Il nostro garrulo Presidente della Repubblica, in una delle sue ormai innumerevoli allocuzioni, ha sposato completamente l’atteggiamento di molti docenti e studenti universitari, criticando duramente le riduzioni di stanziamenti a favore delle università, che a suo parere colpiscono indiscriminatamente tutti gli atenei provocando in tal modo il ristagno di ogni attività di ricerca.. Questa ennesima presa di posizione sollecita tutta una serie di commenti. Innanzi tutto ci si domanda a quale titolo il Presidente ritratta ciò che a suo tempo ha approvato, firmando le disposizioni della legge finanziaria. In secondo luogo non sembra che sia compito suo criticare le decisioni del Parlamento: se non era d’accordo, non aveva che da rimandare il tutto al Parlamento stesso, salvo poi l’obbligo di promulgare comunque la legge se essa fosse stata confermata.
Ci si chiede poi se il Presidente, così pensoso delle sorti dell’università, non si sia posto il problema dell’efficienza e degli sprechi. Forse non ricorda che la principale attività di ricerca di molti atenei consiste nell’individuare nuovi inutili corsi di insegnamento che consentano la collocazione in ruolo di parenti, amici e portaborse dei docenti già in carica.
Forse sarebbe il caso che anche il Presidente, così geloso delle sue prerogative, cercasse di rispettare anche le prerogative degli altri organi istituzionali e si astenesse dal dare indicazioni troppo precise su come le leggi debbano essere fatte e su cosa debbano contenere, lasciando da parte ogni ricerca di facili consensi a lui del tutto inutili.
Il Bertoldo
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