29 marzo 2007
L’Udc di fronte al “notaio” Napolitano
Un articolo dell'amico Alessandro Corneli, sempre chiarissimo....
Dopo la fuga in avanti del voto a favore del rifinanziamento della missione italiana, l’Udc ha fatto una brusca frenata, e lo ha fatto di fronte – per così dire – a un notaio, il Capo dello Stato.
Chiesto infatti di essere ricevuto al Quirinale, insieme ai dirigenti del partito, Casini ha così riferito: “Abbiamo confermato al capo dello Stato ciò che è chiaro a tutti: che siamo una forza di opposizione ferma, che continuerà a dare battaglia in Parlamento dall'opposizione. Non siamo interessati a maggioranze variabili o a forme di cooptazione in questa maggioranza”.
E’ veramente strano che una dichiarazione di questo genere sia stata fatta di fronte al Presidente della Repubblica, che non poteva che prenderne atto. Però Casini ha anche espresso una valutazione che forse sarebbe stata più appropriata nella bocca di Napolitano che non in quella di un partito che vale circa il 5%: “L’Italia ha bisogno di un nuovo governo che dia stabilità al paese. In questo senso anche i numeri del voto di ieri (martedì, ndr) confermano la non autosufficienza politica del governo Prodi e l'incertezza di una maggioranza che non è in grado di assicurare una guida stabile ed una efficace azione di governo”. Per cui: “Abbiamo espresso a Napolitano l'opinione che questo governo è causa di una grave crisi istituzionale, in particolare al Senato” anche per il fatto che “i decreti legge vengono inviati al Senato a pochi giorni dalla loro scadenza espropriando di fatto le Camere del diritto dovere di legiferare”.
Osservazione giustissima, quest’ultima, che è anche una denunzia di scorrettezza istituzionale da parte della maggioranza di sinistra, e che non dovrebbe lasciare indifferente il “custode della Costituzione”: Casini, implicitamente, ha messo sotto accusa Napoletano.
Non è una sfumatura. Quasi un tentativo di portarlo allo scoperto. Con un’altra conseguenza: che il chiaro invito a costituire un governo istituzionale spiazza l’ala sinistra dell’unione, tanto è vero che Bertinotti si è affrettato a ribadire che la composizione della maggioranza non si tocca: affermazione poco consona al presidente di una Camera.
Indubbiamente Napolitano non potrà non riflettere su questi punti. A poco, infatti, gli è valso esprimere compiacimento per il voto del Senato.
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