Da GRRG.it
Entrando a Palazzo Chigi nel maggio 2006, Romano Prodi aveva confermato di essere un prediletto della fortuna. A non considerare i 24 mila voti alla Camera e un paio di provvidenziali senatori venuti d’oltremare, aveva subito beneficiato di una ripresa economica che era partita già alla fine del 2005; aveva incrociato la ripresa europea (essenziale per le esportazioni italiane); aveva poi trovato un tesoretto dall’extragettito fiscale (tasse relative al 2005). Di suo, ci aveva messo una Finanziaria che aveva saccheggiato gli italiani. In pratica, il nuovo Governo poteva nuotare in un mare di soldi e gli unici litigi erano su come spenderli.
Qualcuno diceva che, tartassando la gente, la ripresa si sarebbe fermata e il gettito fiscale sarebbe diminuito. Altri puntavano l’indice sugli sprechi, sui costi della politica. Tutti, anche se a corrente alternata, chiedevano un taglio alle spese, unico modo per cominciare ad abbassare la montagna del debito pubblico.
Prodi è invece andato avanti per la sua strada, per la verità tracciata dall’ala sinistra dell’Unione, senza che l’ala moderata facesse serie obiezioni, anche perché tutta impegnata a discutere di Partito democratico.
Adesso i nodi vengono al pettine. Due giorni fa è arrivato dalla Ragioneria dello Stato il terribile dato sull’aumento della spesa pubblica nel primo trimestre di quest’anno. Ieri l’Istat ha comunicato i dati sull’andamento del Pil nel primo trimestre: una crescita nulla, perché lo 0,1% è praticamente zero. A questo ritmo, la crescita dell’intero 2007 sarà dell’1,5%, ben al di sotto di quel 2% su cui contava Prodi, da mantenere anche negli anni successivi così da potere sostenere le spese aggiuntive decise per il 2009-2011. Nel Regno unito, dove le riforme vere sono state fatte e dove la politica economica, dai tempi della Thatcher, non è più decisa dai sindacati, l’aumento è stato del 0,8%, pari al 3% su base annua.
Aggiungiamo adesso la tempesta sulle borse, innescata dalla crisi dei mutui in America, e diventa facile la previsione che l’Italia – che resta sempre un vaso di coccio tra vasi di ferro – andrà incontro a tempi difficili. Non basterà la fortuna di Prodi a rimettere le cose a posto. Anche perché ieri si sono registrate voci un po’ più ferme contro l’ipotesi di dare l’assalto all’oro della Banca d’Italia. Anche se, data l’incoscienza di questo Governo, non si può mai sapere.
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