07 novembre 2006
I pensieri di Augusto - Un parlamento ignorante e poco credibile
Un articolo di Augusto Fei
In un suo intervento alla Camera dei Deputati nel 1872 Quintino Sella dichiarava: “Io credo che realmente si impongano aggravi ai contribuenti non quando si votano imposte, ma quando si votano spese”. In effetti ciò significa che, se si votano spese sarà necessario poi trovarne la copertura, ed essa potrà essere trovata unicamente nelle tasche dei contribuenti.
Dato l’alto livello di cultura storica ed anche di cultura generale dei nostri parlamentari, dimostrata da un recente gustosissimo sondaggio delle Iene, non si può pensare che essi siano a conoscenza delle sagge argomentazioni del grande Quintino Sella, e soprattutto che, venendone a conoscenza, siano in grado di recepirne il messaggio.
Quindi si capisce perché abbiamo assistito all’indecorosa sceneggiata della Finanziaria. Nessun parlamentare della maggioranza si è preoccupato di proporre provvedimenti per ridurre le spese, anzi se ne sono inventate di nuove. In compenso nessuno si è preoccupato di ridurre il livello dell’imposizione fiscale, anzi tutti hanno fatto a gara nel proporre nuove e sempre più strampalate forme di prelievi, magari modificate poche ore dopo essere state proposte.
Ma c’è un altro elemento da prendere in considerazione per capire quanto è accaduto. Come spiegava lo storico Parkinson in un suo pregevole libretto, le tasse normalmente vengono votate da chi non le paga, o comunque da chi non è, se non in minima parte, toccato dal loro innalzamento. Ed è noto a tutti che i parlamentari italiani godono a questo proposito di un trattamento estremamente (qualche maligno direbbe scandalosamente) favorevole. Anzi, qualora un incremento del prelievo fiscale potesse in qualche modo colpirli, essi sono sempre pronti ad aumentarsi gli emolumenti. Senza distinzione alcuna di intenti fra maggioranza ed opposizione: questi provvedimenti, per il buon nome e la credibilità del Parlamento, vengono sempre votate all’unanimità.
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