E’ risaputo che il segretario del Partito Democratico, Walter Veltroni, è diplomato in cinematografia (forse oggi si direbbe “Scienze Cinematografiche”) ed è un appassionato cinefilo. Fu lui ad inventare il festival cinematografico di Roma, forse in concorrenza con quello di Venezia, altra città governata da un suo compagno di partito. Egli non ha mai nascosto un certo disinteresse, per non dire disprezzo, nei confronti della televisione, mezzo di comunicazione ritenuto troppo terra terra e poco interessante per intellettuali del suo calibro. Sempre che, naturalmente, non si trattasse della sua partecipazione a trasmissioni di vario tipo, non sempre particolarmente intelligenti, ma pur sempre atte a solleticare la sua vanità ed a mettere in mostra le sue presunte personali doti di leader.
In questi ultimi tempi invece abbiamo assistito ad un nuovo ed inedito interesse del WV nazionale nei confronti del vituperato mezzo televisivo. Innanzi tutto la battaglia ingaggiata con la maggioranza e con un suo compagno di partito in occasione della elezione del presidente della commissione parlamentare di vigilanza sulla RAI. Non è ben chiaro perché egli se la sia presa tanto se tale carica è stata assegnata ad un parlamentare DS, ed abbia sostenuto fino all’ultimo – uscendone ancora una volta sconfitto – la candidatura di un membro dell’Italia dei Valori, il cui segretario, Antonio Di Pietro, finì in tal modo per apparire in qualche modo come il vero “dominus” dell’opposizione.
Altra manifestazione di grande interesse per la TV il nostro l’ha data in occasione della emanazione delle disposizioni che unificano l’IVA sulle televisioni a pagamento al 20%, contro il 10% precedentemente applicato, secondo una norma severamente criticata dalla Unione Europea. In questo caso il nostro si è fatto strenuo difensore di uno spregiudicato capitalista, che odia Berlusconi, Murdoch, proprietario di Sky, la principale catena televisiva a pagamento.
Il motivo addotto per l’opposizione al provvedimento è stato il solito conflitto di interessi, in quanto anche la famiglia Berlusconi è proprietaria di una rete di televisioni a pagamento e con questo provvedimento il Presidente del Consiglio avrebbe voluto mettere in difficoltà un concorrente. Come se l’IVA non si applicasse a tutti gli operatori del settore nella stessa misura
Quest’ultima campagna del Walter nazionale si presta a due considerazioni. Innanzi tutto, riprendendo l’ormai vetusto tema del conflitto di interessi, egli si è di fatto allineato alle tradizionali posizioni di Antonio Di Pietro, dimostrando ancora una volta quanto il PD da lui guidato sia succube del piccolo ma prepotente alleato.
Inoltre sembra che la difesa di un prezzo a suo dire più popolare per un bene certamente voluttuario come la televisione, in un momento in cui, a causa della crisi incombente, lui e tutta l’opposizione con lui si battono per invocare un soccorso alle necessità dei più deboli, ormai alla soglia dell’inedia per l’incapacità di sopravvivere con le pensioni e certe retribuzioni da fame, sembra un po’ fuori luogo. A meno che l’opposizione tutta voglia far sua la vecchia politica del “panem et circenses”, anche se in questo caso sembra che ci si interessi più dei circenses che del pane.
Il Bertoldo
Nessun commento:
Posta un commento