18 marzo 2009

Il ritorno dello zombie


In tutti i paesi retti in modo autenticamente democratico, per meglio precisare quelli in cui il popolo sceglie i propri rappresentanti e dimostra il proprio gradimento o rifiuto nei confronti di determinate ideologie o personaggi, normalmente gli esponenti politici giunti al vertice della piramide di comando, se vengono bocciati in una votazione a carattere nazionale hanno il buon gusto di ritirarsi dalla scena politica, dedicandosi ad altre attività, qualora ne siano capaci. A titolo di esempio si possono citare i nomi di Bill Clinton, di Margaret Thatcher, dei cancellieri Kohl e Schroeder, di Bush padre, di Aznar e di molti altri.
Si è detto in tutti i paesi; per la precisione bisognerebbe dire in tutti i paesi tranne uno, l’Italia, dove qualunque uomo politico, pur bocciato più volte, non ha alcun ritegno a perpetuare la propria presenza sulla scena nazionale, incurante del rifiuto espresso democraticamente nei suoi confronti. Pensiamo al primatista mondiale dei rientri, Giulio Andreotti, e poi a De Mita, Moro, e mille altri, molti dei quali furono fermati nelle loro periodiche riapparizioni solo dall’intervento – molto politicamente marcato – della magistratura.
Se volessimo, in modo un po’ irriverente, fare un esempio ci verrebbe da citare quei baracconi da fiera nei quali era possibile tirare delle palle di pezza contro dei fantocci: se uno di essi veniva colpito, cadeva per non più rialzarsi. I politici italiani assomigliano invece a quegli altri fantocci muniti di una molla alla base che, una volta colpiti, si rialzavano immediatamente, pronti ad essere colpiti nuovamente per nuovamente rialzarsi e così via.
Sulle orme della ormai più che decennale tradizione ecco dunque riapparire il pluririfiutato (dal popolo) Romano Prodi. Quando fu estromesso dal voto popolare dichiarò che avrebbe lasciato la vita politica per dedicarsi esclusivamente alla professione di nonno: evidentemente ritiene di potersi considerare il nonno di tutti gli italiani e come tale di avere il diritto di affliggere nuovamente l’intero paese con il suo sorrisino ebete e con le sue insulse prediche. Per sua sfortuna è ormai invalso l’uso di non seguire i consigli dei nonni, ritenuti spesso non in grado di intendere e di volere.
Nel suo piccolo show televisivo di qualche giorno fa, oltre alle solite banalità, ha mostrato un carattere estremamente rancoroso, celato sotto un’apparenza di ipocrita bonomia. Nelle sue dichiarazioni ha dimostrato di non aver capito nulla di quanto è successo e di non tenere in alcun conto il giudizio degli elettori. Questo sì che è vero spirito democratico!
Incurante del quasi plebiscitario voto contro la sua politica ed il partito che la rappresentava, ha creduto bene di accusare del suo accantonamento unicamente i propri compagni ed ha riproposto, come unica politica vincente, la ripetizione di quella grande alleanza di tutte le sinistre, anche le più radicali, che aveva portato alla débacle la sinistra stessa. Nessuno gli ha spiegato che sbagliare è umano, ma perseverare è diabolico.
La sua ricomparsa ha immediatamente avuto i prevedibili risultati: il totale disorientamento di tutta la sinistra, che rischia ancora una volta di frammentarsi per poi ricostruirsi con attori diversi, e di continuare ad essere comunque rifiutata dalla maggior parte degli italiani, che non riescono a capire che cosa essa voglia, a parte l’esercizio del potere.
Il Bertoldo
Vignetta: El Ciuco Rubro

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