Ho personalmente vissuto, si puo' dire sulla mia pelle, quanto stanno denunciando i giornali in questi giorni essendo stato responsabile della campagna elettorale di un candidato nella circoscrizione America Latina.
Perche' e' stato cosi facile realizzare ogni genere di brogli dei quali, ahime', solo una piccola parte e' conosciuta dall’opinione pubblica? Innanzitutto per il tipo di legge elettorale. Sfondo evidentemente una porta aperta sottolineando l’incongruenza di questa legge a voto “preferenziale” che, per esempio, obbligava il candidato a correre in una campagna elettorale assurda per eleggere tre deputati e due senatori, in un mastodontico collegio elettorale dove, secondo il dettame, egli avrebbe dovuto teoricamente essere in grado di avvicinare piú di 800 mila elettori sparsi in un territorio la cui superficie e' di 17.854.440 km quadrati dalla Colombia alla Terra del Fuoco! Poi il metodo di votazione imposto da un insensato regolamento di applicazione di questa legge, prevedendo il voto per corrispondenza con l’intervento “esclusivo” dei servizi postali di ogni paese (anni luce lontani dall’efficienza e regolaritá dei paesi europei) e successive manipolazioni incontrollabili (poste, ambasciate, ufficio di raccolta negli aeroporti, interventi di funzionari di diverse nazionalitá, cargo aereo e immagazzinaggio per vari giorni ecc., e' facile tirarne le conclusioni) non ne assicurava per niente il segreto invitando a nozze i furbastri col dollaro facile e i vari patronati di assistenza all' emigrazione , tutti di sinistra ed efficientissimi, spendendo i soldi che da' loro lo Stato e che facevano, nella ipotesi piu' confessabile, i ricattini “morali” ai vari titolari di pratiche.
Ma chi erano poi gli elettori? Molto diversi dagli “europei” poiche' si tratta nella grandissima maggioranza di discendenti italiani di seconda o terza generazione e in generale recenti titolari di un passaporto richiesto ed ottenuto per prevalenti ragioni di praticita' (poter circolare e/o lavorare nella U.E. senza limiti) e non, diciamolo con tutta franchezza, per sentimento patriottico. Essi quindi, per quanto concerne l'Italia, sono politicamente “analfabeti”, cioe' perfettamente ignari delle alchimie politiche italiane, gia' difficili da capire per noi, figuriamoci per chi, come loro, non parla ne scrive o capisce a mala pena l’italiano, confonde Napoli con Venezia, o il Manzoni con un generale napoleonico... In queste condizioni, come potevano distinguere Berlusconi da Prodi? Tra l’altro questi elettori, seguendo la tipica mentalita' latinoamericana, non leggono, o leggono distrattamente i giornali e alla televisione preferiscono guardare le telenovele e ascoltare gli ultimi pettegolezzi sulle tette delle attrici, quindi sono sensibili solo a un discorso pratico fatto dal “caciche” di turno, rifuggendo dal bla bla bla dei politici. La sinistra ha capito che bisognava comportarsi come i politici sudamericani che dispongono dei loro bravi mercenari col pelo sullo stomaco e a ciascuno viene data la responsabilita' di raccogliere tot numero di voti, con le buone o con le cattive, nel senso che le buone contengono le ideologie demagogiche piu' adatte all’interlocutore, le promesse piu' spudorate e bugiarde con congrui “premi” di fedelta'; le cattive, i brogli e i ricattini morali di cui sopra. Con i loro ricchi caudatari, hanno sfruttato sapientemente sul territorio una situazione di analfabetismo a loro favorevole. Con una efficace organizzazione, beneficiando della presenza assidua e costante dei propri "mandanti" romani, hanno saputo utilizzare “scientificamente” la disponibilita' di efficienti patronati e organizzazioni sindacali “ammanicate nel territorio”, i quali, e' bene sempre ripeterlo e sottolinearlo, utilizzano vergognosamente i soldi dello Stato e una posizione di privilegio a fini bassamente politici. A tutto questo bisogna aggiungere , determinante, l’influenza mediatica di una stampa italo-americana, col complesso della “gauche caviar” e anche questa sovvenzionata, per legge, dallo Stato Italiano, che si e' posizionata nel tempo a favore della sinistra, senza contare il supporto finanziario illimitato, viste le premesse di cui sopra. Mentre noi, per motivi etici e morali, per mancanza di sufficienti mezzi finanziari e sopratutto, organizzativi, non siamo andati piu' in la' dell’utilizzo delle nostre personali relazioni, del mailing, dei contatti, cioe' una campagna elettorale basata sui valori tradizionali e contando soprattutto sull’appoggio attivo di una elite culturale, professionale e religiosa di altissima qualita' in America del Sud, ma purtroppo non maggioritaria.
Vi racconto adesso qualche aneddoto di campagna vissuta. Per esempio, viene da me il signor Gonzales (nome d’arte s’intende) che, come intermediario del funzionario delle poste del paese competente nel “ricevere” e “distribuire” (operazione, preciso, da effettuare due volte: andata e ritorno) mi dice papale papale, senza nessun giro di parole: “señor, ci mettiamo d’accordo, qui ci sono quattro mila plichi...pagando s’intende...”. Confesso che come un cretino ho rifiutato con l’orgoglio scandalizzato di chi, tra i suoi avi, ha qualcuno morto in odore di santitá.
