Seguendo le cronache giudiziarie della nostra “patria del diritto” sento alle volte crescere dentro di me delusione e rabbia: delusione perchè l’amministrazione delle giustizia è diventata in Italia un evidente strumento di abuso di potere, cosa che farà rivoltare nella tomba i miei ingenui maestri dell’Università Cattolica di Milano; rabbia nel constatare come l’applicazione delle norme del codice penale venga ispirata sovente da una mal interpretata demagogia che distingue il soggetto e l’oggetto del reato a seconda del “politically correct” ad ispirazione populista.
Vorrei citare solo il caso di un mio amico, imprenditore italiano, da più di vent’anni operante con successo in America Latina, che viene repentinamente arrestato durante un viaggio in Europa per scontare una pena inflittegli a sua insaputa circa 25 anni prima. Si trattava effettivamente di un fallimento del quale, allora un ingenuo poco più che ventenne , era stato riconosciuto responsabile come capro espiatorio di malefatte effettivamente organizzate da parte di personaggi molto più potenti di lui, come risulta dagli atti processuali (dalle mie parti dicono: ladro picolo no star robar che ladro grande te fa impicar). Da circa sette mesi è in cella in una prigione del nord d’Italia e dovrà certamente restarci per almeno altri due anni con le conseguenze catastrofiche per la sua attività imprenditoriale, senza contare la precarietà di una pesante situazione familiare. La madre di 92 anni e' in fin di vita! Giustizia inflessibile che conferma l’abusata sentenza latina: “summum ius summa iniuria”.
Nel frattempo, un rumeno di 24 anni, tanto per citare un caso recente, uccide (UCCIDE!) quattro persone conducendo un veicolo in stato d’ebbrezza e, senza passare un minuto in prigione, si gode gli arresti domiciliari in una ridente località turistica a spese dello Stato e oggetto delle coccole dei media. E tanti altri criminali dalla pistola o coltello facili, girano indisturbati per le belle contrade del nostro così ospitale paese.
Due pesi, due misure: da una parte la severità impietosa perchè si tratta dei famosi “crimini dei colli bianchi” ai quali niente si perdona, dall’altra la giustizia pelosa trattandosi di “un povero emigrato”, di un apparente proletario cui si riconoscono tutte le possibili attenuanti perchè supposta vittima di una società crudele e sfruttatrice.
Potremo un giorno ribellarci a questa giustizia a senso unico?
Ancora una volta: VERGOGNA
2 commenti:
Ciao Mango, ti segnalo due articoli molto interessanti sull'emigrazione pubblicati sul giornale di oggi. Uno l'ho pubblicato sul mio blog, dell'altro ti dò il link, se vorrai pubblicarli anche tu.
http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=232120&START=1&2col=
EL CIUCO RUBRO
sorry to hear that Mango. Non è cmq la prima volta che sento una storia simile, soprattutto quando ci sono di mezzo italiani all'estero.
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