Molti rettori universitari, preoccupati per i tagli previsti per il settore universitario nel programma finanziario del governo, hanno reagito dichiarando che, se non si provvederà ad eliminare i tagli stessi, verrà seriamente danneggiata l’attività didattica e di ricerca, in quanto gli stanziamenti residui saranno appena sufficienti a sostenere i costi del personale. Evidentemente i responsabili dei bilanci universitari non si pongono neppure il problema che, in tempi duri, qualche sacrificio deve essere fatto da tutti, soprattutto eliminando le sacche – e sono molte – di inefficienza e di vero e proprio parassitismo.
Ma lo scopo delle università non è forse quello di formare ricercatori, e di accompagnarli nella loro attività? E quali straordinari risultati ha prodotto finora la ricerca nella maggior parte delle nostre università, che non sono certo ritenute fra le più innovative ed efficienti del mondo? Se veramente la maggior parte delle risorse messe a disposizione delle università serve unicamente a pagare il personale, e quindi diviene impossibile ogni seria attività didattica e di ricerca, che senso ha continuare a mantenerle?
Non sarebbe ora che anche in quel settore, fondamentale per lo sviluppo ed il futuro del paese, si incominciasse a controllare cosa succede, eliminare le sedi avviate solo per far piacere ai politici di turno, eliminare una infinità di corsi del tutto insignificanti, istituiti solo per fornire una sinecura ai protetti ed ai parenti dei cosiddetti baroni e dei politici, locali e nazionali?
E’ da ritenere che un po’ di pulizia non starebbe male e servirebbe certamente a ridare alle nostre università un po’ di lustro e di prestigio anche in campo internazionale e soprattutto a formare i nostri giovani in modo decente, evitando che i nostri migliori cervelli vadano a studiare, ad insegnare ed a fare ricerca all’estero.
Il Bertoldo
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