La poltrona, per definizione è rossa, comoda, vellutata... ma soprattutto rossa. La sinistra in Italia lo ha capito da un pezzo: il potere, quello vero, non si esercita in Parlamento, scrivendo leggi fumose che si rimpallano tra Camera, Senato e Quirinale, per poi venir congelate dal Tar del Lazio, sbloccate dal Consiglio di Stato, interpretate dal giudice di pace di Crotone: no, il potere si esercita tramite gli amici fedeli, ed è per questo che bisogna piazzarne il più possibile nei posti migliori, quelli dove si spende senza doverne rendere conto a nessuno, quelli dove caso mai si dovesse assumere in fretta l'amico di un senatore basta una telefonata. Se n'è accorto anche Ernesto Galli della Loggia che, nell'editoriale di ieri sul Corriere, scrive: «Il centrosinistra ha condotto dappertutto una sistematica politica lottizzatrice (...). I suoi uomini di governo non hanno mai fatto spazio a nulla e nessuno che non portasse la loro etichetta politica. Posti, incarichi e finanziamenti sono andati solo a persone e cose della loro parte». E per chi non era «dei loro»? Se andava bene nulla, altrimenti (dice sempre Galli della Loggia) «pressioni dirette e indirette, intrecciate a più o meno sottili intimidazioni».
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