15 settembre 2008

Al Jazeera a Treviso.

Ricevo questo mail da Treviso. Pazzesco.

Ieri sera mi hanno fermato quelli di Al Jazeera mentre passeggiavo in centro per chiedermi che ne penso di questa città...la nostra amata Treviso.
Quei cornuti di islamici di qua ora pretendono una moschea a tutti i costi e si son messi a pregare in un parcheggio di Villorba a 5 km da Treviso davanti alle telecamere di al jazeera , la sinistra naturalmente soffia sul fuoco visto che altro non sa fare fottendosene se i maomettani stiano rispettando la legge o meno, Gentilini tuona come il solito...
Di solito io aborro rispondere a qualsiasi giornalista su questi temi, specie per strada dove i coglioni attaccabrighe non mancano mai, ma a questa giornalista italianissima di al jazeera ho voluto far sapere la mia opinione in merito visto quel suo irresistibile e spregevole incipit "ma siete contenti di come stanno le cose a Treviso..." eheheheh sticazzi,come direbbero a Roma; banalissimamente ho risposto che la penso assolutamente come il Prosindaco di Treviso e che questi signori col turbante se vogliono integrarsi debbono cominciare a rispettare le regole che tutti rispettano :ad esempio se non si può pregare in un capannone non si prega punto e basta...se non c'è terreno disponibile per il culto si va altrove, punto e basta senza rompere tanto le palle ai laboriosi cittadini (di più non ho potuto dire perchè mia moglie , conoscendo i prodromi delle mie famose incazzature, mi ha sottratto alle telecamere).
I commenti, i provvedimenti e le espressioni, talvolta “dal pugno d’acciaio”, del Pro-Sindaco Gentilini in altre parole non rispecchiano altro che i veri sentimenti e la genuina natura dei cittadini di Treviso: i richiami della tivù araba e compassionevoli tentativi di guadagnare la fiducia e l’appoggio dell’opinione pubblica sono inutili e mi han fatto modestamente girare gli zebedei. I trevigiani si son fatti una certa idea circa la vera natura dell’Islam, e quando Giancarlo Gentilini si espone a riguardo, sono praticamente sempre compatti e d’accordo con le sue posizioni che trovano conferma in molte altre realtà della provincia, della regione e del Paese: è il pensare unanime di una Comunità che non intende mettere a repentaglio la propria identità ed il quieto vivere dei singoli individui che la compongono, una Comunità abbastanza lungimirante da riconoscere e combattere chi dietro a gesti e percorsi di falsa democrazia, nasconde brame di fondamentalismo e violenza.
Ma dico io, non c'ha niente di più interessante Al Jazeera da proporre ai suoi utenti che non le lagne di un gruppetto di 200 islamici un pò in vena di rompere le palle? Al Jazeera, quella che trasmette le farneticazioni di Bin Laden, che amplifica i messaggi di guerra in arrivo dall'Afghanistan o dall'Iraq come si è ridotta?
La giornalista che mi ha fermato è giovane e sveglia , italianissima, Luisa Pretolani, con tanto di telecamera fai-da-te perché lei è una free lance che vive a Londra e gli anchorman con truccatori al seguito li vede solo in televisione.
Questo l'ho scoperto poi, leggendo il Gazzettino e vedendola in fotografia sulla Tribuna.
Il Gazzettino scrive che "il meccanismo perverso dell'informazione ha funzionato così: un collaboratore italiano che sta a Roma ha segnalato il caso-Treviso alla collaboratrice italiana che sta a Londra, che a sua volta ha proposto il servizio ai suoi capi inglesi. Attenzione: inglesi, non arabi. Questa è Al Jazeera international, che trasmette dalla City nella lingua di Shakespeare e non in quella di Maometto. Gli inglesi ci hanno pensato e hanno deciso: va bene, vai a vedere cosa combinano quei pittoreschi dei tuoi compaesani. E lei è arrivata a Villorba, in mezzo a capannoni dove i cinesi ammassano prodotti di ogni tipo, per vedere duecento islamici pregare e ascoltare quella che i cattolici chiamerebbero "omelia". E si è ritrovata con colleghi di televisioni locali che la intervistavano, mentre lei chiedeva a sua volta ad altri colleghi la loro opinione sulla situazione. Si fermerà qui anche oggi e domani, in tre giorni si farà un'idea del "razzista" Gentilini, dei veneti "brava gente ma in fondo ignoranti", delle fabbriche che "sfruttano gli stranieri ma non fanno niente per aiutarli a integrarsi": poi ritornerà a Londra e da lì descriverà al mondo la sua visione di Villorba. Magari sarà una visione più oggettiva di quella offerta da un suo collega che alcuni mesi fa dipinse Padova e il suo sindaco come un esempio di segregazionismo razziale che neanche Hitler. La colpa mica è sua però: è nostra, dei media italiani che useranno il suo servizio per piegarlo a uso e consumo di piccoli interessi di bottega. Se assolverà Gentilini, la Lega canterà vittoria; se lo condannerà, vuoi mettere la soddisfazione degli avversari. Che ieri infatti facevano a gomitate per cercare di contattare la giovane collega alla quale rilasciare una ponderata dichiarazione.
