25 settembre 2007

La Birmania , i Balcani d'Asia


La giunta militare al potere in Birmania ha avvisato che e' pronta a procedere contro i monaci che protestano.
Il Brigadiere Generale Thura Myint Maung, ministro per gli affari religiosi ha ammonito i monaci di non infrangere le "regole e regolamenti" buddisti. Intanto gli Stati Uniti hanno imposto nuove sanzioni contro il regime di Rangoon.
L'articolo
Uno dei problemi della Birmania, come in tanti paesi asiatici, e' che il concetto di democrazia, come la interpretiamo noi occidentali, non funziona. Basta vedere le Filippine, l'unica democrazia in questa zona, ed anche il paese piu' disastrato e povero.
La Birmania e' composta da una multitudine di minoranze etniche. Se dovesse crollare bruscamente il regime di Rangoon, il paese potrebbe entrare in un ciclo di violenza etnica sopratutto tra la maggioranza Bamar e le minoranze Karen, Shan, Chin, Mon ed altri. Ognuno poi ha le sue forze armate il Karenni Nationalities Peoples Liberation Front oppure il Mon State Party (NMSP) o anche il Shan Nationalities Peoples Liberation Organization (SNPLO). Non dimentichiamo i birmani-cinesi che detengono il monopolio dell'economia e hanno il supporto della Cina. Per complicare ancora di piu' le cose, la minoranza cinese dei Wa, anch'essi bene organizzati militarmente con il supporto della Cina comunista , vivono sul territorio dei Shan, e vogliono la loro autonomia.
Un vecchio detto birmano dice che "prima di discutere e' meglio avere un bastone in mano". Speriamo che il paese non diventi una nuova yugoslavia. Sarebbe un disastro anche per il resto del continente asiatico.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

l'unica cosa buona � che non ci sono "albanesi".......che vorrebbero sicuramente avere il lo ro cossovo asiatico.....:)))
fritz

Nobile di Treviso ha detto...

Il problema in Birmania e' che se vanno via i generali, poi chi colma il vuoto? Aung San Su Kyi? Durerebbe 3 giorni...
Dialogo e sopratutto lasciare che i paesi dell' Asean facciano il loro lavoro. Il resto e' solo demagogia.