Non si può dire che il governo dei tecnici, presieduto dal Sen. Prof. Mario Monti non segua un programma ed un progetto ben precisi, e non passa giorno senza che dia nuove prove della propria determinazione nel perseguire gli obbiettivi prefissati. Quali siano in realtà questi obbiettivi non è dato sapere: a parole ci si è infatti spiegato che essi consistono nel riequilibrio delle finanze italiane e nel rilancio del processo di crescita.
La verità è che non sembra che, torchiando oltre ogni limite il paese, sia possibile raggiungere nessun obbiettivo che non sia la definitiva morte del paese, ridotto al rango di protettorato o peggio ancora di colonia di chi comanda a bacchetta nella UE.
Si è provveduto a tassare tutto e ad aumentare le tasse già esistenti senza preoccuparsi minimamente di quali potessero essere le conseguenze sui bilanci non solo delle famiglie ma anche delle imprese e, quindi, sul bilancio finale dello stato. Tassazione degli immobili, compresi quelli fino allora esenti, senza darsi pensiero delle conseguenze sociali del provvedimento. Si è giunti al ridicolo di considerare seconde case (di vacanza…) le case dei ricoverati in case di riposo od ospizi per invalidità. E per aggiungere un tocco di “tecnicismo”, come si conviene a dei “tecnici”, non si è ancora definito come, quando e quanto si dovrà pagare, pur avendo previsto penali per chi pagherà in ritardo o in meno.
Aumento a due riprese dell’IVA, notoriamente fra le più basse d’Europa, ulteriore aumento delle accise sulla benzina, ultime in ordine di tempo dai tempi della guerra per la conquista dell’Etiopia, aumento delle addizionali locali sulle imposte dirette, aumento e dilagare della necessità di pagare bolli su mille attività od atti pubblici e privati. Per completare il quadro si è proibito l’uso della moneta contante per ogni operazione che superi limiti molto modesti, si sono obbligati anziani pensionati ad aprire conti correnti ed a fare uso di carte di credito, si sono sottoposti i cittadini ad uno stato di polizia (fiscale, per ora), con la scusa della lotta all’evasione, eccetera.
Ultimamente fantasiosi ministri hanno proposto una tassa sugli SMS – poi sconfessata – ed una sulle merendine, nell’ambito della lotta all’obesità infantile. A quando nuove tasse sulla lotta alla stupidità ed all’incompetenza, esentandone evidentemente i “tecnici” che sono stati chiamati a gestire il paese?
Naturalmente nell’ambito dei provvedimenti per raddrizzare le sorti del paese non sono compresi quelli tendenti a ridurre le spese faraoniche dello stato, salvo una sforbiciata al sistema pensionistico (sulle pensioni minori, non su quelle di cui godono, spesso ingiustificatamente, alcuni boiardi e politici senza scrupoli). In questo quadro idilliaco il Presidente Napolitano ha severamente dichiarato che gli evasori sono indegni di essere italiani, perché sottraggono il giusto contributo alle finanze pubbliche. Non si è minimamente posto il problema dei quasi duemila dipendenti del Quirinale. Perché è criminale non versare alle casse dello stato quanto viene preteso ed estorto, ma non è biasimevole attingere senza limiti alle stesse casse per sostenere spese inutili, suntuarie, parassitarie, e simili?
Il Bertoldo
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