Informa Paolo di Lautreamont.
Nello spudorato silenzio della carta stampata al potere è uscito il numero zero de L'Opinione. Si tratta del quotidiano "storico" italiano, fondato da Camillo Cavour nel 1847, che ha trovato le energie per passare a un formato più ampio (14 pagine), a colori, con una nuova veste grafica e una migliore distribuzione nelle edicole.
Ciò che Report non ha detto sui finanziamenti alla carta stampata
La "inchiesta giornalistica" di Milena Gabanelli sui finanziamenti dello Stato alla carta stampata non era né "giornalistica" nè, soprattutto, una "inchiesta". Era l'equivalente politico delle riviste di gossip. Infatti "Report" andava a parare esattamente dove voleva andare a parare, cioé da nessuna parte. Se fosse stata un'inchiesta seria e non di stampo bolscevico, avrebbe puntato a una seria e rigorosa analisi del mercato editoriale italiano, e non alla questione dei finanziamenti, che è un artificio bizantino fatto per far sopravvivere testate gionalistiche che sono già state uccise dai grandi monopoli. I monopoli editoriali si sono formati negli anni '80 ed hanno assorbito l'interezza del mercato pubblicitario della carta stampata. Bisognerà allora citarli, questi monopoli politico-aziendali: oltre alla denigrata Mondadori, non si ricordano mai abbastanza le operazioni che condussero al fagocitamento della RCS Corriere della Sera da parte del "salotto buono" della finanza italiana. Il terzo polo dominante è L'Espresso-La Repubblica, legato (come la concorrente Mondadori) a un asse politico-affaristico, in questo caso De Benedetti-Prodi più i DS. Solo in questa prospettiva si può capire (senza peraltro giustificarlo) il ricorso ai finanziamenti dello Stato, contraddizione pesante per un quotidiano di ispirazione liberale come L'Opinione, molto meno per quotidiani di ispirazione marxista come Il Manifesto. Tuttavia, pur con detto finanziamento, i piccoli quotidiani come L'Opinione faticano a sopravvivere e i collaboratori come il sottoscritto possono testimoniare la scarsità di mezzi finanziari a disposizione della testata a fronte della sua qualità. L'unica soluzione è quella che nessuno potrà mai affrontare: la reale ed effettiva pluralizzazione dell'editoria, a partire dalla carta stampata e dal mercato pubblicitario. Detto di passaggio, un quotidiano politicamente schieratissimo come La Repubblica entra come unico quotidiano di classe in 8000 scuole italiane, e ciò costituisce un vulnus profondo per la scuola e la democrazia italiane.
Adesso L'Opinione, senza finanziamenti pubblici, ha trovato la forza per fare il salto che tutti i molti -e sparpagliati- liberali chiedevano a gran voce: diventare un punto di riferimento per il pluralismo e l'informazione non asservita. Scegliete una delle pochissime voci libere italiane.
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