Nessuno sembra essersene accorto, ma la seconda repubblica in Italia è ormai un ricordo – anche se non troppo felice – del passato e siamo passati alla terza repubblica. Il fatto saliente è che ambedue le transizioni, dalla prima alla seconda e dalla seconda alla terza, sono state provocate ed attuate da quella parte della magistratura che, riunita sotto la sigla di “Magistratura Democratica”, dimostra di dare alla parola democrazia la stessa interpretazione che ne diedero a suo tempo gli stati gravitanti nell’orbita dell’URSS: il prevalere al potere di gruppi autoproclamatisi guida illuminata del popolo, incuranti di cosa il popolo, per definizione ignorante e stupido, potesse pensare o desiderare.
Oggi in Italia il potere reale è quasi completamente nelle mani di un gruppo di magistrati sovvertitori dell’ordine costituito, non nominati dal popolo - che, secondo la Costituzione, è l’unico detentore della sovranità - ma cooptati grazie a concorsi, spesso truccati e gestiti dagli stessi che operano per la conquista antidemocratica del potere assoluto.
Come infatti si può altrimenti definire una magistratura che, infischiandosene della sicurezza dei cittadini, non esita, con mille artifizi o con forzature interpretative, a lasciare liberi pericolosi delinquenti e che al contrario concentra tutto il proprio interesse sulle vicende personali di tutti quei rappresentanti del popolo, democraticamente eletti, che potrebbero costituire, ahimè solo molto teoricamente, un ostacolo alla realizzazione dei loro obbiettivi.
Non si pensi che quanto affermato riguardo all’avvento della terza repubblica sia una esagerazione polemica di un acritico sostenitore del Presidente del Consiglio. Questi ha certamente dimostrato in più occasioni di non essere affatto all’altezza dei compiti che si è assunto e di non tenere in alcun conto le critiche che gli vengono rivolte anche da molti suoi sostenitori. Ma non si può assolutamente passare sotto silenzio il totale disprezzo della legge – che essi dovrebbero applicare fedelmente – dimostrato da ampia parte della magistratura, sostenuta tacitamente e surrettiziamente dal Presidente della Repubblica, che esercita in maniera spesso discutibile poteri che non ha, salvo quello di presidente del Consiglio Superiore della Magistratura.
Ormai il parlamento, teoricamente sovrano nella propria funzione legislativa, non osa più deliberare alcunché sgradito alla magistratura – non all’opposizione, si badi bene, che ha anch’essa una investitura democratica – o al Presidente della Repubblica, supremo magistrato, che esprime il proprio parere in merito ai progetti di legge ancor prima che essi siano sottoposti all’esame del Parlamento.
La gravissima deriva antidemocratica che oggi colpisce il nostro paese, favorita dalla debolezza e dall’indecisione di chi è stato legittimamente delegato a governare, non potrà avere che conseguenze gravissime, in campo politico, sociale ed economico, mettendo l’Italia ai margini dei paesi sviluppati, civili e moderni.
Il Bertoldo
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