di Maurizio Belpietro
Il Giornale
I belli addormentati del giornalismo italiano dopo anni di sonno si sono risvegliati. Cosa li abbia indotti ad aprire gli occhi e a guardarsi intorno non mi è noto. Forse un bacio di Prodi o una carezza di Fassino. Sta di fatto che per la prima volta si sono alzati dal giaciglio in cui hanno a lungo dormito e hanno scoperto gli sprechi della casta. Anzi, delle caste: quella politica e quella sindacale. L’altro ieri il Corriere denunciava i costi dei Consigli regionali e gli alti stipendi dei consiglieri, i quali per 30-40 sedute l’anno giungono a incassare anche 16 mila euro con annessa pensione. Una scoperta che fa il paio con lo stupore di qualche mese fa, quando il giornale di via Solferino si è accorto dei privilegi dei parlamentari. Ma ieri anche L’Espresso, il settimanale della sinistra chic, si è risvegliato e ha sbattuto in copertina «L’altra casta», ossia quella dei vertici di Cgil, Cisl e Uil: privilegi, carriere, stipendi e fatturati dei sindacati confederali. Un’inchiesta che nei sottotitoli promette di «svelare» i bilanci segreti, lo sterminato patrimonio immobiliare e gli organici colossali pagati dallo Stato. «Una macchina di potere e di denaro» che si alimenta con i centri di assistenza fiscale e con i patronati, business definiti formidabili.
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