20 agosto 2012

Lotte


Una delle priorità dichiarate del governo tecnico è senz’altro la lotta all’evasione fiscale. Non ci è mai stato detto cosa si intenda fare qualora questa lotta avesse un risultato positivo, fino al punto di eliminare completamente la figura dell’evasore: ridurre proporzionalmente il prelievo fiscale – se i dati che ci sono stati forniti sono corretti, di un buon 20% generalizzato – oppure l’obbiettivo vero è quello di disporre di maggiori mezzi per scialacquare?
Va paradossalmente rilevato che se in questo momento c’è ancora un po’ di attività economica, pur di fronte ad inaccettabili ristrettezze per la maggior parte dei cittadini, ciò forse lo si deve alla riduzione “fai da te” del carico fiscale operata a proprio esclusivo interesse – e a danno dei cittadini onesti od impossibilitati a farlo – operata dagli evasori. Insomma, gli esimi professori non hanno ancora capito che la miglior lotta all’evasione non è la creazione di un vero e proprio stato di polizia modello DDR (suggerimento della Merkel?) ma la riduzione a livelli ragionevoli del carico fiscale.
Tuttavia c’è un’altra lotta, almeno importante quanto la prima, se non di più, che nessun governo, tecnico o politico, ha mai inteso ingaggiare: la lotta alla stupidità burocratica. Questa indispensabile lotta non è mai stata intrapresa forse proprio perché il male che si dovrebbe eliminare nasce proprio da chi lo dovrebbe combattere, che del resto sembra addirittura incapace di averne coscienza.
Tanto per fare un esempio, è noto che ad un visitatore straniero o comunque non residente in Italia è concesso importare nel nostro paese, in occasione di ogni sua entrata, fino ad un massimo di diecimila euro in contanti. Tuttavia se la persona in questione risiede in uno dei paesi UE non potrà effettuare pagamenti, per l’acquisto di beni o servizi, per una somma pari o superiore a mille euro per volta. Ci sembra che come incoraggiamento a visitare l’Italia non si poteva fare di meglio. Quanto poi ciò possa contribuire alla lotta all’evasione è tutto da dimostrare. Infatti chi volesse pagare somme in contanti superiori al limite consentito indurrà ovviamente il suo fornitore ad effettuare la transazione in “nero”.
Mille altri esempi si potrebbero citare. Dalle autodichiarazioni antimafia, che possono evidentemente essere dei falsi e che invece potrebbero più sicuramente essere richieste direttamente dall’ente appaltante alla prefettura competente; ai pensionati obbligati presentare periodicamente certificati di esistenza in vita, quando nell’era informatica sarebbe molto più rapido e sicuro collegarsi direttamente con il comune di residenza.
Ognuno è in grado di ricordare molti episodi dello stesso genere, che troppo spesso obbligano i cittadini a faticose, costose e del tutto inutili corvées. Possibile che  a nessuno degli illuminati tecnici che con tanto sussiego ci governano sia mai capitato di incorrere in queste sciocche procedure, che fra l’altro costano molto non solo ai cittadini, ma soprattutto allo stato? Ed a nessuno sia balenato nella mente – fra l’altro ci risulta che esista un ministro per la razionalizzazione della pubblica amministrazione – che forse sarebbe vantaggioso per tutti, anche in vista della tanto reclamizzata “spending review” (“revisione della spesa” per gli italiani …) cercare di rendere non diciamo più razionali ma almeno un po’ meno stupide tante procedure burocratiche?
Il Bertoldo

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