Narra Plutarco, nella “Vita di Giulio Cesare”, che il grande condottiero romano, trovandosi in un paesetto della Gallia, abbia dichiarato: “meglio essere il primo in un piccolo villaggio che il secondo a Roma”. Con ciò egli avrebbe messo in evidenza la sua aspirazione al primato ovunque si fosse trovato e l’insofferenza verso ogni situazione di dipendenza. Per dirla in linguaggio moderno egli aspirava non genericamente al podio, ma al posto più alto, anche se si fosse trattato di un podio piccolo piccolo.
In questi ultimi mesi abbiamo avuto la prova che l’eccelso spirito del grande romano non si è perso del tutto, almeno presso alcuni personaggi nei confronti dei quali tuttavia qualunque paragone con Giulio Cesare sarebbe un tantino esagerato e fuori luogo.
Forse molti dei lettori hanno capito che stiamo parlando dell’ineffabile Presidente della Camera dei Deputati, on. Gianfranco Fini: egli infatti ha preferito essere il primo in un piccolo partito – da lui appositamente fondato – di cui non è possibile per il momento stabilire le possibilità di sopravvivenza, piuttosto che il secondo, con possibilità prima o poi di diventare il primo, nel maggior partito politico italiano.
D’altra parte, considerando le origini “ideologiche” del personaggio, un simile atteggiamento non può certo meravigliare. E’ sempre stata un’idea fissa del fascismo (male assoluto secondo la definizione datane dal soggetto in questione) di richiamarsi alla romanità e di ritenere, del tutto a torto, che gli italiani non siano altro che gli eredi delle qualità, della forza e della cultura dei creatori del più grande e durevole impero dell’antichità classica occidentale.
E’ anche nota l’avversione di Fini, nato a Bologna, terra di confine fra Celti ed Etruschi, nei confronti della Lega, che afferma il diritto ad una gestione finanziaria autonoma delle regioni del nord, anticamente abitate dai galli, nemici tradizionali dei romani. Ed infatti, nel suo nuovo partito, egli si è circondato quasi esclusivamente di discendenti dei sicani, dei sanniti e dei campani, anche queste popolazioni che hanno dato filo da torcere ai romani. Del resto, se proprio deve venire a patti con i discendenti dei celti, preferisce notoriamente quelli di Montecarlo.
Il Bertoldo
2 commenti:
Ah, come vorrei vivere in quel paesino della Gallia, che neanche Cesare è risucito a conquistare, dove non aspirano a comandare il mondo, ma quano qualcuno (di Roma) li vuole privare delle loro libertà gliele suonano di santa ragione, dove nessuno aspira alle grandi ricchezze, ma a nessuno manca l'indispensabile, dove non c'è bisogno di leggi scritte, ma basta il buon senso, dove chi governa la legge lo fa controvoglia perchè ha anche un lavoro a cui badare e le sue sentenze valgono per la stima che gli altri ripongono nella sua saggezza e non per diritti costituzionali piovuti dall'alto ... peccato che sia solo un fumetto!
stavolta devo dire BRAVO!
Brtoldo.....parole "sante"
fritz
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