Un articolo di Alessandro Corneli
Immobilismo italiano. L’Italia è ferma, bloccata dalla regola aurea della politica di questo Paese: “cambiare tutto per non cambiare niente”. C’è da chiedersi se lo stesso fenomeno Berlusconi non sia inquadrabile in questa logica. Di sicuro lo è il nuovo fenomeno che sorge all’orizzonte, quello di Veltroni con cui l’opacità del potere raggiungerà il massimo.
Le leggi finanziarie della destra e della sinistra lasciano immutati i privilegi dei privilegiati e non migliorano le condizioni dei più poveri. Non a caso l’Istat ha comunicato ieri che il numero dei “poveri” resta uguale: circa 7 milioni di persone. Un numero troppo elevato per quella che ancora si considera (ma non lo è più) la settima potenza industriale del mondo. Ormai su qualsiasi decisione da prendere il numero degli interlocutori è diventato così alto che i tempi si sono allungati e i contenuti diluiti.
Le grandi corporazioni dei sindacati, dei magistrati, dell’alta e bassa burocrazia dello Stato sono saldamente al loro posto e vedono scorrere governi e ministri. Il meglio che può toccare a chi non riesce a pagare i mutui è di allungare i tempi e pagare così più interessi alle banche, i cui veri conti non sono accessibili a nessuno.
Le grandi corporazioni che forniscono i servizi continuano a praticare i prezzi più elevati d’Europa a fronte di prestazioni di qualità inferiore.
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