In questi giorni è stato approvato dalla Camera dei Deputati, quasi all’unanimità (quindi anche con l’approvazione del centro destra, alla faccia dell’opposizione dura) un provvedimento che vieta la pubblicazione, su qualunque mezzo di comunicazione, di notizie riservate (intercettazioni, documenti, ecc.) oggetto di indagine, fino alla conclusione dei processi in secondo grado. La pena può arrivare fino a centomila euro (guarda caso, la stessa somma pagata per le foto di Sircana, peraltro mai pubblicate dalla rivista acquirente).
Anche in questo caso, come per la detenzione di droga o l’acquisto di beni contraffatti, si è manifestata la schizofrenia del legislatore. Si punisce chi pubblica le notizie e quindi fa il suo mestiere, e non chi, violando il dovere di riservatezza che dovrebbe essere la norma per la magistratura, le fornisce (gratuitamente ?)
Ma si impone un’altra considerazione. Dato che questo provvedimento non è certo stato fatto per difendere la privacy delle veline, dei calciatori, dei cantanti eccetera, si deve arguire che esso è stato preso innanzi tutto in difesa degli stessi politici che l’hanno votato. Si tratta forse di un caso di conflitto di interessi e quindi di leggi “ad personas” , tanto vituperate quando venivano votate dall’amministrazione precedente ?
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