La mezzadria (da un termine di latino tardo che indica "colui che divide a metà") è un contratto agrario d'associazione con il quale un proprietario di terreni (chiamato concedente) e un coltivatore (mezzadro), si dividono (tipicamente a metà) i prodotti e gli utili di un'azienda agricola (podere). La direzione dell'azienda spetta al concedente. Questo tipo di contratto agrario, dagli anni ottanta, non è più consentito dalla legge italiana. Va notato che nella pratica succedeva che il padrone del fondo cercasse di lasciare al coltivatore la parte peggiore del raccolto, mettendolo quindi in seria difficoltà finanziaria, mentre, per difendersi dai soprusi, il mezzadro cercasse di occultare parte del raccolto stesso.
Questo tipo di contratto, comune nei secoli scorsi, ci torna alla mente ogni qual volta pensiamo al sistema fiscale in generale ed a quello italiano in particolare. Secondo le più recenti dichiarazioni ufficiali il prelievo fiscale in Italia ha superato il 43% del PIL. Se si considera che il calcolo del PIL comprende una quota di circa il 20% stimato di economia sommersa, ne consegue che il prelievo reale sul dichiarato supera il 51%. Se ne deduce quindi che il contratto fra i cittadini e lo stato è alquanto più esoso del tipico contratto di mezzadria di cui si è detto, abolito a suo tempo per legge perché considerato lesivo dei diritti del coltivatore e perché lo si è ritenuto un freno allo sviluppo tecnologico in campo agricolo.
E’ comunque il caso di rilevare le somiglianze e le differenze fra le due situazioni, quella pubblica e quella privata. Innanzi tutto, come differenza fondamentale, va rilevato che nel contratto mezzadrile il concedente era il proprietario del fondo, mentre nel caso della fiscalità la proprietà dei mezzi di produzione è tipicamente del “mezzadro”. Si potrebbe obiettare che in realtà lo stato mette a disposizione dei cittadini, in cambio del suo prelievo, tutta una serie di servizi: quanto la qualità di questi servizi corrisponda al loro prezzo ognuno lo può constatare da solo, ahimè a proprie spese.
Fra le similitudini va rilevato che nei due esempi si verifica il tentativo delle due parti di non giocare correttamente: il cittadino cercando di nascondere parte del proprio reddito, lo stato non fornendo al cittadino ciò a cui avrebbe diritto. Ma mentre lo stato può perseguitare il cittadino infedele con ogni mezzo, lo stesso non avviene per il cittadino che deve provvedere a proprie spese a sopperire alle carenze dello stato, in tal modo aggravando sensibilmente la propria situazione.
Purtroppo dobbiamo constatare che non sembra esserci alcuna speranza che la situazione possa cambiare: neppure le forze politiche di centro destra, nella quali tante speranze erano state riposte da molti elettori, sembrano avere alcuna intenzione di migliorare la situazione a favore dei cittadini, come le recenti dichiarazioni del Premier e del Ministro dell’Economia a proposito di un alleggerimento fiscale hanno chiarito.
Dobbiamo quindi concludere che lo stato predica bene e razzola male, applicando male ed onerosamente ai propri comportamenti un tipo di “contratto” che lui stesso ha giustamente vietato, considerandolo contrario all’interesse dei singoli e della collettività.
Il Bertoldo
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