Sembra che lo scranno di Presidente di Montecitorio eserciti su chi lo occupa uno strano potere non proprio positivo. A riprova si possono citare alcuni esempi.
L’on. Fausto Bertinotti, dopo aver occupato per meno di due anni la posizione, a seguito dello scioglimento del Parlamento e conseguenti nuove elezioni, non solo non è stato più rieletto ma addirittura ha perso la leadership del partito da lui stesso fondato. Malasorte?
L’on Pierferdinando Casini, elevato a quella suprema magistratura dal centrodestra, nella cui coalizione era stato eletto e di cui c’è da presumere che condividesse i programmi e gli obiettivi, terminata la legislatura ha deciso di andare da solo e di far parte dell’opposizione a quello stesso centrodestra. Gelosia? Oppure semplice nostalgia per le equivoche giravolte della scomparsa DC, nota soprattutto per la famosa politica dei “due forni”, in altre parole per l’esercizio del potere fine a se stesso, non importa con chi, purché potere sia?
E per venire ai giorni nostri non resta che da commentare il caso del giorno, quello del Presidente Gianfranco Fini. Ormai la politica italiana si nutre da qualche tempo esclusivamente di casi personali: il caso Noemi, il caso D’Addario, il caso Boffo e via elencando. Ora tiene la scena il caso Fini, di ben altro spessore politico e foriero di ben altre conseguenze.
Esso si può sintetizzare in poche espressioni: l’on. Fini, eletto nel centrodestra, cofondatore e membro di rilievo del PDL, innalzato dalla maggioranza di centrodestra all’alta carica che attualmente ricopre, si è messo a fare la fronda ed a compiacere l’opposizione. Da quale intento sia mosso non è dato sapere e le ipotesi formulate sono molte. Ma, al di là delle supposizioni senza specifico fondamento, vale la pena di fare alcune considerazioni sulla personalità del soggetto (come direbbe un funzionario di PS).
Gianfranco Fini inizia la propria attività politica giovanissimo nelle file del MSI –Movimento Sociale Italiano -, il cui nome e la cui sigla ripetono, con una minima variante, quelli della RSI – Repubblica Sociale Italiana -, ultima definizione dell’agonizzante regime fascista. Quindi Fini inizia la propria carriera politica in una formazione di chiara derivazione fascista, tanto che il MSI viene considerato estraneo al cosiddetto “arco costituzionale” e ripetutamente ne fu chiesto, ma mai ottenuto, lo scioglimento secondo il dettato costituzionale che vieta la ricostituzione, sotto qualsiasi nome, del defunto Partito Fascista.
Rapidamente egli diviene il pupillo del leader del partito, l’on Almirante, ed alla sua morte gli succede come segretario. In tale veste si rende conto che, come si suol dire, “non c’è trippa per i gatti”, ossia come MSI non c’è alcuna possibilità di giungere ad esercitare una sia pur modesta quota di potere, e decide di cambiare nome al partito, scegliendo “Alleanza Nazionale”. Rapidamente mostra di aver subito una profonda conversione, si dichiara antifascista ed afferma che il fascismo fu il “male assoluto” (dimenticando altre forme di male anche più assolute). Può così rientrare nel novero dei partiti considerati democratici.
Continua tuttavia a dichiararsi di destra (naturalmente una destra illuminata, colta eccetera) e si allea con la nuovissima formazione Forza Italia che si propone di rinnovare il paese opponendosi fortemente all’egemonia delle sinistre, ormai certe di poter spadroneggiare in politica per qualche decennio, dopo che per via giudiziaria sono riuscite ad eliminare tutta la precedente classe politica democratica (non la classe comunista che democratica non è e non intende esserlo).
Riesce così a raggiungere quell’agognato potere da tempo inseguito: vicepresidente del Consiglio, Ministro degli Esteri, fino a diventare Presidente della Camera dei Deputati. Ma nella sua visione della propria carriera c’è un ostacolo, e si chiama Silvio Berlusconi, leader incontrastato del centrodestra, che lui stesso del resto è riuscito a far nascere ed a portare in pochi mesi ad essere maggioranza nel paese.
