In questi ultimi giorni il Partito Democratico ha messo a segno un ulteriore straordinario successo. Considerato che dall’aprile dello scorso anno il partito ha perso tutte le elezioni alle quali si è presentato, ultime quelle regionali in Sicilia, il segretario Walter Veltroni di è dimesso, riconoscendo implicitamente che la propria azione tendente a costruire una compagine politica in grado di battersi ad armi pari con il PDL è fallita. I notabili del PD, riuniti in qualità di assemblea costituente per trovare un successore che potesse imprimere l’opportuna svolta, non hanno saputo fare di meglio che eleggere alla carica di segretario l’on. Franceschini, già vice del segretario uscente e quindi compartecipe della sua impostazione politica.
Quest’ultimo non ha esitato ad accettare l’incarico, e per dare la necessaria solennità al suo insediamento ha pronunciato un giuramento di difendere la Costituzione (qualunque cosa ciò stesse a significare) nelle mani del padre, ex partigiano. In definitiva il neo segretario sembra aver voluto far notare che a suo parere le cose più importanti, a cui confidare i propri impegni, siano la famiglia (il padre) ed il ricordo della lotta partigiana.
Poi per sottolineare immediatamente di essere anche lui molto partigiano – anche se in tutt’altro modo – ha ricominciato la solita solfa, già tanto cara al suo predecessore, dell’antiberlusconismo, senza riuscire a dire una parola che fosse una per precisare quali fossero i propri programmi per fare uscire il Partito Democratico dalla palude in cui è da tempo impantanato. Anzi, afferrando immediatamente la bandiera ormai logora dell’antiberlusconismo, ha tacitamente accettato la leadership di Antonio Di Pietro per quanto riguarda l’opposizione, dato che l’ex questurino è certamente un antiberlusconiano ante marcia ed assolutamente garantito.
Questo dimostra che, con simile stravagante decisione, il PD persegue con ostinazione il “cupio dissolvi” (san Paolo, lettera ai Filippesi 1.23-24).
Il Bertoldo
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