L’on. Massimo D’Alema, nel corso di un dibattito televisivo, ha rivendicato al governo Prodi il merito di quanto l’attuale governo ha realizzato nei primi quattro mesi di esistenza: in particolare la soluzione dell’emergenza rifiuti in Campania, l’avvio a soluzione – se soluzione ci sarà – della questione Alitalia (dimenticando di aver definito una bufala la sbandierata esistenza di una cordata disposta ad intervenire), ed altre simili amenità. In particolare si è soffermato sull’abolizione dell’ICI sulla prima casa, che sarebbe stata anticipata dalla riduzione della stessa, nella misura del 40%, decisa dal precedente governo; a tale proposito ha dichiarato che l’abolizione dell’imposta favorisce i ricchi: chi dispone di abitazioni molto grandi si avvantaggerebbe più di chi ne dispone di molto piccole, ed addirittura chi non possiede nulla non trarrebbe alcun vantaggio dalla sbandierata diminuzione fiscale.
Va rilevato che lo stesso D’Alema ha stigmatizzato il fatto che non si sono viste riduzione del carico fiscale che opprime i lavoratori. Non ha però seguito il proprio precedente ragionamento: se si diminuiscono le tasse ai lavoratori, quale vantaggio ne trarrebbero i senza lavoro, i disoccupati, coloro che sono in cerca di un primo impiego?
Ma il culmine del paradosso è stato toccato quando lo spocchioso ex ministro ha dichiarato che il governo Berlusconi non è stato in grado di risolvere gli innumerevoli problemi che affliggono il paese: alla obiezione del ministro Tremonti che questi problemi, che già esistevano in precedenza, se di così facile soluzione, avrebbero potuto essere risolti dal governo Prodi, D’Alema ha risposto che in due anni non si può fare tutto. In quattro mesi invece sì, a suo avviso.
Il Bertoldo
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