Incurante di tutte le sue precedenti affermazioni non esita quindi ad esprimere tutta una serie di concetti chiaramente mutuati dalle formazioni di sinistra, che lo pongono in evidente contrasto con le linee politiche del PDL, che ha contribuito a costituire. Le sue esternazioni in materia di immigrazione (rinnegando persino la legge da lui stesso a suo tempo promossa e cha da lui prende il nome), in materia di voto agli immigrati (nella speranza evidentemente che gliene possano essere riconoscenti) e di concessione della cittadinanza, in materia bioetica, in materia di socialità e di rapporti con la Chiesa eccetera sono evidentemente le stesse delle opposizioni, e tali da suscitare un certo sconcerto nella opinione pubblica.
Come si è detto all’inizio, non è chiaro a quale posizione egli aspiri: quello che è evidente è che egli intende compiacere le sinistre – che del resto ne sono incantate e lo hanno entusiasticamente applaudito in una sua apparizione alla festa del PD – in funzione anti Berlusconi. Quanto ciò possa giovare alla realizzazione dei suoi progetti solo il tempo lo chiarirà, ma resta tuttavia l’impressione che il suo sia solo un machiavellismo da strapazzo che non riesce a nascondere la sua vera natura di persona assolutamente priva di radicati convincimenti, ma disposta a qualsiasi giravolta pur di afferrare sempre maggiori fette di potere. Però dovrebbe rendersi conto che i suoi concorrenti, siano essi Berlusconi od i principali esponenti della sinistra, non sono certo degli ingenui, pronti come si dice a “mollare l’osso”.
Il Bertoldo
6 commenti:
Mango, Fini è la stampella dei poteri forti, che lo stanno usando come testa d'ariete momentanea per far cadere Berlusconi.
Ai poteri forti non piace la Lega anti-immigrazionista perché sconvolge i loro piani. Ecco perché mettono in bocca a Fini i soliti mantra sugli immigrati. Ma dovranno fare i conti con gli elettori.
Per quanto riguarda il caso Boffo, ho trovato un articolo che lo analizza in maniera dettagliata.
Direi che è piuttosto dettagliato nelle descrizioni….
http://www.loccidentale.it/articolo/dietro+alle+dimissioni+di+boffo+c%27%C3%A8+una+strategia+politica+ma+non+.0077867
Pur non condividendolo appieno ho trovato dei passaggi e alcuni spunti, molto interessanti…
datemi un parere :)
Grazie Nessie per il tuo commento e Aloisius per l'articolo molto interessante e preocupante...Il ritorno dei cattocomunisti, della vecchia politica italiana di intrighi... La verita' e' che siamo un paese in via di estinzione, intanto il resto del mondo avanza....
Ma gli italiani si rendono conto che l'Italia non conta piu niente?
Dal tuo articolo non capisco quale sarebbe il tornaconto di Fini in questa situazione. Meglio avrebbe fatto, per calcolo politico, ad appoggiare senza esitazioni qualunque cosa del governo, e tra quattro anni sarebbe stato leader indiscusso del PDL. Può darsi che le sue siano parole di buon senso.
Saluti
Andrea
non sono d'accordo sulle conclusioni di Nessie, nella parte che ottimisticamente spera che dovranno fare i conti con gli elettori.
Purtroppo la nostra legge elettorale non permette tali giudizi; e per questo motivo mi auguro che si reintroduca il sistema delle preferenze.
Casini non ha lasciato il centrodestra al termine della legislatura di cui è stato Presidente della Camera. Anzi, si è presentato con Berlusconi e ha pure accettato suo malgrado di appoggiare il referendum confermativo dell'orribile riforma costituzionale (benché non gli piacesse, ma ha rispettato l'impegno di coalizione).
Casini ha abbandonato il centrodestra nel momento in cui, due anni dopo, Berlusconi gli ha detto: o sciogli il tuo partito o sei fuori. E' un po' diverso dall'immagine del maniaco di protagonismo che disegni tu...
Ora vedo che fa comodo attribuire a Fini l'epitteto di fascista (come se Ciarrapico - che si dichiara ancora orgogliosamente fascista - non fosse stato Berlusconi a nominarlo senatore), ma i veri fascisti sono quelli che non accettano il dialogo e la dialettica democratica in un partito. Questo è l'eterno problema del centrodestra: chi ha opinioni diverse diventa automaticamente un nemico, che si chiami Casini, Fini, Follini o Montanelli. Degno di Stalin.
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