Il catastrofico terremoto in Abruzzo ha mostrato, per una volta, che i servizi di protezione civile e di soccorso hanno funzionato a dovere, cosa che è stata riconosciuta anche da vari organi di stampa esteri, normalmente non molto teneri con il nostro paese. E’ la seconda volta in pochi mesi che quei servizi sono stati messi alla prova, e dopo aver risolto in tempi brevi l’annosa questione dei rifiuti che sommergevano Napoli e varie zone della Campania – cosa che né le amministrazioni locali né il precedente governo erano riusciti a fare – hanno dimostrato organizzazione, tempestività e serietà. Il Presidente del Consiglio ha voluto essere più volte presente sui luoghi del disastro, come del resto aveva fatto anche in occasione della crisi di Napoli.
Ora però il governo si trova di fronte alla prova più dura: la ricostruzione. Sarà capace di realizzarla senza che venga inscenato il solito deplorevole spettacolo della corsa ad approfittare della disgrazia per arricchirsi? Sarà possibile delimitare la zona disastrata solo a quei comuni che effettivamente hanno patito per il sisma, senza coinvolgere tutta la regione, come è sempre successo in simili occasioni? E per la ricostruzione si riuscirà a portarla a termine con costi ed in tempi ragionevoli, superando gli ostacoli che certamente saranno frapposti dalle burocrazie centrali e locali, al fine di lucrare in qualche modo, unitamente a tutta una schiera di disonesti imprenditori, sui fondi stanziati?
Se la classe politica e l’attuale governo riusciranno a superare brillantemente anche questa prova si potrà veramente dire che incomincia a tirare un’aria nuova in Italia. Dobbiamo augurarcelo, anche se l’esperienza del passato consente di nutrire dei seri dubbi sulla possibilità che un simile cambiamento di mentalità e di costume possa realizzarsi in così breve tempo in questo sfortunato paese.
Il Bertoldo
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