E così sotto il sole di mezzogiorno la predica di Youssef Tadil, l'imam trevigiano che da oltre quindici anni tratta con le varie giunte comunali per costruire una moschea, ha avuto un'audience maggiore di un'Angelus del Papa. Giornalisti, telecamere, agenti della Digos in borghese, un furgone della polizia municipale che continuava a girare intorno all'isolato: mancava l'elicottero e il quadro era completo. Duecento fedeli, una ventina di donne velate e una masnada di bambini che si divertivano un mondo a rincorrersi scalzi sui tappeti da preghiera stesi dentro il capannone che gli islamici non possono più usare. Preghiere in arabo e predica in italiano, ma non si dica che è ad uso e consumo dei media: «La pronuncio sempre in italiano, perché noi viviamo qui e siamo trevigiani - la spiegazione di Tadil -; non abbiamo niente da nascondere, se vogliono mettere telecamere e microfoni dappertutto ci fanno un favore». Argomento dell'"omelia", il divieto di uccidere e il rispetto della vita umana. Ieri era l'11 settembre, Tadil non l'ha scelto a caso: «Il Corano paragona l'omicidio a una bestemmia, a un'offesa a Dio. E la parola di Allah è chiara: l'uomo non può uccidere, se non per giustizia». Meno chiaro è chi stabilisce quando l'omicidio è "per giustizia", e quindi lecito: ma qui si va sul difficile.
D'altra parte una delle doti più riconosciute agli arabi è l'arte di giocare con le parole, virtuosismi nei quali superano qualsiasi azzeccagarbugli nostrano. «Se non si trova una soluzione alla moschea - aveva tuonato ad esempio lo stesso Tadil alcuni giorni fa - anche la pazienza ha un limite». E superato quel limite, cosa succederà? «Niente», rassicura l'imam. Come, niente? «Succederà che qualcuno, non noi, potrebbe arrabbiarsi e abbandonare la strada del dialogo, del confronto, della pazienza». Proprio ciò che è già successo con i giovani di "Seconda generazione", l'altra associazione culturale islamica, che si sono stancati della linea morbida e vogliono uno «spazio sociale autogestito» senza se e senza ma. I giovani, si sa, sono più impazienti. E ricalcano slogan, linguaggi e atteggiamenti assunti dai loro coetanei italiani in qualche centro sociale: là il collante è la politica, qui la religione. Ma in entrambi i casi sembra più un pretesto.
Perché nella tempesta in un bicchier d'acqua di Treviso galleggiano tanti elementi che con la religione hanno poco da spartire. C'è anche, ad esempio, il braccio di ferro tra fedeli nei confronti del «monopolio magrebino dell'Associazione culturale islamica e del suo capo Youssef Tadil»: malumore evidenziato in un volantino firmato da ivoriani e indiani. E se anche un altro marocchino, Abderrahmane Kounti, si domanda «chi rappresenta Tadil se non pochi parenti e amici?», si capisce che la questione ha anche i contorni della piccola bottega. Kounti rappresenta "Seconda generazione", diciamo l'ala dura; ma se c'è un'ala dura vuol dire che ce n'è anche una "morbida". Ecco quindi pronto all'uso Tadil. E allora chi rappresenta i 30mila musulmani che vivono e lavorano nel trevigiano? Di fronte a un simile guazzabuglio, figurarsi se uno abituato a usare la mannaia come il prosindaco Gentilini ha tempo e voglia di stare a sottilizzare. Dice no, punto e basta. Anche se poi Tadil sostiene che lo Sceriffo a quattr'occhi avrebbe ammesso che la sua è una posizione strumentale: «Per me avete diritto di pregare chi volete, ma con voi che fate casino rivinco le elezioni ancora per un bel po'». Al Jazeera arriva, annusa l'aria e riparte dopo aver regalato un quarto d'ora di notorietà internazionale anche a Villorba."
Ma pensa te che fortuna......

2 commenti:

Anonimo ha detto...

sei stato bravo a non mettergli le mani addosso. ciao
P.S. Sono di treviso anch'io


www.maurod.ilcannocchiale.it

Anonimo ha detto...

Ma proprio un c... come te dovevano trovare?? O forse siete in tanti, paliniani merdosi...
p.s. sono anch'io di treviso, ma non me ne vanto....