Per quanto riguarda la benzina il prezzo italiano è uno dei più alti in Europa. Da parte del governo si è affermato che la situazione è dovuta alla esosità dei petrolieri ed alla inadeguatezza del sistema distributivo. Da altre parti si è invece attribuito il caro prezzi alla eccessiva pressione fiscale, oscillante fra il 60 ed il 65 %, che grava in particolare sulla benzina. Si tratta del carico fiscale più alto in Europa: l’Unione Europea aveva suggerito un livello intorno al 40%.
Ma fra gli oneri fiscali che gravano sul prezzo dei carburanti, una menzione speciale spetta alle accise, la cui composizione suscita qualche stupore. Il totale di tali accise è composto da quote per il finanziamento di operazioni belliche: la guerra di Etiopia (1935)(!!!!), la crisi di Suez (1956) e le missioni in Bosnia (1996) ed in Libano (1983); da quote per far fronte a gravi disgrazie nazionali: disastro del Vajont (1963), alluvione di Firenze (1966), i terremoti del Belice (1968), Friuli (1976), Irpinia (1980), ed infine, meraviglia delle meraviglie, il finanziamento del contratto dei ferrotranviari (2004, deciso dal governo di centro destra).
Questa situazione si presta ad un paio di considerazioni. Innanzi tutto risulta confermato il fatto che in Italia niente è più definitivo del provvisorio. In secondo luogo, si può constatare che le accise sulla benzina sono sempre servite per far fronte alle più varie calamità nazionali. In questa ottica, ci si può domandare: dobbiamo forse attenderci un ulteriore incremento delle accise per far fronte alla vittoria del centro sinistra ed al premierato di Romano Prodi ?
h/t: Il Bertoldo
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