In occasione della recente campagna elettorale, turbata dalla massiccia e del tutto illecita entrata a gamba tesa della magistratura nel tentativo di estromettere il principale partito italiano dalla partecipazione alle elezioni, in modo da assicurare la vittoria a tavolino – come si dice in gergo sportivo – alle predilette sinistre ex comuniste, dipietriste e simili, il Presidente del Consiglio si è impegnato personalmente a favore del proprio partito, contrariamente a quanto ha fatto il cofondatore del PdL, Gianfranco Fini, che non ha perso occasione per criticare il comportamento del proprio partito, quasi a volerne propiziare la sconfitta.
I principali argomenti utilizzati in questa occasione dal Premier sono stati per lo meno discutibili. Ha definito il proprio partito come il partito dell’amore; tralasciando alcuni precedenti poco edificanti di partiti promossi da personaggi femminili di modesta virtù, l’espressione ci sembra più adatta ad un periodico da “coiffeur pour dames” che ad un partito che vuole rappresentare la serietà e la concretezza.
Un’altra definizione che è molto piaciuta al fondatore del PdL è stata “noi siamo il partito del fare”. Tralasciando il fatto che i principali episodi a sostegno della sua tesi sono stati lo sgombero dei rifiuti dalla città di Napoli (operazione più da servizio di nettezza urbana che da governo impegnato a realizzare riforme) e la costruzione, a tempo record, di abitazioni decenti per i terremotati abruzzesi, operazioni il cui merito va attribuito particolarmente al capo della Protezione Civile Bertolaso, che in cambio si è beccato pure una serie di denuncie penali, non sembra che si possa veramente definire l’attuale governo come quello “del fare”, se non del fare promesse.
Da molti anni i partiti di centro destra promettono ed annunciano tutta una serie di importanti e radicali riforme, tali da cambiare completamente la fisionomia del paese e rilanciarne lo sviluppo, senza che mai si sia precisato in quale modo si intende realizzarle e secondo quali schemi. Finora tuttavia quasi nulla è stato fatto, per l’ignavia e lo spirito polemico di chi dovrebbe realizzarle, ed il paese sprofonda sempre più nella mediocrità e nel sottosviluppo, grazie ad una classe politica litigiosa ed inconcludente, ad una burocrazia avida, pasticciona e infingarda, ad una giustizia che tale non è ma aspira unicamente ad impadronirsi dell’effettivo potere, ad una fiscalità di rapina ed al contempo del tutto inefficiente, ad irrealistici e costosissimi programmi di socialità diffusa, ad una politica economica e sociale completamente assoggettata al volere dei cosiddetti poteri forti economici ed incurante dei veri bisogni della popolazione.
Sarebbe ora che la politica, di destra o di sinistra, smettesse di fare la bella addormentata, sempre che riesca a trovare un principe azzurro che la risvegli dal torpore, personaggio di cui finora non è dato di trovare traccia nel panorama politico italiano, né in alcun membro della cosiddetta “classe dirigente”.
Il Bertoldo
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