Nel 1951 il film di uno sconosciuto regista giapponese, Akira Kurosawa, vinse il Leone d’Oro al festival di Venezia, e successivamente fu premiato con l’Oscar “ad honorem” come miglior film straniero. Si trattava di “Rashomon” che ebbe un enorme successo mondiale, e addirittura fu il primo film trasmesso nel 1954 dalla nascente televisione italiana.
La trama racconta dell’omicidio di un samurai in un bosco da parte di un bandito che abusa anche della moglie della vittima. Il fatto viene discusso da tre testimoni e ciascuno esprime una verità diversa, facendo apparire di volta in volta colpevole il bandito, il samurai e la moglie di lui: alla fine risulta chiaro che la verità vera non la si saprà mai.
Ieri il Presidente della Camera, on. Gianfranco Fini, dopo mesi di silenzio in merito alla ben nota campagna relativa ad un appartamento a Montecarlo di proprietà del suo ex-partito Alleanza Nazionale, in un intervento video, ha esposto agli italiani quella che lui stesso, nell’annunciare in precedenza l’intervento stesso, aveva definito “la mia verità”. Quindi non la verità, ma solo la sua verità.
Quante verità ci possono essere su ogni evento od episodio? E’ evidente che se le verità sono sempre molte, non sarà possibile identificarne una come più vera delle altre. Se le cose stanno così, è chiaro che l’onorevole Fini non può lamentarsi di quanto alcuni organi di stampa hanno pubblicato sul suo conto: lui ha la sua verità, il “Giornale” e “Libero” hanno la loro, e fino a prova (vera prova e non ipotesi di prova) che l’una delle due parti dice chiaramente il falso le due verità sono ugualmente vere od ugualmente false. Un Rashomon politico…
Nel suo intervento l’on. Fini non solo non ha portato alcuna prova della propria estraneità ai fatti: ha solo riconosciuto di aver forse tenuto un comportamento incauto, esprimendo solo i propri dubbi in merito ad alcuni aspetti della vicenda, ma non ha neppure tentato di dimostrare l’infondatezza o addirittura la falsità delle affermazioni avversarie. A questo punto non resta che un modo per accertare quale sia la verità vera: che ciascuna delle due parti in causa esibisca le prove in suo possesso – vere prove e non solo delle illazioni o dei sentito dire – e che colui che non sarà riuscito a dimostrare la veridicità delle proprie affermazioni lo riconosca pubblicamente e civilmente. Conoscendo sia i politici che i giornalisti italiani c’è poco da sperare.
Il Bertoldo
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