25 settembre 2009

Anomalia

Seguendo un’antica cattiva abitudine italica che ha più volte visto i perdenti nelle lotte interne rivolgersi agli stranieri nel tentativo di rovesciare il vincitore, il solito mascalzone parlamentare europeo appartenente ad un partito ai margini dello schieramento politico italiano ha chiesto ed ottenuto di far votare una mozione di condanna del Presidente del Consiglio e del governo italiani, accusati di avviare l’Italia verso una feroce dittatura e di aver posto seri limiti alla libertà di stampa e di espressione.
Non stupisce che l’ispiratore della manovra, che, quale che sia la decisione del Parlamento Europeo, non farà che dare un’ulteriore pessima impressione del nostro paese – se non altro per la palese cieca ostilità dei promotori italiani dell’iniziativa nei confronti delle istituzioni italiane – sia l’ex sostituto procuratore Antonio Di Pietro. Come si ricorderà egli lasciò la toga a seguito di voci non proprio lusinghiere sul suo comportamento e grazie all’intervento di Massimo D’Alema iniziò, sfortunatamente per noi, la carriera politica. Tuttavia non ha mai abbandonato la mentalità del questurino e del PM abituato a formulare ed applicare quelli che la stampa usa definire dei teoremi, anche se l’espressione è del tutto inappropriata al caso specifico.
Infatti un teorema richiede una dimostrazione certa e logicamente corretta, in sostanza, trattandosi di questioni giudiziarie, di prove sicure ed inattaccabili. Quelli che vengono definiti teoremi sono in realtà degli assiomi. Infatti un assioma è una proposizione o un principio che viene assunto come vero perché ritenuto evidente a chi lo formula (senza prove certe) o perché fornisce il punto di partenza di un quadro teorico di riferimento. D’altra parte i teoremi che si possono dedurre da quegli assiomi - assunti come veri a priori - sono veri solo se e quando si sia assunta la verità degli assiomi.
L’assioma da cui parte sempre il nostro trattorista consiste nella sua totale ed incondizionata inimicizia nei confronti di Silvio Berlusconi, ritenuto – senza portare alcuna prova certa – il principio di ogni male. Nella sua ottusa certezza non si accorge nemmeno di costituire egli stesso la più evidente prova del fatto che quanto egli attribuisce al premier a proposito di libertà di stampa e di espressione è falso: se la sua affermazione fosse vera egli dovrebbe languire in un carcere o comunque essere impedito dall’esternare le proprie deliranti convinzioni.
Ma è evidente che pretendere dal nostro un ragionamento coerente e logicamente corretto è del tutto inutile: per ragionare occorre disporre di un cervello adatto alla funzione sua propria e non essere soltanto accecato da forme deliranti di odio nei confronti di qualcuno.
Peraltro non sembra proprio che la libertà di esprimere le proprie opinioni, comprese quelle in contrasto con le opinioni del leader, non sia la caratteristica principale del suo partito. Come dice l’Evangelista Luca (4,23) ”medice cura te ipsum”.
Il Bertoldo

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