Il Presidente della
Confindustria, Giorgio Squinzi, parlando oggi all’assemblea generale
dell’associazione, dopo aver ricordato tutta l’infinita serie di dati negativi
sull’andamento della nostra economia, ha concluso precisando che il nostro paese,
e particolarmente le regioni settentrionali, cuore e motore della nostra
economia, sono sull’orlo del baratro.
La sua dichiarazione non
può che stupirci, dato che ci sembra di ricordare che circa un anno e mezzo fa
qualcun altro fece la stessa constatazione, salvo poi, qualche mese dopo,
dichiarare trionfalmente che, grazie al suo illuminato intervento ed alla sua
energica e rigorosa azione, era stato possibile evitare la catastrofe.
L’impressione generale fu
piuttosto che, dato il carattere dell’uomo non abituato ad arretrare, mai, in
realtà, trovandosi sull’orlo del baratro, abbia decisamente fatto un passo
avanti, tanto che l’attuale dichiarazione di Squinzi assomiglia più ad un
understatement che ad una fotografia della realtà.
Com’è universalmente noto,
tanto che diventa uggioso ripeterlo, l’unica cura che l’esimio Professore -
nominato Senatore a Vita per i suoi “altissimi (de)meriti in campo sociale,
scientifico, artistico e letterario”, come recita la Costituzione più bella del
mondo - chiaramente per eseguire come un bravo scolaretto (lui che è invece un
docente stimato) i compiti a casa assegnatigli dall’”amica” Germania, fu quella
di sparare una bordata di nuove tasse, che ha messo in ginocchio il paese.
D’altra parte, lui è
professore di Economia, non di Ragioneria, e non è suo compito sapere che i
conti si possono migliorare sia aumentando le entrate che diminuendo le uscite.
Col tempo, affascinato dalla prospettiva di continuare a primeggiare nel paese
come già nell’università, ebbe l’indubbia obbiettività di criticare, anche
aspramente, l’operato del proprio governo e decise di presentarsi alle
elezioni.
Purtroppo per lui l’Italia
non è un paese serio, ed alle urne gli elettori preferirono, fra i tanti
pagliacci, quelli che fanno ridere piuttosto che quello che fa piangere.
Il Bertoldo
1 commento:
Invece quando nel 2009 la produzione industriale era crollata del 25% e il PIL del 5% c'erano imbecilli che dicevano.
"la crisi non esiste"
"ne usciremo meglio degli altri"
"chi parla di crisi è un corvo iettatore"
Gli stessi imbecilli poi nel estate 2011 hanno deciso il 90% degli aumenti di tasse che qualche babbeo addebita integralmente a MONTI, compreso l'aumento dell'IVA che dovremo pagare.
Gli setti imbecilli che di fronte ad un calo di 70 miliardi all'anno di interessi ( dal 2001 al 2006 ) lo hanno usato per AUMENTARE LA SPESA PUBBLICA.
Ma certe cose non le sapete o fate finta?
Posta un commento