21 agosto 2012

Due pesi


Se alle Olimpiadi venisse praticata la specialità del doppiopesismo, certamente il nostro Presidente del Consiglio avrebbe conquistato un’altra medaglia per il nostro paese. Vediamo perché.
Fin dal primo momento dell’assunzione del suo importante incarico il professor Monti ebbe solennemente a proclamare che l’Italia, per uscire dalla grave situazione di crisi in cui si dibatteva, avrebbe seguito scrupolosamente le direttive europee: disse esattamente che sarebbe stata sua intensione eseguire correttamente i “compiti a casa”.
Il principale di questi compiti prevedeva entro l’anno prossimo il raggiungimento del pareggio di bilancio, ed in tale direzione si è mosso il Nostro con una inaudita raffica di nuove tasse e con alcuni timidissimi tentativi di ridurre in qualche modo le spese esagerate, parassitarie, clientelari, quando non frutto di malversazioni.
Purtroppo la stessa ricetta, valida per i paesi poco virtuosi come la Grecia, la Spagna e l’Italia, non è stata applicata con la stessa determinazione sul piano interno, e nessun richiamo è stato fatto alle regioni – prevalentemente meridionali ma non solo – non poco ma pochissimo virtuose, che rappresentano la palla al piede del bilancio nazionale. Insomma, ciò che è assolutamente doveroso sul piano internazionale non lo è affatto sul piano interno nazionale. Come si giustifichi questo criterio dei “due pesi e due misure” non ci è stato spiegato. E neppure come questo comportamento si concili con il dovuto rispetto per le richieste dell’Europa.
Un altro esempio di diverso rispetto per le norme europee lo si osserva nei rapporti dello stato con i cittadini. Mentre il ritardo, sia pur minimo, nell’ottemperare ai propri doveri verso il fisco viene severamente punito, non risulta che altrettanto zelo venga applicato alla norma europea che impone agli stati membri di pagare i propri fornitori entro sessanta giorni. Il ritardo medio è all’incirca tre/quattro volte superiore a quanto prescritto, con qualche punta a dieci volte, ma in questo caso, per ignobili motivi di distorsione della realtà dei conti pubblici, si preferisce seguire strade diverse, malgrado il più volte affermato ferreo attaccamento alle prescrizioni europee.
Altri esempi si potrebbero portare di questa tendenza ad osservare ciò che fa comodo ed a lasciar perdere ciò che invece può provocare problemi nell’attuazione pratica. Ci sembra però che pretendere di governare seriamente un paese e gestire la propria associazione all’UE in questo modo sia sintomo di doppiezza, di spirito un po’ truffaldino e tutto sommato una beffa ed un palese inganno verso i cittadini.
Il Bertoldo

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