03 agosto 2009

Soldi

Un vecchio detto affermava che “c’est l’argent qui fait la guerre”. Vale la pena di elencare alcune situazioni attuali alle quali il detto può adattarsi a meraviglia.
Si è già parlato dell’ipotesi formulata da alcuni politici meridionali di dare i natali ad un Partito del Sud, e su questo argomento si sono dilungati tutti i commentatori e continuano a fervere le discussioni in campo politico. L’essenza della proposta (o della minaccia) consiste nell’esigere che lo stato fornisca al sud ancora più soldi di quanto non ne fornisca attualmente, senza evidentemente che venga realizzato al tempo stesso alcun esame di coscienza su come gli enormi stanziamenti fatti durante circa sessant’anni – causa non ultima dell’immenso debito pubblico italiano – siano stati usati senza dar luogo ad alcun vero miglioramento della situazione delle regioni interessate. Nel caso che le richieste non fossero accolte, si minaccia di non sostenere più la maggioranza o, come dicevano le famose “grida” citate dal Manzoni, “maggior pena all’arbitrio di Sua Eccellenza”.
Stupisce che gli orgogliosi meridionali non si rendano conto che in definitiva si tratta di una vergognosa forma di mendicità, nella migliore delle ipotesi. Nella peggiore si potrebbe parlare di vero e proprio ricatto, o di estorsione, o, per stare in ambiente, di richiesta di “pizzo”.
Un altro esempio viene da una regione che più settentrionale non si può. Qualche giorno fa Martin Schaft, vice presidente dell’Assemblea austriaca, ha proposto di indire un referendum in Alto Adige (per lui il Sud Tirolo) per chiedere l’annessione della provincia di Bolzano all’Austria. Da ogni parte, Austria compresa, è stato un coro di proteste, e lo stesso Presidente della Provincia di Bolzano, Luis Durnwalder, si è dissociato dall’iniziativa. Subito dopo però egli ha affermato che, qualora alla provincia venisse abrogata la condizione di regione a statuto speciale – che come è noto comporta tutta una serie di benefici espressi in soldoni – anche lui aderirebbe alla proposta di referendum, dicendosi favorevole ad una annessione all’Austria.
Come si vede, in questi due casi si tratta soprattutto di una questione di soldi da estorcere a chi li produce per spenderli in maniera incontrollata. Parlando di giovani che, pur in età avanzata, continuano a restare al domicilio dei genitori a spese degli stessi, il non rimpianto ex-ministro Tommaso Padoa Schioppa usò il termine “bamboccioni”, che, a voler essere generosi, può essere benissimo applicato ai due esempi citati.
Un altro esempio di come l’amore per il vile denaro possa spingere a comportamenti per lo meno discutibili anche coloro che si proclamano da sempre modelli di eticità e di disinteressato idealismo può trovarsi nella recente diatriba all’interno del Partito Democratico. Il candidato segretario Dario Franceschini ha chiesto che, nell’ambito della fusione politica, gli ex DS (ex PDS, ex PCI) mettano a disposizione delle casse comuni il loro ricco patrimonio immobiliare, cosa che questi si sono ben guardati dal fare, dato che tale patrimonio è stato già messo in salvo, inglobandolo in una miriade di fondazioni sedicenti indipendenti.
L’on. Massimo D’Alema, con la consueta bonaria sufficienza, ha affermato che tale patrimonio serve a garantire i debiti del disciolto partito DS: non è ben chiaro per quale motivo non si proceda subito all’utilizzo del patrimonio per estinguere i debiti pregressi, evitando in tal modo di continuare a pagare interessi. Va comunque ricordato che anche il patrimonio immobiliare della defunta DC è da tempo completamente svanito in modo del tutto misterioso. Tutta la faccenda sembra confermare i peggiori dubbi sulla sincerità e sull’idealistico disinteresse con cui i due partiti hanno deciso di fondersi.
A questo proposito in fondo è molto più chiaro il comportamento dell’ex questurino Di Pietro che ha deciso –pur smentendo sempre categoricamente il fatto – di appropriarsi a titolo personale di tutte le entrate del suo “partito” Italia dei Valori (quali non è dato sapere). Almeno in questo caso tutto è evidente e non discutibile.
Il Bertoldo

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