09 luglio 2008

Divagazioni Magistrali

Un autore francese ha scritto un libro, recentemente tradotto anche in italiano, dal titolo molto suggestivo: “Come parlare di un libro che non si è letto”. Si tratta, come è ovvio di una presa per i fondelli di tanti soloni che trinciano giudizi sulle opere letterarie, limitandosi a leggere i risvolti di copertina.
Quando si osserva il comportamento del Consiglio Superiore della Magistratura o della Associazione Nazionale Magistrati viene in mente con prepotenza quel libro, del cui titolo si potrebbe fare una parafrasi: “Come criticare e cercare di distruggere una legge che non solo non è stata ancora approvata dal Parlamento, ma spesso neppure scritta, e che quindi nessuno conosce”.
Per i magistrati più politicizzati si tratta evidentemente da un lato di mettere le mani avanti, e dall’altro di fare la solita guerra preventiva – che per quanto riguarda la politica internazionale è dalla maggior parte dei magistrati severamente condannata – alla parte politica che non si gradisce. Dovendo la magistratura, come proprio compito istituzionale, applicare la legge (non farla) essa cerca di premunirsi per evitare di trovarsi a dover applicare una legge che si disapprova, non per il suo contenuto, che peraltro non può essere conosciuto nei dettagli definitivi, ma solamente perché proposta da una parte politica – la destra – grandemente sgradita alla categoria.
Il Bertoldo

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