Una delle priorità dichiarate del governo tecnico è senz’altro la lotta
all’evasione fiscale. Non ci è mai stato detto cosa si intenda fare qualora
questa lotta avesse un risultato positivo, fino al punto di eliminare
completamente la figura dell’evasore: ridurre proporzionalmente il prelievo
fiscale – se i dati che ci sono stati forniti sono corretti, di un buon 20%
generalizzato – oppure l’obbiettivo vero è quello di disporre di maggiori mezzi
per scialacquare?
Va paradossalmente rilevato che se in questo momento c’è ancora un po’
di attività economica, pur di fronte ad inaccettabili ristrettezze per la
maggior parte dei cittadini, ciò forse lo si deve alla riduzione “fai da te”
del carico fiscale operata a proprio esclusivo interesse – e a danno dei
cittadini onesti od impossibilitati a farlo – operata dagli evasori. Insomma,
gli esimi professori non hanno ancora capito che la miglior lotta all’evasione
non è la creazione di un vero e proprio stato di polizia modello DDR
(suggerimento della Merkel?) ma la riduzione a livelli ragionevoli del carico
fiscale.
Tuttavia c’è un’altra lotta, almeno importante quanto la prima, se non
di più, che nessun governo, tecnico o politico, ha mai inteso ingaggiare: la
lotta alla stupidità burocratica. Questa indispensabile lotta non è mai stata
intrapresa forse proprio perché il male che si dovrebbe eliminare nasce proprio
da chi lo dovrebbe combattere, che del resto sembra addirittura incapace di
averne coscienza.
Tanto per fare un esempio, è noto che ad un visitatore straniero o
comunque non residente in Italia è concesso importare nel nostro paese, in
occasione di ogni sua entrata, fino ad un massimo di diecimila euro in
contanti. Tuttavia se la persona in questione risiede in uno dei paesi UE non
potrà effettuare pagamenti, per l’acquisto di beni o servizi, per una somma
pari o superiore a mille euro per volta. Ci sembra che come incoraggiamento a
visitare l’Italia non si poteva fare di meglio. Quanto poi ciò possa
contribuire alla lotta all’evasione è tutto da dimostrare. Infatti chi volesse
pagare somme in contanti superiori al limite consentito indurrà ovviamente il
suo fornitore ad effettuare la transazione in “nero”.
Mille altri esempi si potrebbero citare. Dalle autodichiarazioni
antimafia, che possono evidentemente essere dei falsi e che invece potrebbero
più sicuramente essere richieste direttamente dall’ente appaltante alla
prefettura competente; ai pensionati obbligati presentare periodicamente
certificati di esistenza in vita, quando nell’era informatica sarebbe molto più
rapido e sicuro collegarsi direttamente con il comune di residenza.
Ognuno è in grado di ricordare molti episodi dello stesso genere, che
troppo spesso obbligano i cittadini a faticose, costose e del tutto inutili
corvées. Possibile che a nessuno degli
illuminati tecnici che con tanto sussiego ci governano sia mai capitato di
incorrere in queste sciocche procedure, che fra l’altro costano molto non solo
ai cittadini, ma soprattutto allo stato? Ed a nessuno sia balenato nella mente
– fra l’altro ci risulta che esista un ministro per la razionalizzazione della
pubblica amministrazione – che forse sarebbe vantaggioso per tutti, anche in
vista della tanto reclamizzata “spending review” (“revisione della spesa” per
gli italiani …) cercare di rendere non diciamo più razionali ma almeno un po’
meno stupide tante procedure burocratiche?
Il Bertoldo
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