Da punto quotidiano dell'amico Alessandro Corneli
La vittoria di Sarkosy. E’ stata più netta di quanto pensavamo dopo il risultato del primo turno, ma la differenza – è finita a 53,35 contro 46,65 – è maturata soprattutto dopo lo scontro diretto in televisione tra i due candidati: la Royal ha mostrato a tratti una passione politica che è parsa pura violenza e nell’ultimo giorno della campagna elettorale, venerdì, è caduta in una demagogia che pregiudicherà il suo stesso futuro politico, parlando, tra l’altro, di “pericolo per la democrazia” e “rivolte nelle banlieue” in caso di vittoria di Sarkosy. Si è appena ripresa nel discorso con cui, ieri sera, poco dopo le ore 20, ha riconosciuto la vittoria del candidato gollista come frutto della decisione dei francesi.
Sarkosy, piuttosto emozionato, nel suo discorso dopo l’annunzio del risultato, ha riconosciuto la battaglia della Royal, ma non ha fatto concessioni al “programma” dell’avversario, nello stile italiano del consociativismo e delle larghe intese, per intenderci. Ha riproposto la Francia come portatrice di valori universali, per gli uomini e per le donne. E ha lanciato il progetto dell’Unione mediterranea che dovrà completare quello dell’Unione europea. Agli “amici americani”, ha detto che la Francia sarà sempre dalla loro parte nelle grandi sfide.
Il vero sconfitto di queste elezioni presidenziali, cioè il centrista François Bayrou, temendo un disastro per il suo nascituro Movimento Democratico, non ha perso tempo a felicitarsi con il vincitore a nome proprio e del suo partito.
Soprattutto, il sistema ha tenuto e l’altissima percentuale di votanti, pari all’86%, dimostra che i francesi hanno capito che cosa era in gioco: la stabilità delle istituzioni, con la vittoria di Sarkosy, o il ritorno alle coalizioni della IV Repubblica, se avesse vinto la Royal. Il centro è stato sconfitto. La sinistra è stata sconfitta perché Mitterrand aveva distrutto tutti i possibili delfini. Adesso bisognerà aspettare i risultati delle elezioni legislative di giugno per misurare l’effetto di trascinamento della vittoria di Sarkosy.
Sul piano internazionale, l’Europa torna a spostarsi verso destra e sotto la guida di un Paese che ha le risorse intellettuali per dare consistenza a questa svolta.
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