La politica italiana dal
dopoguerra in poi ha attraversato le tre mitiche età di cui si favoleggia nelle
leggende.
Abbiamo avuto all’inizio
l’età dell’oro, con l’aggancio al mondo occidentale, evitando di essere
risucchiati dall’impero sovietico, come purtroppo anche molti italiani si
auguravano, ed il famoso “miracolo economico”, che fece meritare alla nostra
liretta l’oscar delle monete.
Abbiamo in seguito avuto
l’età dell’argento, inteso nel senso francese di “argent”, ossia il denaro, che
ebbe il suo momento di celebrità durante i primi anni novanta, col cosiddetto
periodo di “mani pulite”: ci furono i processi, ma l’abitudine della classe
politica e burocratica di considerare come proprio pascolo esclusivo il denaro
pubblico è continuata fino ad ora.
Adesso siamo passati
all’età del bronzo, nel senso delle facce di bronzo. Tutti i governi che si
sono succeduti da sempre non hanno mai esitato a raccontare frottole ed a fare
promesse non seguite in alcun modo da fatti. Ma ci voleva proprio questo
nutrito gruppo di esimi tecnici per mostrare come veramente si può portare il
fenomeno della faccia tosta ai sublimi livelli ora raggiunti. Ad edificazione
dei lettori, citiamo alcuni esempi molto significativi.
Il “la” lo ha dato lo
stesso Presidente del Consiglio fin dall’inizio del suo mandato, quando ha
affermato che il rigore (e che rigore) era condizione necessaria per il
rilancio dell’economia, affermando il contrario di ciò che chiunque capisce:
non è col digiuno assoluto che gli atleti forniscono le loro migliori
prestazioni.
Seguì un’orgia di nuove
tasse, senza bisogno di consultare alcun esperto, per verificarne l’impatto sul
paese; quando però è venuto il momento della riduzione delle spese, gli esimi
tecnici hanno chiesto l’aiuto di altri tecnici più tecnici di loro, che
democraticamente hanno chiesto ai cittadini cosa avrebbero preferito come
tagli. Nessuno aveva però chiesto ai cittadini il loro parere sulle nuove
tasse.
Va anche sottolineato il
fatto che fra i tecnici più tecnici dei tecnici è stato inserito l’on. Amato,
persona detestata sia per il tristemente noto scippo notturno ai conti correnti
degli italiani, sia per la stratosferica pensione di cui gode e di cui non sono
ben note le ragioni. Quanto alla sua abilità di tagliatore delle pubbliche
spese, ricordiamo che durante il suo mandato il debito pubblico è aumentato di
più di un centinaio di miliardi di euro.
Fra le novità in campo
fiscale va ricordata l’IMU, sigla che significa Imposta Municipale Unica, nome
ingannevole in quanto più della metà andrà allo stato: una nuova turlupinatura.
Ancora. Lo stato deve ai
propri cittadini – cifre non smentite né contestate – circa ottanta miliardi
per forniture e circa venti/trenta miliardi di imposte pagate in più e da
restituire. E’ stato annunciato solennemente che si stanzieranno due miliardi e
mezzo per far fronte ai debiti, cominciando con quattrocento milioni fra poco.
Non si capisce se si tratta di una burla o di una presa per i fondelli.
Sempre a proposito dei
debiti dello stato una parte politica ha proposto che i creditori dello stato
compensassero i propri debiti fiscali fino a concorrenza dei propri crediti col
settore pubblico. Il Presidente Monti ha solennemente bollato la proposta come
un incitamento all’evasione. Più sfacciato e ridicolo di così sembra difficile.
Naturalmente il governo, di
cui fanno parte vari esponenti del mondo bancario, a cominciare dal professor
Monti, ha pensato bene di esentare dall’IMU le miliardarie fondazioni bancarie
(e per affettuosa simpatia anche l’Università Bocconi, di cui egli è
presidente). Però il governo aveva pensato di tassare come seconda casa le case
delle persone ricoverate in istituti per anziani e disabili.
L’ultima trovata è di
qualche giorno fa. Al fine di tagliare le spese si progetta di ridurre gli
effettivi di polizia, carabinieri e vigili del fuoco. Nessuno ha pensato di
ridurre i circa quattrocento corazzieri in servizio al Quirinale, o di abolire
o quanto meno limitare le scorte a politici, in servizio o ex, magistrati, alti
funzionari?
Altri esempi di
spudoratezza si potrebbero citare, ma sarebbe troppo lungo, e del resto tutti
ne ricorderanno molti. In conclusione si può tranquillamente affermare che
questi tecnici, professori, banchieri ed alti funzionari, chiamati a mostrare
il lato virtuoso del paese, non stanno certamente perdendo il confronto con i
vituperati politici, che sono stati chiamati a sostituire.
E’ davvero così difficile,
stando seduti su quelle poltrone, essere seri?
Il Bertoldo
1 commento:
è la stessa domanda che mi pongo anche io. bel post.
Posta un commento