23 marzo 2009

Ipocrisia

Più volte abbiamo scritto su questioni fiscali, precisando che non sarà certo la caccia agli evasori che consentirà di pareggiare i conti di bilanci disastrati dagli interventi deliberati da molti governi per sanare le spesso disperate condizioni di banche, compagnie assicurative, finanziarie e grandi aziende industriali. Tuttavia l’argomento è sempre all’ordine del giorno, in quanto esso ha un’innegabile attrattiva demagogica. Si fa credere al pubblico che, se tutti pagassero le tasse in modo corretto, tutti potrebbero pagare meno, come se l‘ammontare delle spese pubbliche fosse una costante. L’esperienza ci dice invece che ogni incremento imprevisto delle entrate pubbliche, così come l’eventuale successo della lotta all’evasione, ha prodotto sempre solo e semplicemente un aumento delle spese. Insomma il detto “pagare tutti per pagare meno” va letto “pagare tutti per scialare di più”.
Da qui l’ostinazione con cui l’UE come gli USA stanno facendo una battaglia contro i cosiddetti paradisi fiscali stranieri, dimenticando che spesso tali forme di paradisi si annidano in casa di chi con più accanimento vuole eliminarli in casa d’altri.
Tralasciando tuttavia di continuare a trattare questo argomento, vale la pena di citare un curioso esempio di come si pensa di poter ricuperare gli imponibili evasi nei paradisi fiscali. L’esempio è stato pubblicato da “Figaro Magazine”, ed è il frutto dei calcoli di un consulente tributario francese. Si ipotizza che un cittadino francese scopra, alla morte del padre, che quest’ultimo, all’insaputa di tutti, aveva nascosto in Svizzera (o in Lussemburgo o in qualsiasi paese con norme simili) un piccolo patrimonio di un milione di euro. L’erede, desideroso di mettersi in regola e di non correre rischi, si rivolge ad un consulente perché calcoli quanto la regolarizzazione potrebbe costargli. Sorpresa! Il conto totale di tasse, interessi, penali eccetera ammonterebbe ad un milione trecentomila euro, molto di più dell’importo da regolarizzare.
Da questo esempio si possono trarre alcune conclusioni. Innanzi tutto è del tutto illusorio che qualcuno accetti di pagare molto di più di quanto è stato a suo tempo nascosto: fino al sequestro totale si potrebbe ancora comprendere, ma andare al di là è stupidità allo stato puro. D’altra parte sembra evidente che, di fronte anche solo al totale esproprio delle somme contestate nessuno ha alcun interesse a dichiararsi: o si iniziano giri di valzer fra le varie piazze finanziarie “protette”, per far perdere le proprie tracce, oppure è preferibile regalarle, fare della beneficenza o liberarsene in qualche modo. L’idea avanzata dal ministro delle finanze francese che in questo modo si potrebbero ricavare almeno venti miliardi di euro all’anno sembra dettata dall’assunzione di qualche particolare tipo di stupefacente o più probabilmente dal desiderio di ingannare il volgo stupido e credulone.
Il Bertoldo

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