Il Partito Democratico continua ad essere un oggetto misterioso, con logiche del tutto speciali, del tutto incomprensibili ai comuni mortali. Innanzitutto non riesce chiaro per quale motivo debbano stare insieme ex comunisti (a dire il vero nessuno di loro è mai stato comunista, D’Alema e Veltroni lo hanno anche pubblicamente dichiarato) ed ex democristiani, di quel partito legato alla Curia Vaticana che a suo tempo aveva scomunicato proprio i comunisti.
D’altro canto si tratta di un partito che da un lato si allea con il partito di Di Pietro, e dall’altro chiaramente teme che esso possa sottrargli molti voti.
Ma quanto è più paradossale è la campagna in svolgimento per la nomina del segretario del partito stesso. Ispirandosi molto vagamente alla lezione democratica degli USA, il PD ha deciso di tenere delle elezioni primarie per determinare quali debbano essere i due candidati che si affronteranno nel prossimo congresso. Evidentemente il nuovo segretario sarà eletto a maggioranza dei delegati, come ben si conviene ad un partito che si dichiara, fin nella ragione sociale, democratico.
Tuttavia lo stesso partito sta cercando con ogni mezzo di disarcionare l’attuale maggioranza del paese, eletta chiaramente in elezioni ben controllate, per sostituirvisi. Se questa è la concezione della democrazia dell’omonimo partito, dobbiamo attenderci che il nuovo segretario sarà immediatamente oggetto di manovre da parte dei perdenti per delegittimarlo? Oppure dobbiamo pensare che le regole democratiche, nella loro concezione, valgano solo per gli illuminati che la pensano come loro, ma non per i comuni mortali, rozzi, ignoranti e semideficienti? In questo caso, ci sembra di poter ricordare che, in alcuni sfortunati paesi, fu attuata in passato, e tuttora vale in Cina, Cuba eccetera, questa forma di democrazia, con l’aggiunta dell’aggettivo “popolare”, evidentemente sinonimo di dittatura.
Il Bertoldo
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