Oppure all’aeroporto di Montevideo dove vengo accostato da un distinto signore che mi mostra delle schede “clonate”, diceva lui, da vendere... E anche qui, ammantato dal mio verginale complesso di superiorita', non l’ho neanche preso sul serio, lo ritenevo l’imbroglione di turno, anche per via di un certo accento mediterraneo.
E poi, quisquilie, c’erano le persone che non sapevano votare semplicemente perche' molti plichi contenevano le istruzioni solo in italiano” burocratese” e quindi c’era sempre pronto ad “insegnare” l’”ulivista” di turno che si aggirava per le case e sedi di associazioni italiane e prendeva per mano l’ignaro votante, le migliaia di plichi ritornati o smarriti (venduti?) dalle poste del paese, le buste contenenti i bollettini di voto che non si potevano incollare e che poi sono state annullate all’origine (naturalmente solo quelle “nostre”) perché chiuse con una banda adesiva ecc.ecc., mi fermo qui per carita' di patria..
Ecco quanto posso dire.
L’unica consolazione e' che, se si fa’ la somma dei voti di tutti i partiti del centro destra che si sono, ahime', presentati divisi secondo la vecchia tradizione dei piu' galletti in un solo pollaio, noi abbiamo ottenuto una solida maggioranza.
7 commenti:
Bellissima questa tua testimonianza.
Grazie
Sono sempre stato contrario al voto degli italiani all'estero.
Grazie per questa tua preziosa testimonianza. Rimango contrarissimo al voto italiano all'estero: chi paga le tasse in un altro Paese, è giusto che voti in quel Paese.
Anche per me il voto agli italiani all'estero è una cosa inutile... così come quello degli immigrati che non hanno la cittadinanza da noi.
Il principio è lo stesso: perchè mai qualcuno che non è cittadino di uno stato dovrebbe influire nella sua vita politica?
Ho votato Tremaglia nel passato e devo dire che visti i risultati, se tornassi indietro, non lo rifarei...
Bravo Mango è molto interessante la tua testimonianza. L'11 giugno su sky tv andra in onda un documentario sui brogli elettorali ma vedrai che insabbieranno pure quello e finirà nel dimenticatoio. CHE VERGOGNA!
Nei giorni delle elezioni ho inviato uan lettera su qs tema a beppe severgnini, il quale l'ha pubblicata solo 3 settimane dopo (e su qs avrei qualcosa da dire). Lui non ha risposto, ma mi hanno scritto tipo 50 persone da varie parti del mondo raccontando situazioni analoghe.
Allego la lettera.
Purtroppo sul corriere on line non trovo il link. Forse le lettere vecchie non rimangono in archivio
Ecuador: hanno votato solo gli "Italianos"
Caro Beppe,
vivo in Ecuador, a Quito. Anche qui l'Unione sorpassa la CdL. Ma in questi giorni chiedevo agli italiani che sono qui: Tu hai votato? No (nella maggior parte dei casi). Perchè? Non sono iscritto all'AIRE. Perchè? Perchè non voglio perdere la pensione in Italia (casi che vivono qui da 30 anni). Altri: no perchè costa iscriversi, non sono qui per sempre, non lo faccio, altri, semplicemente per negligenza, non si sono iscritti. Io stessa l'ho fatto solo (dopo 2 anni) perchè ho dovuto rinnovare il passaporto. Allora: chi vota? Ecuadoriani, che siccome hanno il trisavolo della zia che era italiano, possono godere di cittadinanza italiana e quindi di passaporto e di diritto al voto. Ovviamente a loro interessa solo il passaporto, per poter andare in Usa o in Europa senza dover chiedere impossibili visti. Ma ciascuno di essi ha ricevuto a casa le schede e ha votato. Non sono mai stati in Italia, non sanno l'italiano, non conoscono la situazione italiana. Se proprio vuoi, chiamali Italianos. Bene. Come votano? Ovviamente non si informano attraverso il sito del Corriere o altri (non sapendo l'italiano...). Si fidano di giornali e TV di qui. In 3 anni che sono qui, le uniche notizie apparse sull'Italia (esclusa la morte del Papa) sono trafiletti di 10 righe sulle uscite di Berlusconi (quelle a cui fanno riferimento i tuoi lettori), trafiletti in cui non si esita a paragonarlo a Mussolini, in cui lo si lascia intendere corrotto, in cui si dice che è indagato (senza mai far riferimento alle relative assoluzioni). Cosa vuoi che votino? Il Berlusca sappiamo che ne fa da raccontare, ma l'informazione sull'Italia è banale, incompleta, e spesso di parte. E cosa vuoi che votino? Un mesetto fa mi chiama una mia alunna, nome e cognome ecuadoriani, non sa una parola di italiano (non sapevo avesse passaporto) e mi chiede" Dove dice firma dello scrutatore devo firmare?". L'unica parola che capiva era firma (che è uguale in spagnolo). Mi ha detto che votava Unione, perchè "Berlusconi no, si sa che è un dittatore corrotto". Ti assicuro che volevo dirgli.... "sì, firma, lì metti la firma" e tra me che così ti annullano il voto! Mi piacerebbe farmi dare dall'ambasciata l'elenco degli iscritti all'AIRE. Non voglio generalizzare, immagino che ai cittadini USA non importi nulla del passaporto italiano... Questo è quanto dall'Ecuador. Salutoni.
Chiara, invernizzi@clicart.it
Grazie a tutti per i vostri commenti e grazie Chiara per la tua terstimonianza.
Beppe Severgnini? Ma perche' non sono sorpreso?
Ricordiamo che quello era il corrispondente dell'Economist in Italia e sappiamo cosa successe!
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