di Silvio Berlusconi
Il mio governo ha lasciato un'eredità coi fiocchi all'Italia e agli italiani: l'economia è in ripresa dal 2005 e i conti pubblici sono in ordine, come dimostra il dimezzamento del fabbisogno statale registrato dal Tesoro sul 2006. Un risultato dovuto in gran parte proprio alle misure adottate dal mio governo come certificato da uno studio della Banca d'Italia. In particolare, le entrate tributarie hanno fatto segnare nei primi nove mesi del 2006 gettiti record, grazie - tra l'altro - alla percezione che noi avevamo provocato di un rapporto nuovo e non punitivo tra fisco e cittadini. Un circolo virtuoso che la stessa nota del Tesoro di martedì e il ministro Padoa-Schioppa hanno doverosamente, anche se solo parzialmente, riconosciuto dopo mesi di mistificazioni e di distorsioni della realtà da parte di tutto il centrosinistra, che ha avuto anche la temerarietà di attribuirsi meriti non suoi.
Il rigoroso controllo della spesa pubblica impostato da Tremonti e dal mio governo sta dispiegando i suoi effetti positivi. Resta il grande rammarico di non aver potuto dare continuità a una così efficace azione di risanamento che ha saputo coniugare rigore e sviluppo, mentre ora le leve della politica economica sono finite in mano al partito delle «più tasse-più spese». Resta anche il rammarico e l'amarezza per l'opposizione distruttiva che abbiamo dovuto subire durante i cinque anni del nostro governo e per quanto hanno affermato esponenti di primo piano dell'attuale maggioranza all'indomani delle elezioni. Tutti coloro che hanno cercato di lucrare su un disastro che non c'era, ora dovrebbero fare ammenda e chiedere scusa agli italiani per averli ingannati.
Ma i cittadini dovrebbero soprattutto domandarsi perché il governo Prodi abbia varato una Finanziaria di guerra che supera i 40 miliardi di euro e che tarperà le ali alla ripresa dell'economia quando invece, per centrare i parametri europei, sarebbe stata sufficiente una manovra da 15 miliardi. La risposta è semplice: il mio governo lavorava per l'Italia, mentre Prodi ed i suoi continuano, in base a pregiudizi ideologici ormai superati dalla storia, a voler utilizzare i soldi pubblici per accrescere il predominio dello Stato e la distribuzione clientelare delle risorse. I risultati, purtroppo, già si vedono: nel mese di dicembre le entrate fiscali sono diminuite di oltre due miliardi rispetto al 2005 a causa dell'effetto-choc provocato sui contribuenti dalla Finanziaria, e il dibattito sulle pensioni in atto nell'Unione non promette nulla di buono sul fronte della spesa pubblica, che riprenderà a crescere.
La sinistra sta così sprecando la grande occasione della ripresa, mentre noi, in anni congiunturalmente difficili, abbiamo posto le premesse per un miglioramento strutturale del sistema. Affermo quanto sopra non per spirito di polemica o per ribadire i meriti del mio governo - che il tempo stesso, «galantuomo» come ha detto Tremonti, si incarica di illustrare - ma per ricordare come la coesione nazionale, che giustamente il presidente della Repubblica ha posto al centro del suo messaggio di fine anno, abbia bisogno di verità e, soprattutto, richieda un impegno unitario su basi completamente diverse rispetto a quelle adottate finora dall'attuale governo.
Silvio Berlusconi
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