Un articolo di Alessandro Corneli
Governo senza fiducia sulla politica estera. L’ampliamento della base americana a Vicenza è stato approvato ieri confusamente al Senato, grazie soprattutto al centrodestra e agli assenteisti (18) del centrosinistra. La maggioranza è stata infatti battuta su un ordine del giorno presentato dalla CdL che approvava la relazione del ministro della Difesa, Arturo Parisi.
La Cdl ha chiesto immediatamente le dimissioni di Romano Prodi, mentre Anna Finocchiaro, Ds, ha parlato di “fatto di minima cronaca” che “non incide sul diritto del governo di continuare a governare”. Ma il ministro della Difesa, Arturo Parisi, ha commentato: “Paradossale. L'unica cosa che si possa dire è che è necessario un chiarimento, un chiarimento profondo. La politica estera e di difesa è una cosa troppo seria, qualche volta addirittura drammatica”.
La questione, infatti, è se un governo possa stare in piedi quando non la fiducia della sua maggioranza sulla politica estera.
Questione che si pone anche il superbanchiere Bazoli, massimo sostenitore di Prodi.
La vicenda ha scatenato dichiarazioni, ma soprattutto ha creato la prima vera difficoltà a Prodi, smentendo la sua tesi dell’autosufficienza della maggioranza. E’ vero che la politica estera non interessa alla gente, ma nel mondo politico si registra questa prima sconfitta del centrosinistra che riapre, almeno a livello di discorsi, molti scenari.
La prima busta-paga, se ha soddisfatto un italiano su quattro, come titolava La Stampa, significa che 3 su 4 non sono rimasti soddisfatti. Ieri è stata gettata in pasto al pubblico la riforma della RcAuto con la possibilità di rimborsi in tempi brevi da parte dell’agenzia con cui si è assicurati, ma le promesse lasciano il tempo che trovano, soprattutto quelle che concernono una possibile riduzione dei premi..
Sui Pacs continua la bufera. La Chiesa non molla e l’Osservatore Romano ha replicato con fermezza alle accuse di ingerenza della Chiesa manifestate da più parti in questi giorni. Poi ha insistito sulla sua campagna per le morti sul lavoro, così cara al Capo dello Stato e al governo della sinistra: “Dal 1° novembre 2007 51 morti sul lavoro: ennesima giornata tragica sul fronte inarrestabile dei lutti e delle sciagure sul lavoro”. Come a dire che questo governo dei lavoratori e per i lavoratori fa ben poco per tutelarli.
Forse per la prima volta, La Repubblica ha pubblicato i risultati di un sondaggio favorevole a Berlusconi, seppure limitato alla vicenda delle “lettere familiari”, mentre Sergio Romano, sul Corriere della Sera, ha invitato il leader della CdL a far conoscere il proprio programma, quasi presentendo un suo ritorno in posizione di responsabilità politica.
E quando, dal Cile, Bertinotti ha detto di temere un’alleanza tra Fi e Ds, cioè tra i due maggiori partiti, ha espresso, per esorcizzarla, una prospettiva che si sta imponendo: destra o sinistra al governo, nessuna delle due può accettare il ricatto dei piccoli partiti. Un segnale anche per il dibattito sulla legge elettorale.
C’è quindi molta incertezza tra le forze politiche. In particolare tra l’ala sinistra dell’Unione e l’ala moderata e, all’interno di questa, tra Ds e Margherita. Al di là della propaganda, tutti sanno che la realtà dovrebbe essere affrontata con ben altra determinazione.
Lo conferma l’ultimo rapporto sull’Italia del Fondo monetario internazionale, che ha previsto per il 2007 una crescita modesta, intorno all’1,4%, ben al di sotto della media europea del 2%. Il Fmi sottolinea ancora una volta la necessità di tenere sotto controllo la spesa pensionistica e di alzare l’età pensionabile: “La spesa pensionistica e i salari pubblici sono già più alti rispetto a quelli dell’area euro, mentre la spesa sanitaria è aumentata”.
E’ un segnale di stop a questo Governo. E la fibrillazione delle forze politiche è un sintomo che il messaggio è chiaro.
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