18 ottobre 2010

Magistratura dei primati

Il recordman italiano delle inchieste bufala e delle cause perse ha cercato ed ottenuto ancora una volta le luci della ribalta. Come si sarà intuito, stiamo parlando del procuratore a Napoli Henry John Woodcock (in italiano “beccaccia”) che, nel corso della sua infaticabile attività di “ascoltone” (termine coniato a somiglianza di “guardone”) ha intercettato una comunicazione telefonica fra un giornalista del Giornale (basato a Milano) ed un alto funzionario di Confindustria (com’è noto con sede a Roma), ravvisandovi gli estremi di chissà quali reati. Come conseguenza ha ordinato perquisizioni nella sede del giornale, alla faccia della libertà di stampa tanto cara alle sinistre ed ai loro mentori Santoro e Travaglio. Naturalmente la competenza per una simile indagine non spetta affatto a Napoli, ma tant’è, si tratta di quisquilie delle quali il nostro non può curarsi: egli ritiene infatti che il suo compito sia quello di combattere le tendenze criminali delle persone note – delle altre non glie ne importa nulla – e non certo quello di rispettare la legge ed il buonsenso. Con il suo curriculum non ci sarebbe da meravigliarsi se giungesse rapidamente ad occupare posizioni di vertice nella magistratura.

Un altro primato italiano, questa volta nella specialità “continuità e resistenza” deve certamente essere assegnato senza discussione all’on. Gianfranco Fini. Malgrado i continui inviti da varie parti politiche a lasciare il proprio seggio di presidente della Camera egli continua imperterrito a restare incollato alla poltrona. Il motivo della sua conclamata inadeguatezza al posto che occupa non va sicuramente cercato nelle chiacchierate sue vicende in campo immobiliare, anche se esse non contribuiscono ad illuminare di luce indiscussa la sua persona, ma nel fatto che, pur nella importante posizione che occupa, non esita a svolgere politica attiva. Insomma l’on. Fini sembra convinto che il suo ruolo non debba essere, come si suol dire, “super partes”, ma “intra partes” se non addirittura “contra partem”, proprio quella parte che, incautamente, gli ha permesso di occupare la terza carica dello stato.

 Infine, un primato forse mondiale, degno probabilmente di essere ricordato nel celebre Guinness, è quello detenuto dal Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, nella specialità “inchieste giudiziarie finite in niente”, mentre le sue attività economiche detengono certamente il primato italiano nel settore “frequenza di ispezioni tributarie”. Se si considera l’abituale solerzia degli organismi giudiziari nello svolgere i propri compiti – secondo le statistiche ufficiali occorre una media di due anni (in realtà molto di più) per ottenere una sentenza di primo grado sia in campo penale che in campo civile, anche se in realtà spesso i tempi si misurano in decenni – è certamente un titolo di merito per la magistratura essere riuscita in così breve tempo a far ottenere l’ambito titolo al Presidente del Consiglio. E poi c’è ancora chi sostiene che i magistrati tendono in tutti i modi a danneggiare Silvio Berlusconi.
Il Bertoldo

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