Se alle Olimpiadi venisse
praticata la specialità del doppiopesismo, certamente il nostro Presidente del
Consiglio avrebbe conquistato un’altra medaglia per il nostro paese. Vediamo
perché.
Fin dal primo momento
dell’assunzione del suo importante incarico il professor Monti ebbe
solennemente a proclamare che l’Italia, per uscire dalla grave situazione di
crisi in cui si dibatteva, avrebbe seguito scrupolosamente le direttive
europee: disse esattamente che sarebbe stata sua intensione eseguire correttamente
i “compiti a casa”.
Il principale di questi
compiti prevedeva entro l’anno prossimo il raggiungimento del pareggio di
bilancio, ed in tale direzione si è mosso il Nostro con una inaudita raffica di
nuove tasse e con alcuni timidissimi tentativi di ridurre in qualche modo le
spese esagerate, parassitarie, clientelari, quando non frutto di malversazioni.
Purtroppo la stessa
ricetta, valida per i paesi poco virtuosi come la Grecia, la Spagna e l’Italia,
non è stata applicata con la stessa determinazione sul piano interno, e nessun
richiamo è stato fatto alle regioni – prevalentemente meridionali ma non solo –
non poco ma pochissimo virtuose, che rappresentano la palla al piede del
bilancio nazionale. Insomma, ciò che è assolutamente doveroso sul piano
internazionale non lo è affatto sul piano interno nazionale. Come si
giustifichi questo criterio dei “due pesi e due misure” non ci è stato
spiegato. E neppure come questo comportamento si concili con il dovuto rispetto
per le richieste dell’Europa.
Un altro esempio di diverso
rispetto per le norme europee lo si osserva nei rapporti dello stato con i
cittadini. Mentre il ritardo, sia pur minimo, nell’ottemperare ai propri doveri
verso il fisco viene severamente punito, non risulta che altrettanto zelo venga
applicato alla norma europea che impone agli stati membri di pagare i propri
fornitori entro sessanta giorni. Il ritardo medio è all’incirca tre/quattro
volte superiore a quanto prescritto, con qualche punta a dieci volte, ma in
questo caso, per ignobili motivi di distorsione della realtà dei conti
pubblici, si preferisce seguire strade diverse, malgrado il più volte affermato
ferreo attaccamento alle prescrizioni europee.
Altri esempi si potrebbero
portare di questa tendenza ad osservare ciò che fa comodo ed a lasciar perdere
ciò che invece può provocare problemi nell’attuazione pratica. Ci sembra però
che pretendere di governare seriamente un paese e gestire la propria
associazione all’UE in questo modo sia sintomo di doppiezza, di spirito un po’
truffaldino e tutto sommato una beffa ed un palese inganno verso i cittadini.
Il Bertoldo
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