe  persistere almeno nell'altro! L'impresa tuttavia non è agevole: una serie di apparizioni sconcertanti  sconvolgono infatti il prode Gianfranco. Dapprima il fantasma di suo nonno  Giorgio A., che gli dà di traditore e di comunista; poi quello di un deputato socialista morto suicida anni prima, che gli rinfaccia di aver traviato la figlia; quindi una serie di figure spettrali, decisamente "sinistre" ma al contempo familiari, come quelle dei suoi compagni di merende Pierferdinando C., Francesco R. e Pierluigi B., che gli consigliano di tacere e non rivelare ciò che sa sulla casa maledetta.
Tuttavia, cocciuto più che mai, Gianfranco continua ad indagare, riuscendo infine a mettere la mani sui contratti di compravendita dell'immobile e scoprendo che esso è passato tra le mani di un paio di società - manco a dirlo - "fantasma"! Roba da far rizzare i capelli, ma il nostro eroe non demorde, finché non si  trova davanti lo spettro della sua fiamma Ely che gli presenta la fattura  della cucina Scavolini acquistata poco tempo prima!! Notevolemnte confuso - "Ely uno spettro?.. com'è possibile!?.. ma la cucina l'avevamo comprata per 'appartamento di Roma?!" - Gianfranco cerca di razionalizzare e continua a  rovistare, allorché dal garage giunge distinto il rombo di una Ferrari in  fase di accensione! Grande è la sorpresa di Gianfranco nello scorgere il "cognato" Giancarlo seduto al posto di guida con stampato in faccia un sorrisetto etereo. Il detective apre la portiera e tenta di toccarlo, ma la sua mano trapassa la silouhette del guidatore: anche lui un fantasma?! Sarà per questo che da  settimane nessuno riesce più a rintracciarlo?!
Gianfranco interroga quindi il "cognato" chiedendogli di chi sia la Ferrari  e con sorpresa si sente rispondere che questi ha acquistato non solo il bolide ma anche la casa proprio da Gianfranco a prezzo stracciato. La mente del detective inizia seriamente a vacillare, mentre il "fantasma" si dilegua sgommando e lasciando segni di penumatici tutt'altro che evanescenti sul pavimento della rimessa.
Gianfranco, sconvolto, cerca di negare a sé stesso e al resto del mondo di aver mai conosciuto il "cognato" né di avere niente a che fare con la casa,  ma un'apparizione ancora più terribile gli si para dinanzi. E' il fantasma  della vedova Colleoni, già proprietaria dell'appartamento, a presentarsi e scagliarsi con veemenza contro Gianfranco, accusandolo di aver distorto  per Fini (e magari anche per Tulliani) personali il bene ricevuto in eredità  da lei stessa!  Il detective tenta ancora una volta di negare l'evidenza e di rimuovere ricordi ingombranti dalla sua coscienza, ma la vedova Colleoni lo pone di fornte ad una realtà ancora più "sinistra": la casa è difatti costruita accanto ad un antico cimitero e rappresenta quindi una porta verso l'oltretomba! Gianfranco, terrorizzato, domanda alla defunta nobildonna se  si tratti di un cimitero indiano come quello del film "Poltergheist", visionato in DVD tra le braccia della bella Ely  nell'intimità di Villa Gaucci.
"No, caro Gianfranco, questo è molto peggio - replica la Colleoni - questo è  il "Cimitero della Prima Repubblica", dove si aggirano mostri ancora più terribili di quelli di Poltergheist: sono le anime di tanti politicanti, trapassati e non, cancellati dalla rivoluzione berlusconiana degli anni '90.  Alcuni di essi, i peggiori di tutti, non sanno di essere morti e continuano  perciò ad aggirarsi tra i vivi, occupando indegnamente gli scranni del parlamento con le loro diafane presenze, tramando nel palazzo contro la volontà popolare e cercando di mantenere il loro potere più a lungo  possibile senza capire che essi appartengono irrimediabilmente al passato... e tra questi non-morti, caro Gianfranco, ci sei anche tu!!!
"Ma figuriamoci - ribatte lui - qui c'è sicuramente lo zampino dei servizi segreti!"
"Spiacente Gianfranco - riprende la Colleoni - qui al massimo c'è lo zampino  delle pompe (o dei bocchini) funebri... rasségnati: anche tu sei un morto  vivente della politica! Lo sei dal momento in cui hai tradito milioni di anime che credevano in te. Adesso sei maledetto e fai parte anche tu per  l'eternità del "Cimitero della Prima Repubblica". Così impari a fare affari  con le società "fantasma"... ah ah ah!!!"
Il poveretto tenta disperatamente di ribellarsi alla realtà, ma il fantasma del neo-trapassato Presidente Cossiga appare d'improvviso trafiggendolo in  pieno petto con un preciso colpo di piccone!
"Tu da qui non ti muovi, capito mi hai?!"  Il fendente, menato da fantasma a fantasma, fiacca l'ultima patetica  resistenza di Gianfranco, che tenta vanamente di reagire a colpi di  manganello e di bombe a mano, coi quali però non ha più la dimestichezza di  un tempo.
Le porte degli inferi si aprono quindi definitivamente per il nostro eroe, che scompare tra le grinfie dei fantasmi suoi compagni di merende, gridando  frasi sconnesse contro Berlusconi e cercando invano una statuetta da tiragli contro per trascinare anche lui all'altro mondo.
Pietro Aretino

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